«Si può?»
Camila bussa alla porta con in mano una tazza fumante e lentamente entra, trovando Anaëlle intenta a scrivere al computer. Non degna di uno sguardo la madre, continuando a battere velocemente sulle tastiera.
«Tesoro, come ti senti?»
Poggia la tisana sulla scrivania e preme le labbra sulla fronte, controllando la temperatura.
«Mhh, ancora bruci. Ti sei misurata la febbre?»
«No» risponde secca
Camila prende uno sgabello mettendosi al suo fianco e aspetta che le dia un po' di attenzione.
«Ti stanno bene i capelli così» rompe il giacchio «Hai fatto una rasatura perfetta»
«Cosa c'è mamma» sbuffa, guardandola finalmente in faccia
«Volevo solo parlare con te. Da quando siamo tornate con Lolo che sei chiusa qui a studiare e non siamo riuscite ad avere un dialogo»
«Forse perché non lo voglio avere!» la zittisce «Sto bene così, okay? Per favore, lasciatemi in pace»
«Hai bisogno di sfogarti, non puoi tenerti tutto dentro e se non lo fai con noi, con chi allora? Non vorrai farlo su te stessa, eh. Anaëlle, non ti azzardare a...»
«Basta!» alza voce «Esci, lasciami sola»
Anche Camila va via, trattata male. Anaëlle guarda la figura della madre allontanarsi e scendere le scale, osserva ogni suo movimento finché non svanisce dal campo visivo e gli occhi iniziano a pizzicare. Mette in standby il computer e si sdraia sul letto, trattenendo il labbro che trema ma le lacrime le sfuggono, bagnandole il volto. Si passa le mani sugli occhi e fa dei respiri profondi cercando di non singhiozzare, sorseggiando un po' della tisana per calmarsi.Qualche minuto più tardi, con la tazza vuota, scende in cucina per lasciarla nel lavabo e quando torna indietro, per risalire, viene chiamata da Lauren che è nel retro della casa, in giardino con la sorella e la fidanzata.
Trascina i piedi fino in giardino e l'erba inizia a solleticarle le dita nonostante le calze.
«A che punto sei con i compiti? Hai bisogno di una mano?» utilizza la più stupida scusa pur di passare del tempo con lei e farla aprire
«Non mi serve aiuto, grazie» quasi la disprezza per via del tono aspro
«Ragazzina» la squadra Taylor, finendo di bere una birra in pieno pomeriggio «Mi sono stancata»
Posa la bottiglia sul tavolino vicino la sdraio e si alza, togliendosi la felpa.
«Sfogati, lotta un po'»
«Non ho voglia»
Sta per voltarle le spalle, ma, prima che possa fare un passo, la zia la spinge, provocandola.
«Ti tiri indietro, codarda? È questo quello che sei, no? Una codarda, una abituata a perdere, una che resta in silenzio» la istiga «Una sfigata che non vale niente. Una poco di buono, fuori di testa come sua madre...»
«Non parlare male di Lauren!?» urla prima di saltarle addosso, mettendo in atto ciò che le ha insegnato
Una serie ti calci e pugni che Taylor riesce abilmente a schivare, finché non la coglie di sorpresa e si ritrova a terra con la nipote a cavalcioni sui di lei che la tiene dalla maglietta e la guarda con disprezzo. Le tira un pugno sul labbro e quando si accorge di ciò che ha fatto, scoppia in lacrime chiedendole scusa.
Taylor ribalta la situazione e ora è lei a cavalcioni sulla nipote e nonostante quell'attimo di rabbia, di frustrazione, quel momento in cui sente tutte le emozioni addosso, non le sfugge certamente quella forte attrazione verso sua zia come al parco e istintivamente si morde il labbro inferiore e chiude gli occhi lasciandosi sfuggire altre lacrime e i singhiozzi. Spera che nessuna si sia accorta di quel piccolo gesto e vorrebbe sprofondare sul prato e sotterrarsi per sempre.
«Liberati» sussurra, spostandosi dal suo corpo «Siamo tutte qui con te»
Anaëlle si alza barcollando e si avvicina alle madri. Allunga la mano verso Lauren, prima ancora di arrivare alla sdraio e si getta tra le sue braccia, sentendosi una bambina che ha solo bisogno dell'amore materno.
«L'ho... L'ho fa-fatto» prova a dire tra un singhiozzo e l'altro «L'ho fatto»
«Cosa hai fatto?» chiede, pur conoscendo la risposta
«Scusa, mamma» allaccia più forte le braccia al suo collo, senza smettere di piangere
Lauren vorrebbe farle una ramanzina, l'ennesima, ma sa che è inutile ora e si limita a stringerla e fare su e giù sulla schiena e cullarla e farle sentire quell'affetto che non le ha mai fatto mancare.Quando inizia calmarsi, si mette seduta sulla sdraio, in mezzo la gambe della madre, e tiene gli occhi bassi.
«James mi ha tradita» tira su col naso «Lui era arrabbiato perché mi stavo allontando, si lamentava che passavo più tempo con le zie, con la famiglia, lasciandolo indisparte e sapeva anche che stavo un po' così e ha pensato bene a tradirmi con una della scuola o forse più di una...» si ferma perché le trema la voce, ma dopo un respiro profondo riprende «E ho passato la notte in balcone, sotto la pioggia a piangere. Voleva ragione e faceva la vittima perché la nostra relazione non stava andando bene, quando lui si è divertito con altre e non si preoccupava a trovare altre soluzioni per avere un dialogo con me, mi assillava solamente»
Il silenzio prende il comando. La sua voce tremante le rimbomba in testa, si fa pena da sola. Così patetica, deludente.
«Mandalo a quel paese! Una persona così non ti merita, non merita le tue lacrime. Sei una persona troppo speciale, devi pretendere il meglio» prova a tirarla su di morale la zia, con poco successo
«Mi sento umiliata, presa in giro.. Non so neanche dove troverò la forza di andare avanti»
«Qui dentro» indica Camila sul suo petto «Sei forte più ti quanto tu possa credere e so che ora sembra difficile ma pensa che sarà solo una fase e passerà. Tutto passerà»
«E nel frattempo?» piangnucola
«Nel frattempo cura le tue ferite.
Impara a conoscerti e accettare le cose che ti hanno sempre dato fastidio di te e cambiale o migliorale
Poniti degli obiettivi, raggiungili nonostante le faticose salite, non buttarti giù e sii sempre positiva con te stessa e congratulati per quel passo in più che hai fatto. E nel frattempo aspetta che qualcuno busserà al tuo cuore e lo prenderà delicatamente nelle sue mani, prestando attenzione a non romperlo e ti amerà come nessuno ha mai fatto e tu troverai la via di casa»
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Brainiac ||CAMREN||
FanfictionSarebbe stata l'ultima goccia, un'altra bottiglia rotta. Lacrime e dolore. Occhi che bruciano al tramonto. È l'amore di una madre.