XLVIII

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Arriva il giorno della partenza per Parigi. Anaëlle e James si svegliano alle quattro del mattino, nello stesso letto, abbracciati.
Il loro rapporto negli ultimi due mesi si è fatto sempre più solido e stretto. Passano molto tempo insieme, stanno fuori fino a tardi a fare lunghe passeggiate, rimangono fino all'alba in riva al mare e si confidano, mostrando parti di loro che hanno sempre nascosto agli altri. Uno pensa una cosa e l'altro la propone, facendo pazzie insieme.

Anaëlle si passa le mani, coperte dalla enorme felpa del suo amico, sul viso, stropocciando gli occhi.
Senza dire nulla si alza e rivolge un tenero sorriso a James.
«Abbiamo un'ora per prepararci, trovare un bar per fare colazione e...»
«Andiamo a casa mia» lo interrompe «All'aeroporto ci portano Lauren e Camila. Davvero volevi fartela a piedi? Con le valigie poi» scuote la testa «Su, ti aspetto sotto»
James scavalca il balconcino e torna nella sua stanza per prepararsi.
Mezz'ora dopo entrambi sono fuori dalla casa famiglia e, con il freschetto mattutino di aprile, nel totale buio, i due si incamminano silenziosi a casa delle due insegnanti, distante un quarto d'ora circa.
Lauren e Camila accolgono i due ragazzi con un enorme sorriso, ma anche con qualche occhiata maliziosa e divertita tra di loro. Fanno tranquillamente colazione e verso una certa ora escono di casa e si mettono in viaggio verso l'aeroporto abbastanza distante.

Una volta raccolti gli alunni, fatto il check in, e saliti sull'aereo, inizia il macello. Se prima c'era la stanchezza e il sonno per essersi svegliati presto, ora c'è soltanto euforia ed eccitazione per questo viaggio, l'ultimo con i compagni.
Alle sei precise l'aereo decolla e parte un urlo da parte di tutti i ragazzi. Tutti eccetto Anaëlle che è sola. James è andato dai suoi amici, dalla sua gang, e lei, rimasta abbastanza male, si infila le cuffiette e sogna ad occhi aperti, guardando il mondo dall'oblo, fino ad addormentarsi.
Passano due ore, il sole sorge, brilla in cielo e un piccolo sorriso cresce sul suo volto. Nella mente tornano i ricordi di quei weekend passati in spiaggia con James a ridere, fare i cretini, rotolarsi sulla sabbia, fare il bagno e riscaldarsi in un abbraccio.
Si volta verso di lui e si incupisce non appena lo vede fare il cascamorto con una ragazza della gang. Le altre ragazze che gli stanno intorno la mandano completamente in bestia.
Decide di alzarsi e darsi una sciacquata in bagno, non deve rovinarsi il viaggio. Dopo tutto sono solo amici, non le dovrebbe importare ciò che fa.

Supera lo stretto corridoio, apre la porta scorrevole con un pulsante e alla sua destra trova il bagno. La spia è rossa ciò vuol dire che è occupato, così aspetta, prima cinque, poi dieci minuti. L'attesa è così lunga che non ce la fa più e quando sta per bussare, la porta di apre, ritrovandosi davanti le sue mamme.
«Ana...Anaëlle» balbetta Camila
«Hai la maglia a rovescio» squadra Lauren, facendola arrossire
Rientrano in bagno entrambe le donne, questa volta insieme alla figlia che ha un'aria strana.
Mentre occhi verdi si sistema, la giovane ragazza sciacqua il viso e guarda il suo riflesso nel piccolo specchio.
«È successo qualcosa?»
«Solo stanchezza» mente «Va tutto bene» continua prima di uscire
Camila l'afferra per il polso e poi la prende per mano, intrecciando le dita e con il pollice l'accarezza.
«Ehi, riconosco quello sguardo» afferma sicura «Problemi d'amore, vero?»
Non ha il coraggio di dire la verità, si vergogna, ma annuisce ugualmente. Quelle due riescono a fare sempre centro, basta uno sguardo per capire tutto.
«James?» chiede Lauren, conoscendo già la risposta «Se vuoi vado a picchiarlo, mia figlia non si tocca» riesce a farla sorridere
«Va tutto bene, siamo solo amici, è solo che...»
«Sei gelosa perché fa il cascamorto, l'abbiamo visto anche noi» l'anticipa «Amore» le prende il viso tra le mani «Poi continuare a negarlo quanto vuoi, ma non puoi nasconderci nulla. E comunque ve lo si legge in faccia» sorride, guardando la sua bambina come una giovane donna «Sei una ragazza stupenda, hai un sorriso mozzafiato, non permettere mai a nessuno di togliertelo, neanche a lui e quelle quattro ochette»

****

Arrivati in hotel, verso le sette di sera per il fuso orario di sei ore avanti, alla reception vengono date le copie della chiavi di ogni camera. Le coppie sono state formate dalle professoresse prima di partire, ovviamente non possono mancare le lamentele, ma grosso modo sono ben bilanciate, evitando così battibecchi o litigi vari adolescenziali.

Anaëlle prende le sue chiavi e si ritrova con una della gang di James. Le due non si sono mai sopportate, ma hanno sempre preferito ignorarsi che sparlare. Mentre camminano per il corridoio, James la ferma e questo le dà molto fastidio, ora si ricorda di lei, quando ha passato sette ore a fare lo scemo con gli altri, ignorandola del tutto.
«Volevo sapere se stessi bene, mi hai ignorato oggi per tutto il viaggio»
«Ah, io ti ho ignorato!» alza la voce, attaccandolo
«Shh, non urlare» alza gli occhi al cielo
«Quindi io ti avrei ignorato» ripete a voce più bassa «Perché tu che facevi? Il cascamorto con quelle lì!»
«Ho anche altri amici e a me farebbe piacere che ti unissi a noi. Sei una ragazza fantastica e tutti devono saperlo, devi uscire da questa ombra! Cosa ti è successo, Anaëlle? Dov'è quella ragazza festaiola che conobbi al primo anno? Quella che...»
«Quella che tutti chiamavate troia solo perché era cheerleader e non faceva altro che scuotere pon pon e il fondoschiena? Quella femminile, sensuale, quella che sorrideva sempre? È morta James! E lo sei anche tu da oggi!» lo zittisce furibonda, con la vena del collo che pulsa
«Ma Anaëlle...» prova a dire
«Cosa c'è? Se ti manca quella patetica ragazzina quindicenne, perché non vai dalla mia ex squadra e ti fai qualcuna? Io sono questa adesso»
«Una asociale, che odia tutto e tutti» obietta
«Sono solo realista, vedo quanto fa schifo il mondo ma mi circondo di persone vere che secondo me possono stare alla mia altezza. Persone con un animo, persone nere in un gregge bianco, okay? Ciò che voglio dirti: i tuoi amici di merda te li puoi tenere» ringhia le ultime parole
«Mi spieghi cosa diamine hai?» avanza verso di lei, facendola scontrare contro il muro «Fai tutto questo giro di parole per dirmi che sei gelosa?» trattiene un sorriso
«Non sono gelosa di te, Harris»
«Come no, Jauregui» ridacchia
Anaëlle le molla uno schiaffo e serra la mandibola.
«Parli un po' troppo, sai?» lo fulmina con gli occhi «Non chiamarmi più Jauregui, non osare metterci nei guai!»

*Ho iniziato a scrivere una raccolta di poesie, "Grovigli di parole", chi volesse passare a leggere la può trovare sul mio profilo*

Brainiac ||CAMREN||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora