XV

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«Cos'altro mi stai nascondendo?» sbotta Anaëlle, sovrastando la voce della sua insegnante
Lauren sospira, rendendosi conto che ci sono tante cose che dovrebbe dire ma non è semplice e non può farlo ora, non può farlo sola.
«Cambiati, su»
«Dove... Dove andiamo?» balbetta, mostrandosi comunque fredda e distaccata
«A casa mia»
«Perché?»
«Ti muovi?» taglia corto «Vuoi delle risposte, giusto? Solo lì troverai qualcosa»

****

Per tutto il tragitto, Lauren è molto tesa. Stringe le mani sul volante e quando tocca il cambio delle marce sembra sia pronta a staccarlo.
Parcheggia nel vialetto e sbatte con forza la portiera. Un po' si sente obbligata ma lo fa perché così Anaëlle si sta zitta. In parte ha ragione, non le ha detto praticamente nulla del suo passato, eccetto di essere lesbica e di aver perso la sua famiglia quando ha fatto coming out alla fine del liceo.

Una volta in casa, prende una chiave nascosta in un cassettino del mobile all'ingresso e fa cenno alla sua alunna di seguirla. Arrivate al piano superiore, camminano lungo il corridoio, fermandosi davanti a una porta alla fine di esso. Viene inserita la chiave e il legno scricchiola fastidiosamente all'apertura.
In quella stanza vi è un pianoforte a coda, una chitarra acustica appesa e tanti scatoloni chiusi accuratamente.
«Comprai questa casa con Camila» rompe il silenzio
Avanza verso gli scatoloni e si siede a terra, nonostante sia tutto impolverato, e fa cenno ad Anaëlle di mettersi comoda.
«Qui dentro ci sono tutti i nostri ricordi. Quando andò via, imballai tutto e sono chiusi qui dentro da anni. Non apro questa stanza da allora» confessa «La chitarra era la sua, il piano lo comprai dopo essermi laureata. Passavamo giornate intere a cantare e suonare, portai anche esso qui e non tocco un tasto dall'ultima volta che la sua voce riecheggió per la casa»
Prende uno scatolone e lo apre, mettendo alla luce il suo contenuto.
«Non sei obbligata a...»
«Voglio farlo» la interrompe bruscamente «Hai ragione, tu non sai nulla di me, del mio passato, ma voglio farlo. Meriti di sapere»
La prima cosa che tira fuori è una cornice. Lei e Camila il giorno del diploma con la pergamena in mano, entrambe con addosso toga e tocco. Sono così giovani, hanno dei sorrisi stupendi. Gli occhi di Lauren sono così chiari, un verde ipnotizzante.
«Oddio, non siete cambiate per nulla»
«Già, siamo sempre le stesse» sforza un sorriso
Fruga nuovamente dentro e questa volta trova un completo da cheerleader con scritto Havana Fire e rimane senza parole, non credeva di averla ancora.
«Non ci credo!» ridacchia «Questa è la mia divisa da cheerleader, credo sia mia, forse da qualche parte c'è anche quella di Camila. Eravamo entrambe nella squadra al liceo. Ci siamo conosciute alle scuole medie e abbiamo proseguito insieme gli studi, così come al college. Lei era di Cojimar e si trasferì ad Havana»
«Come mai siete finite qui?» ora la domanda le viene spontanea
«Abbiamo frequentato il college qui a New York»
«Ti metti la divisa? Voglio vedere come ti sta» trattiene un sorriso
«No dai, è sporca, è stata al chiuso per anni e non ci entrerei più» farfuglia, vergognandosi un po'

Continuando nei ricordi, trova una lettera, varie polaroid. Cassette dei musical scolastici, gare nazionali con le cheerleader. Rose essiccate.
Tra i tanti scatoloni, Anaëlle trova una felpa rossa e nera, sempre Havana Fire. Dietro c'è scritto Cabello.
Lauren la prende titubante, ne sente il profumo e si morde il labbro inferiore, stringendola al petto.
Rimane con gli occhi chiusi, provando invano a trattenere le lacrime.
«La ami ancora?»
Quella di Anaëlle è, più che altro, una affermazione. I suoi occhi luccicavano quando le raccontava e spiegava tutto e rispondeva alla sue domande, ogni volta che prendeva qualcosa dalle scatole. Ed ora è lì, davanti a lei, che piange in silenzio e stringe forte la felpa da cheerleader della sua ex fidanzata, quasi moglie.
«Non ho mai smesso di amarla»
Si porta una mano sulla bocca e trattiene qualche singhiozzo.
La sua alunna non può fare a meno di guardare l'anello che porta all'anulare sinistro. È in oro bianco, sembra una fede matrimoniale e c'è inciso qualcosa. Delicatamente le prende la mano e l'osserva meglio. Ci sono un sole e una luna che si baciano. È lo stesso che portava in tutte le fotografie viste fino a pochi minuti fa.
«Era il nostro anello di fi.. fidanzamento» riesce a dire con un filo di voce «Lei era il sole, io la luna. Io ero la sua Lolo. Sognavamo una vita insieme, volevamo una famiglia, figli, un cagnolino che saltava sul letto per svegliarci...»
«Laur» la interrompe, asciugandole le lacrime «Ehi»
«Non sono mai riuscita a togliermi l'anello, non ho mai avuto il coraggio ed ho tenuto anche il suo, sperando in un suo ritorno, ma sono passati diciotto anni!»
«Perché non le parli?»
«Mi odia, mi odia» ammette a denti stretti «A causa dell'alcol ho perso tutto, ogni cosa. Ho perso l'amore della mia vita e non la riavrò mai indietro. Non mi perdonerà, dopo tutto quello che ho fatto»
Anaëlle la tira a sé e la grande poggia la testa sulle sue gambe, lasciandosi toccare i lunghi capelli corvini. Prova a calmarsi e piano piano il respiro si regolarizza.
«Ho bisogno di lei» sospira, tremando leggermente «La mia vita non ha più avuto senso da quando lei è andata via»

Brainiac ||CAMREN||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora