Un'altra settimana incomincia. È pomeriggio, Anaëlle si è fermata in biblioteca per studiare, non avendo voglia di tornare a casa.
Passata un'oretta sui libri, sente da lontano dei passi, a momenti dovrebbe iniziare il collegio docenti del suo corso e questo prevede Lauren e Camila nella stessa stanza. Vorrebbe essere un fantasma o avere un mantello dell'invisibilità per osservarle entrambe.
Raccoglie tutte le sue cose, le ripone nello zaino e, uscendo da lì, vede in fondo al corridoio tutti i suoi insegnanti, la prima è la Cabello.Camila entra in biblioteca, poggia la borsa e i suoi registri sul tavolo e si mette comoda.
Qualcuno ha dimenticato un libro, allunga un braccio per prenderlo e osserva la copertina. È un libro di poesie in francese. Nasconde un sorriso e passa le dita sul titolo: "Petite Lune". Piccola Luna in francese. L'aveva scritto lei stessa quando stava con Lauren. La sua ex fidanzata amava il francese, ha sempre amato studiarlo. Iniziò a scriverlo quando partirono per Parigi, un regalo che fece a Lauren per la laurea.
Inizialmente non era si sicura di volerlo fare, ma in un giorno di neve, osservando dalla finestra la Torre Eiffel, riprese carta e penna e una volta tornate a New York portò il manoscritto in varie case editrici, finché qualcuno acconsentì nel pubblicarlo, firmandosi però solo con le sue iniziali. Un libro che fece scalpore, scaló le classifiche in poche settimane.
La maggior parte delle poesie sono dedicate a Lauren e a tutto l'amore che provava.
Apre il libro per vedere se c'è qualche nome, per resistituirlo al proprietario, ma le viene strappato via. Riconosce subito la mano che sfiora la sua. E solo ora si accorge che indossa ancora l'anello.
«Che sbadata, ecco dove l'avevo lasciato!» esclama la Jauregui, mettendolo in borsa
Camila sta per dire qualcosa ma, dal momento che entrano anche le colleghe, rimane in silenzio. Osserva Lauren, la quale dà una sbirciatina alla finestra e pochi secondi dopo si scusa con tutti ed esce un attimo.
La guarda accigliata, sente i suoi tacchi farsi sempre più lontani. Continua a non capire, finché non si affaccia e vede Anaëlle, ora tutto torna. Ma perché il libro lo dà a lei? Sofia si sarà sbagliata, non è loro figlia. Non può esserlo.«Anaëlle» la rincorre Lauren «Ehi»
L'afferra per il braccio e questa sobbalza per lo spavento. Si toglie le cuffie e la guarda con faccia interrogativa.
«Tutto bene?»
«Perché non dovrebbe?» inarca un sopracciglio
«Che hai fatto al collo» la guarda con occhi diversi, trattenendo un sorrisetto malizioso
Anaëlle passa una mano sui succhiotti lasciati dal capo della gang e abbassa il viso imbarazzata.
«Hai dimenticato questo in biblioteca»
Le porge il libro e la sua alunna la ringrazia più volte, insultandosi sola. Quel libro è molto importante per lei, lo porta ovunque. L'unico modo per avere un contatto con sua madre visto che l'ha abbandonata con quello tra le fasce.
«Davvero Lauren, grazie mille»
«Stai attenta» annuisce «So quanto sei legata ad esso»
«Già» sospira, evitando il suo sguardo
«Bene, io vado, ho...»
«Già, dovresti» la interrompe
Ancora ce l'ha con lei per averle tenuto nascosto il fatto dell'alcol e tutto il suo passato e sa che c'è molto altro che si tiene dentro ma non la può di certo forzare.
«Allora ciao» forza un sorriso la Jauregui
«Ciao» farfuglia la ragazza
Ma nessuna delle due vuole andare via. Si guardano per pochi secondi negli occhi e quelli di Lauren sono cupi, sono più scuri e tristi del solito.
Prende il viso di Anaëlle e l'accarezza, prima di poggiare le labbra sulla fronte.
«Je t'aime tellemen» sussurra
Le dice che le vuole tanto bene e la sua alunna non può fare a meno di sorriderle, nonostante sia arrabbiata.
«Tambien» risponde in spagnolo
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Brainiac ||CAMREN||
FanfictionSarebbe stata l'ultima goccia, un'altra bottiglia rotta. Lacrime e dolore. Occhi che bruciano al tramonto. È l'amore di una madre.