Capitolo settantotto

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                      Destiny

«Grazie ancora per l'ospitalità.» Bacio le guance a Lauren che mi stringe in un caloroso abbraccio. «È casa nostra quanto vostra, tesoro. Potete venire quando volete.» Mi ricorda, stringendo le mie mani nelle sue. La dolcezza contenuta nel suo tono di voce mi fa pentire di aver serbato così tanto rancore nei suoi confronti quand'ero più piccola. «Stessa cosa vale per voi. I piccoli vi adorano.» Abbassiamo entrambe lo sguardo su Emily, Dawson e Harry ancorati a mio padre. Ryan è accanto a loro e sorride quando ai piccoli viene chiesto di tenerci d'occhio. «Dimentichi che hanno scuola la mattina.» «I pomeriggi li hanno liberi, almeno?» «Fanno sport.» Ian si copre il viso con una mano. «La sera?» «Crollano appena messi a letto.» «Mi sa tanto che dovrei venire io con voi.» Lauren ride e così Ryan. «Avrai un altro nipotino prima di quanto pensi.» replica Ryan, sorridendo come un bambino. Le sue parole mi scaldano il cuore e al tempo stesso causano un fremito nelle mie parti intime perché, sebbene nove mesi di nausee, dolori, sbalzi d'umore siano passati appena Emily e Harry sono venuti alla luce, le sensazioni che ho provato sono ancora nitide nei miei ricordi. «Dimentichi che sia io doverli portare in grembo nove mesi.» Ryan mi guarda e nei suoi occhi vedo tutto l'amore possibile che può provare nei miei confronti.
«Su questo hai ragione, ma offro il mio piccolo contributo anch'io.» Un sorriso impertinente affiora sui lineamenti pronunciati del suo viso. «Figurati.» Alzo gli occhi al cielo e li poso sulle sue mani attorno alla mia vita quando me la circonda. «Così sminuisci il mio lavoro.» Le sue labbra giocano con il lobo del mio orecchio. «Lavoro?Tutto fai tranne che faticare, piccolo.» Ride contro il mio collo. «Touché.» Mi bacia una guancia ed io mi rilasso contro di lui.
«Mani a posto, figliolo. Lo mette in guarda mio padre, notando la minima distanza tra le sue mani ed il mio fondoschiena. Ryan sorride e le alza a mo' di arresto. «Prendo le ultime cose e andiamo.» Mi scosto da lui e sistemo la borsa. «Non aspettate Chloe? O salutate Chase?» Mi irrigidisco leggermente. Mi ero scordata fosse uscita e che lui fosse ancora in camera mia. «Abbiamo il volo tra quarantacinque minuti. Non ce la faremmo con i tempi se aspettassimo lei e svegliassimo lui.» Mi copre Ryan, guardando Lauren con rammarico. Ciò che ha detto in parte è anche vero, ma non completamente. «Capisco. Ve li saluto io, allora.» Lauren ci sorride con amore. «Grazie.» dico, prendendo la borsa ed indossando la giacca. Abbraccio Lauren un'ultima volta prima di fare lo stesso con mio padre. «Non voglio neanche chiederti cos'hai intenzione di farci una volta che sarete atterrati a Chicago.» «Ed io volevo che darti i particolari...» Rido contro il suo petto. «Non sarà il ragazzo dell'anno, ma ti ama in un modo che non riesco a descrivere. È pazzo di te, te lo dice un uomo che ha amato la donna che ha avuto affianco e ama quella con cui vuole trascorrere il resto della sua vita con la stessa intensità con cui lui ama te.» Chino lo sguardo quando sento le lacrime prossime a scendere. «Me la stai corrompendo per caso?» Ryan si avvicina a noi. Quando nota che ho gli occhi bagnati dalle lacrime il suo sorriso si incrina. Mi fa voltare con delicatezza verso di lui, incastrando i suoi occhi azzurri preoccupati nei miei. «Stai bene?» Annuisco e gli sorrido. Ryan non sembra convincersene. Sento gli occhi di mio padre addosso. «È solo che ti amo.» Ryan rimane spiazzato qualche secondo prima di rilassare le spalle e sorridere. «E ti fa piangere, amarmi?» Mi tira a sé e mi bacia i capelli. «Solo perché mi fa sentire viva.» Capisco che si sta trattenendo dall'andare oltre quando sospira tra i miei capelli.
«Ti amo, dolcezza. Da impazzire.» Mio padre lo guarda soddisfatto. «Esattamente l'uomo che sia io che tua madre volevamo al tuo fianco.»

