È sabato sera. Anaëlle si sveglia di soprassalto, cercando di capire dove si trovi. Ha perso completamente il senso dell'orientamento. Si mette seduta, sbadigliando e legge l'orario. Sono esattamente le otto.
Prima di addormentarsi, stava leggendo un libro con delle poesie in francese. È ancora lì tra le coperte.
Appoggia la testa al muro e lo sfoglia lentamente.
È triste. Sola.
Non ha nessuno in casa e nessuno con cui trascorrere il sabato sera. I suoi genitori adottivi sono entrambi medici, sempre fuori e in giro tra conferenze e nuovi casi clinici. E lei, dall'inizio del liceo, sempre sola in una casa enorme.
Inizialmente aveva paura, non dormiva la notte. Aveva paura di passare da una stanza all'altra o ritrovarsi qualcuno dentro casa, armato. Ad ogni minimo rumore saltava. Ma ora quei rumori le tengono compagnia. Passa ore e ore senza aprire bocca e, qualche volta, capitava di dimenticarne il suono.Continua a sfogliare quelle bianche e fredde pagine, sbuffando, finché, a metà libro, non cade una foto. Prima di girarla e guardarla, legge la dedica e già gli occhi iniziano a pizzicare.
«Tu per me, ed io per te. E dal momento che lo percepisco, allora sento in me il cuore che batte»
Guarda il sorriso di Lauren e chiude gli occhi, rivivendo quei ricordi.
Anaëlle, in estate, era partita per fare volontariato in un paesino in India. Erano molte le persone che avevano preso parte a questo progetto. Ognuno aveva il suo compito ed erano in diverse comunità. In quella di Anaëlle, c'era anche Lauren. Entrambe erano con i bambini. Hanno passato lì due mesi interi, senza telefoni in mano o tecnologie varie. Il loro rapporto iniziò farsi sempre più stretto e intimo, andando oltre a quello professore-alunno, ritrovandosi a condividere molte cose e rimanendo sveglie, abbracciate l'una all'altra, aspettando l'alba.Accarezza il volto della sua insegnante, non riuscendo a staccare gli occhi da quella immagine.
Lauren è dietro di lei. Le braccia sono intorno alla vita e le sue grandi mani tengono quelle della ragazza. Ha un enorme sorriso stampato sul viso, lo stesso Anaëlle.
Ricorda che, dopo averla fatta scattare, la più grande iniziò a farle il solletico e poi si mise a rincorrerla. Quando fu così vicina, la sollevo da dietro, facendo aderire i loro corpi e, ridendo, la riempì di baci. Probabilmente uno dei ricordi più belli.
Una lacrima bagna il viso. Pochi secondi dopo, un'altra. Fino a diventare un vero pianto. Quanto vorrebbe tornare indietro e stare ancora lì, tra le sue braccia, dormire con lei. Dirle qualsisi cosa le passi per la testa, senza il timore di sentirsi sbagliata, mostrarsi per quello che è. Fare la doccia davanti a lei, senza sentirsi giudicata o squadrata.
Sentirsi davvero libera. Sentirsi importante per qualcuno. Anzi.. Sentirsi qualcuno.
STAI LEGGENDO
Brainiac ||CAMREN||
FanfictionSarebbe stata l'ultima goccia, un'altra bottiglia rotta. Lacrime e dolore. Occhi che bruciano al tramonto. È l'amore di una madre.