«Che è successo questa mattina?»
«Niente che ti riguardi» si mette sulla difensiva Anaëlle, poco prima di servire dei clienti
Quando torna al bancone James è ancora lì ad aspettare una vera risposta e sbuffa sentendosi ignorato e messo da parte.
«Anaëlle, ti abbiamo vista tutti che piangevi» insiste «Le stavi stringendo la mano sotto la cattedra, vero?»
«Si notava così tanto?»
«No» la tranquillizza «So il vostro segreto e l'ho intuito. È stata davvero dolce quando ti ha fatta uscire con lei»
«Lo è sempre» sospira
Nel frattempo arrivano dei clienti alla cassa, Anaëlle interrompe la conversazione, finge un sorriso e tratta con gentilezza i signori, e non toglie la maschera finché non vanno via.
«Vuoi dirmi cosa è successo? Sei ancora strana e voglio accertarmi che tu stia bene» si avvicina di più a lei, sussurrandole le ultime parole, prima di stamparle un bacio sulla guancia
La ragazza sorride e alla fine cede alla sua insistenza, ma solo per non sentirlo più parlare.
«Mi distrugge vedere la donna che più stimo e amo al mondo stare così male ed è colpa mia. Quando mi sono seduta vicino a lei, mi accarezzava il ginocchio e sentivo delle fitte, le ho afferrato le dita cercando di trattenere le lacrime, ma la rabbia e il dolore erano così forti. Una volta fuori sono scoppiata a piangere sul suo petto e non riuscivo a guardarla negli occhi»
James ascolta con attenzione ogni parola. Istintivamente prende la mano della sua amica e accarezza il dorso con il pollice, svegliandola dal suo stato di trance.
«Ho bisogno che mi faccia un favore» torna alla realtà, tirando su col naso
«Tutto quello che vuoi» sorride «Qualsisi cosa»****
Anaëlle si ritrova sul portico di quella casa, il cuore batte forte. Un po' per la gioia e la felicità di essere lì, un po' per la paura di farsi scoprire dalle suore e dagli assistenti sociali.
«Ti raccomando, domani mattina apri la porta» ripete nuovamente a James, consegnandogli le chiavi della stanza
«Tranquilla, non si accorgeranno di nulla» afferma sicuro, poggiando il braccio sulle sue spalle «Piuttosto stai attenta alle vipere degli assistenti»
«Grazie ancora, James, sei un angelo» si morde il labbro
«Figurati, principessa! Ora va, passa una buona nottata»
«Anche tu»
Avanza sugli scalini per suonare al campanello, ma torna indietro e schiocca un bacio sulla guancia del suo amico, ringraziandolo ancora.Ad aprire la porta è Camila, incredula di vederla lì. Anaëlle le salta addosso e allaccia le braccia al suo collo, abbracciandola forte.
«Pensavo non saresti più venuta» commenta Lauren «Amore mio, vieni qui»
Quelle mani grandi si poggiano sulla sua vita, sollevandola da terra. Anaëlle stringe le gambe intorno al busto della madre e nascondere il viso nell'incavo del collo. Avanza verso il divano e si siede con la figlia sulle sue cosce.
«Non ho più l'età» si lamenta, toccandosi la schiena
«Stai arrivando alla terza fascia» la prende in giro Anaëlle, ricevendo un'occhiataccia
Si stringe forte a lei e chiude gli occhi, appoggiandosi allo sterno con un sorriso enorme.
«Come hai fatto a venire qui? Non vi controllano le suore?»
Annuisce divertita alla domanda di Camila e le spiega cosa succede sempre dopo cena, di tutte le volte che scavalca dal terzo piano e torna quando vuole.
«Ma sei pazza, vedi se ti deve succedere qualcosa!» la rimprovera Lauren «Sola questa ci manca»
«C'è James che mi prende al volo quando devo saltare» la rassicura «Ha le chiavi della mia stanza, se dovessero bussare le suore lui sa che fare. Abbiamo il balconcino vicino e lo scavalca sempre»
Entrambe le madri fanno cenno con la testa e si guardano tra di loro con uno sguardo di complicità, mettendola in imbarazzo.
«No» punta il dito contro di loro «Non è quello che pensate»
«Certamente» sospira Camila, troppo divertita
«Vi ho visti questa mattina mentre leggevo il programma della gita e i vostri sorrisi mentre chiacchieravate quando sono entrata» la mette alle strette Lauren «Oh, ma guarda» continua «Non è per caso la felpa che aveva oggi James?» ridacchia «Hai capito, Camz, siamo già allo scambio di vestiti. Dovremmo invitare nostro genero a cena, no?»
Anaëlle si copre il viso rosso con le mani e canticchia ad alta voce, cercando di non ascoltarle.
«In realtà prima di venire qui eravamo al parco, io ero seduta in un punto dove c'erano gli annafiatoi, si sono accesi e mi sono bagnata, lui mi ha prestato la felpa» le zittisce «E non fate altri commenti, siamo solo amici!» marca bene la parolaFanno finta di crederci ma non aggiungono altro, non voglio esagerare e farla arrabbiare. Si vogliono godere questo momento e stare con lei.
«Parlando di cose serie» cambia discorso Camila «Che è questa storia che ti paghi la gita sola? Noi siamo la tua unica fonte economica, non ti abbiamo ancora aperto un conto corrente per ovvi motivi e...»
«Non avrà a che fare con la droga?» interviene l'altra madre «Anaëlle»
«No, tranquilla, non mi sto tagliando e non sto prendendo nulla»
Lauren non si fida e allora la figlia, alzando gli occhi al cielo, tira su le maniche della felpa e mostra ad entrambe che è pulita, che non si sta facendo del male.
«E poi dove la trovo la droga» obietta
«Non lo so, dimmelo tu»
«La gang mi ha buttata fuori, quella di James non fa uso di sostanze e poi lui...» sospira «Mi controlla sempre, qualsisi cosa faccia» ammette «Ho un cane da guardia in casa»
«Meglio così» affermano sollevate «La tua vita vale molto di più di quelle schifezze e siamo fiere di te» ribadisce Camila «Ora però vogliamo sapere dopo prendi i soldi, siamo le tue mamme, dobbiamo saperlo»
«Lavoro in un fast food con James ogni pomeriggio dopo scuola. Quando smontiamo ci chiudiamo nella mia stanza e facciamo i compiti insieme, mi sta dando un grandissimo aiuto»
«Perché non ci hai detto nulla? Lolo era così preoccupata quando è tornata a casa» lancia una occhiata alla sua fidanzata «Ci fidiamo di te, ma sai, qualche volta...»
«Lo so» abbassa lo sguardo «Volevo solo essere indipendente, mi vergognavo a chiedervi soldi» si morde il labbro, così forte da sentire il sangue in bocca «Ho sempre sognato di andare a Parigi, James era sicuro che questa sarebbe stata la meta ed era sicuro che anche voi ci sareste andate e sarebbe stata una grande occasione per passare più tempo insieme e...»
«Puoi lavorare quanto vuoi, ma la gita te la paghiamo noi. Quando mai ci ricapiterà? A ottobre andrai al college e la gita dell'ultimo anno è molto importante» la interrompe Camila
«A proposito del college» prende in mano l'argomento occhi verdi «Quando questo schifo finirà, c'è un assegno per te, la retta del primo anno. Ancora devi scegliere e dovresti sbrigarti a fare domanda» le ricorda «Vorrei che depositassi i soldi appena possibile. Abbiamo rovinato la tua infanzia, la tua adolescenza, ma vogliamo darti la possibilità di crearti un futuro migliore di quanto te lo immagini, da tutto l'amore che possiamo darti all'aiuto economico. Siamo una famiglia, amore, non ti devi vergognare»
Anaëlle chiude gli occhi, fa un uscire un lieve respiro, non sa che dire.
«Siamo la tua famiglia» ripete Camila
«Non so che dire» annuisce «Poi passo per quella che piange sempre» si trattiene le lacrime, ridendo «Grazie, per tutto quello che fate per me, vi voglio bene»
Si stringono in un abbraccio e sorridono, pensando a quel perfetto quadretto familiare.
STAI LEGGENDO
Brainiac ||CAMREN||
FanfictionSarebbe stata l'ultima goccia, un'altra bottiglia rotta. Lacrime e dolore. Occhi che bruciano al tramonto. È l'amore di una madre.