***
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«Posso portarvi qualcosa?» Ryan mi guarda, ma sono troppo presa dall'interno del jet per prestare ascolto a qualsiasi altra cosa, compresa l'hostess che ci sta sorridendo. L'interno presenta tonalità beige che si baciano alla perfezione con l'arredamento in mogano che completa l'abitacolo. Diverse poltroncine in pelle chiara sono disposte lungo il corridoio, accanto ad esse ci sono rispettivi tavolini con snacks di vario tipo. «Des?» Ryan sorride beffardo. «Un bicchiere di vino, grazie. L'hostess ricambia il sorriso e sparisce oltre la piccola porticina che fa da intermediaria tra la zona comfort e la zona volo. «Allora, ti piace?» Guardo Ryan incredula. «È pazzesco. Mi sorprende che tu non ci vada a lavoro ogni giorno.» Ride. «Non sono così egocentrico. «Da quando?» Sorride e scende con una mano sulla parte bassa della schiena. «Non giocare con il fuoco.» «Mi piace scottarmi.» Ride ancora. «Vatti a sedere, sarai esausta.» Ed è nel momento in cui lo dice che avverto tutta la stanchezza di questi giorni addosso. Poso la borsa su uno dei tavolini e mi accomodo sulla prima poltroncina che trovo libera. Emily e Dawson ne condividono una mentre Harry ha la faccia spiaccicata contro il finestrino. «Ti piace volare, tesoro?» Ryan ci osserva con la cosa dell'occhio. «All'andata ho rigettato.» Soffoco una risata e guardo mio marito. «Sui miei pantaloni.» aggiunge, storcendo il naso. «Ben fatto, piccoletto. Dammi il cinque.» Ryan mi fulmina con lo sguardo ma il suo sorriso minaccia di crescere. Harry ride, mi da' il cinque e mi abbraccia. Gli bacio una guancia e lo stringo a me. È sempre stato il più bisognoso d'affetto, tanto che quando Dawson è venuto a stare da noi mi ha spezzato il cuore sapere che avesse paura potessi smettere di volergli bene. «Sei stanco, ometto?» Ryan mi porge il bicchiere di vino che avevo chiesto e si china a baciare Harry. Ancora mi scalda il cuore vedere uno come lui, tatuato e senza peli sulla lingua, prendersi cura di una creatura così piccola. «Non ti eccitare però.» Mi riprende, notando come lo stessi guardando. «Non c'è il rischio che accada, tesoro.» replico civettuola. Ryan si sporge verso di me. «Voglio questa sfacciataggine anche stasera mentre ti scopo.» Mi schiarisco la voce e prego che Harry non abbia sentito. Mi rilasso quando mi accorgo che si è addormentato. «Qui ti fa schifo?» «Non hai idea di quanto voglia fare sesso ad alta quota con te.» «Ma?» Lo precedo. «Voglio farti penare ancora.» «Mi stai punendo o cosa?» Sospiro affranta. Scuote la testa. «Sarà la prima volta che facciamo qualcosa da quando abbiamo chiarito. Voglio che sia speciale.» «Ti preferivo allora quando ogni scusa era buona per farlo.» replico, ma imprimo nel cuore le sue parole. Non è mai stato solo sesso tra noi. Mai. C'è sempre stato altro: affinità, sintonia, chimica. Ryan è la mia versione al maschile.
«In memoria dei tempi passati posso dirti che faticherai a contrarre un solo muscolo quando avrò finito con te.» Deglutisco. «Petrarca se non erro.» Ride e ne approfitto per spostare Harry e metterlo a letto. Con mia sorpresa, noto che anche Emily e Dawson dormono. Abbracciati. Li copro con una coperta e gli abbasso lo schienale. «Il jet lag li ha distrutti.» Ryan si volta e sorride nel vederli appisolati. «Tu hai intenzione di unirti a loro?» «Non ancora.» Torno a sedermi ma prima che il mio fondoschiena tocchi la poltroncina Ryan mi tira a sé. Casco sulle sue gambe aperte e lo guardo. «Non sei l'unica a cui manchi fare sesso, dolcezza.» Mi bacia il collo. «Cos'è, il tuo autocontrollo è in procinto di cedere?» «Non nei prossimi dieci minuti.» Sbuffo e lui ghigna. «Questo non significa che non possiamo divertirci.» Torno attenta. «Sì?» Annuisce e mi infila una mano sotto la maglietta. Il tocco della sua mano fredda sulla mia pelle calda mi fa rabbrividire. Incontro i suoi occhi fissi sul mio viso e mi chino a baciarlo. Schiude le labbra e mi tiene un fianco quando mi muovo lentamente su di lui. Le nostre intimità sono a contatto e, seppur ci separi la stoffa dei jeans, sento la sua erezione crescere. Ryan mi toglie lentamente la felpa. Rimango in canottiera e lui punta lo sguardo sul reggiseno nero che si intravede attraverso il tessuto. Mi abbassa le spalline ma prima che possa avvicinare la bocca al mio petto sposto i capelli sul seno. «C'è un'hostess a meno di quindici metri da noi.» «Davvero credi che farei qualcosa con te sapendo che qualcuno possa interromperci?» «Forse. Hai tendenze strane, a volte.» Ride. «Non in queste situazioni.» «Non ci disturberà?» «Le ho chiesto di non farlo.» «E dato che Ryan Smith ottiene sempre quello che vuole...» «Possiamo riprendere da dove abbiamo interrotto. Mi toglie anche la canottiera e bacia la curva dei seni. Mi aggrappo a lui e dopo qualche secondo mi ritrovo a petto nudo. Ryan affonda il viso sui miei capezzoli e li prende in bocca, succhiandoli e leccandoli sulla punta. Ansimo e mi muovo su di lui. «Non credo che resisterò fino a Chicago.» Ryan si scosta quanto serve a guardarmi. «Ti metto a dura prova, signora Smith?» «Lo fai dal liceo, tesoro.» Sorride e mi bacia. Il mio corpo si abbandona alle sensazioni che solo la sua bocca su di me mi provoca e mai come allora desiderai essere a casa.

Perché proprio lei? ? 2.0Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora