Compagnia inaspettata

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«Allora.. di che cosa volevi parlarmi?», chiesi dopo aver ordinato una cioccolata calda. Lei sembrava ancora più nervosa della sera prima, non sosteneva il mio sguardo.
Era strano averla di fronte a me, i suoi capelli erano di un biondo cenere spento, un po' arruffati e con le extension, non era truccata e si potevano vedere le macchie nel viso, aveva anche delle borse sotto gli occhi come me la ricordavo io, non era cambiata di una virgola a parte che non era truccata, di solito aveva un trucco esagerato, rossetto rosso, ombretto vivace e sei chili di fondotinta messi un po' male, ciglia lunghe e del rosa sulle guance. Sempre con una sigaretta fra le dita e magra finì all'osso, ora era un pelo più in carne.

«Sono qui perché volevo farti sapere che tuo padre, Nick, sta molto male.. gli hanno dato pochi mesi di vita..», Nick stava male? Per questo era venuta a trovarmi?

«E cosa dovrei fare?», chiesi un po' sgarbata, lei mi guardò sostenendo il mio sguardo.

«Tu non devi fare assolutamente niente.. il suo desiderio sarebbe quello di incontrarti ma visto che è in un letto di ospedale a casa nostra attaccato a dei macchinari, non è possibile per lui venire qua.. gli spostamenti costerebbero troppo..», stavo iniziando a provare compassione per loro.

«Che cos'ha?», chiesi cambiando tono di voce.

«Cancro, al quarto stadio. Si sta espandendo per tutto il corpo, stiamo cercando di fare di tutto per prolongare la sua vita. Potrebbe guarire con una cura sperimentale ma non abbiamo abbastanza soldi per avviare le procedure necessarie. Lui non vuole morire ma se questo dev'essere il suo ultimo anno, vorrebbe riallacciare i rapporti con sua figlia..», sentii una fitta al cuore, stava morendo e questo in qualche modo mi preoccupava. Non avrebbe dovuto fregarmene nulla di loro, mi avevano abbandonata a me stessa da quando ero nata perché ora avrei dovuto incontrarlo? Perché avrei dovuto riappacificarmi con loro? Un cancro.. ecco perché, «non ci droghiamo più, siamo puliti, non spacciamo e non abbiamo più visto Ivan da quando ti hanno portata via da noi.. abbiamo sofferto molto, non avremmo mai voluto che succedessero quelle orribili cose alla nostra bambina..», gli occhi le diventarono lucidi, le lacrime scesero dal suo volto ed anche dal mio. Sembrava veramente dispiaciuta e vederla in quello stato, distrutta ma sobria, mi fece riflettere. Essere amata da loro era stato il mio desiderio più grande quando ero piccola, di non essere ignorata e che riconoscessero il mio impegno verso di loro. Ed ora avevo la possibilità di avere tutto questo..

-

Era passata una settimana da quando avevo incontrato Tina in quel bar. Quel pomeriggio era quello decisivo, sarei andata a trovare mio padre. I miei non ne sapevano nulla, avevo detto loro che sarei andata in biblioteca a studiare, non volevo si preoccupassero inutilmente e sicuramente non mi avrebbero dato il permesso di andare.

Uscii di casa ed andai verso la stazione degli autobus, avrei dovuto fare un viaggio di un ora per arrivare in periferia, dove abitavo.
Ero agitata, nervosa, non sapevo cosa aspettarmi. Avrei trovato la casa come me la ricordavo? Il quartiere, la gente.. era sempre la stessa? O era cambiato tutto?
Non sapevo cosa aspettarmi, non sapevo cosa dire, non sapevo nulla. Avevo solo un indirizzo. Il mio.

Arrivai alla stazione ed entrai, aspettai l'autobus seduta su una panchina, mancavano dieci minuti al suo arrivo, avevo comprato il biglietto online ed ero pronta a partire. Non mi ero vestita con i miei soliti abiti, tutto il mio armadio era firmato e da quello che mi ricordavo, il mio quartiere non era aperto a questo tipo di cose, chi veniva da fuori era visto male, soprattutto per i vestito che indossava, mi ero messa dei jeans ed una felpa anonimi.

«Meg che ci fai qui?», sentii una voce di fianco a me e sobbalzai, non avevo detto a nessuno che ero qui, nemmeno ad Ashlee, volevo affrontare la mia famiglia da sola.

«Ryan? Ti che ci fai qui?», chiesi sorpresa, sembrava come il prezzemolo ultimamente, me lo ritrovavo in qualsiasi luogo.

«L'ho chiesto prima io», sorrise.

«Non sono affari tuoi», risposi sgarbata. Ero agitata e l'ultima cosa che mi serviva erano i suoi giochetti. Lui alzò le sopracciglia e si girò sedendosi di fianco a me. Prese un sigaretta dal pacchetto che aveva in tasca e se la accese, fece un tiro e poi si adagiò sulla panchina appoggiando le braccia sullo schienale.

«Sto andando a trovare mia zia», disse calmo, poi si guardò intorno e notò il numero dell'autobus che stavo aspettando, guardò nel tabellone, «stai andando in periferia? Cosa vai a fare là da sola?», sembrava quasi, preoccupato.

«Sto andando a trovare la mia famiglia biologica», lui sgranò gli occhi, «mio padre sta male e vorrebbe vedermi».

«E i tuoi ti hanno lasciato andare da sola?», mi domandò, non risposi e lui capì il motivo, «non gliel'hai detto? E se ti succedesse qualcosa? Se ti rapissero o peggio? Li chiamo subito».

«No! Non ti azzardare. Sarò con la mia famiglia nella mia casa. Starò bene», dissi rassicurando anche me.

«Non puoi sapere che non ti succederà nulla..», finì la sigaretta, vidi il mio autobus in lontananza, mi alzai e lui mi seguii, «vengo con te», disse mettendosi di fianco a me.

«Non se ne parla».

«Se ti succedesse qualcosa ed io sapevo dov'eri, i tuoi mi ucciderebbero».

«No! È fuori discussione! Dirai che non mi hai vista», dissi girandosi verso di lui, mi guardò in cagnesco.

«Io vengo con te. Punto», alzai gli occhi al cielo ed entrai nel l'autobus, lui mi seguii comprando un biglietto dall'autista. Mi sedetti infondo e lui si mise nei posti di fianco a me con il corridoio a separarci. Ero scocciata della sua arroganza, io non lo volevo e non doveva preoccuparsi per me.
Era preoccupato? Lui aveva detto che lo faceva per i miei genitori ma dal suo sguardo sembrava preoccupato..
Mi misi le cuffiette alle orecchie, mi aspettava un viaggio lungo e non avevo progettato di avere compagnia.. lo guardai, lui stava fissando fuori mentre partimmo. Non sapevo cosa aspettarmi ma, anche se non volevo ammetterlo, ero un po' più tranquilla con Ryan al mio fianco.

Fidati di me, mi disse (completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora