XX

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«Ti sta forzando?»
Camila e la sua solita convinzione di una storia tra Lauren e Anaëlle. Non vuole credere alle parole di Sofia e neanche si è posta il disturbo di chiedere alla sua ex. Forse per paura o per sensi di colpa. Quando è nata la loro figlia, Lauren la contattó e la pressó ogni giorno finché potette tenerla con sé. Non andò a trovarla, non era lì a tenerle la mano, non seppe mai il suo nome. Ce l'aveva così tanto per la storia della gamba, che non le importó più. Una vera egoista e chissà dove è lei. Chissà se è davvero Anaëlle, possibile che non si sia accorta di nulla? Sua alunna dal primo anno di liceo.
Quante volte ebbe l'impulso di cercarla ma qualcosa nella sua testa la frenava in continuazione. In parte ha ragione sua sorella e anche Lauren: dovrebbe cambiare atteggiamento.
«Le ripeto, professoressa, non c'è assolutamente nulla» scandisce bene le ultime parole
«Vi ho viste in atteggiamenti molto intimi» obietta
«Beh, si sta sbagliando. Non c'è un rapporto che vada al di là dell'amicizia!» insiste, già esausta di ascoltarla
«Quindi non c'è altro?»
«Senta, specifichiamo il fatto che non sono lesbica. Solo perché ho i capelli rasati, uso pantaloni maschili con la catena, okay?» sbotta tutto ad un tratto «Basta con questi steriotipi! Non mi sembra che lei e Lauren...»
«Io e Lauren, cosa?» la interrompe accigliata
«So tutto quello che c'è stato tra di voi. E comunque, riguardo la conversazione fatta in macchina, io mi fido di Lauren e so che non mi farà mai del male» afferma sicura
«Allora non la conosci davvero. Ha passato anni in un ospedale psichiatrico» si lascia sfuggire tranquillamente «Ah, non te l'ha detto?»
«Lei mente» le punta il dito contro
«Non hai mai notato le sue cicatrici sulle braccia? Una pazza...»
«Come si permette a chiamarla così!» ringhia
«Beh, guarda cosa mi ha fatto»
Alza di poco il pantalone e le mostra la protesi. La bocca di Anaëlle cade a terra. Non riesce a credere ai suoi occhi. È stata davvero capace di farle una cosa del genere, sicuramente sotto effetto dell'alcol.

Mentre le parole della Cabello risuonano nella mente della ragazza, la professoressa, ancora davanti al suo banco, scorge sotto un quaderno il suo libro di poesie, quello che scrisse per Lauren.
«Posso?»
Anaëlle annuisce, ancora fissando il vuoto. Camila apre il libro, lo sfoglia velocemente e dopo qualche minuto lo ripone sul banco, sospirando.
«Al mio piccolo raggio di Luna» ripete la dedica letta nella prima pagina «Devi essere molto speciale per questa persona»
«Non credo di esserlo, sennò non mi avrebbe mai abbandonata» afferma, sentendo dell'amaro in bocca
Camila la guarda disbieco, inclinando leggermente la testa, così la sua alunna le spiega meglio.
«Sono orfana» confessa «È l'unica cosa che mi resta e mi lega a mia madre. Lei mi ha abbandonata con esso tra le fasce»

Camila non si scompone. Stringe i denti e annuisce. Ed ora tutti dubbi posti da sua sorella, sembrano certezze.
«Scusami, torno subito»
Cammina il più veloce possibile, deve arrivare alla fine del corridoio, eppure quell'aula sembra sempre più lontana. Apre la porta senza bussare e si precipita alla cattedra, di fronte a Lauren.
«Non ti hanno insegnato l'educazione?» la squadra da capo a piedi
«Perché non mi hai detto che è nostra figlia!»

Brainiac ||CAMREN||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora