La truffa perfetta

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Ero a scuola e non stavo più nella pelle, raccontai tutto ad Ashlee appena la vidi e lei mi supportò, disse che sarebbe voluta venire anche lei quel pomeriggio ma non era mai stata fuori dalla città, non aveva vestiti adatti.. tutte scuse per dire che aveva paura della periferia, e per una come lei era giustificale. La classica ragazza ricca di città, se la sarebbero mangiata.

«Vengo io con te», disse Ryan arrivando da noi.

«Stavo per caso origliando?», chiese Ashlee chiudendo il suo armadietto.

«Non mi fido di quelle persone..», continuò ignorando Ashlee. Io lo guardai corrugando la fronte.

«Quelle "persone" sono i miei genitori biologici. Non le ho appena incontrate».

«Ma da come me ne hai parlato non ti trattavano bene da piccola, perché vorrebbero riallacciare i rapporti ora?», sembrava il piccione del malaugurio.

«È ovvio, il signor Nickolas sta male e hanno pensato che in questo momento era più logico fare ammenda al posto di morire nel rimpianto..», mi sostenne Ashlee, lui fece spallucce.

«Sarà, ma io non ti lascio andare da sola», Ashlee mi guardò mentre lui si allontanò da noi e raggiunse Stacy. Iniziammo a camminare nel corridoio.

«Wow.. ti ha preso proprio a cuore.. non è successo più nulla tra di voi..?», disse insinuando qualcosa.

«No nulla!», lo guardai, «lui sta con Stacy..», tornai a guardare dritto di fronte a me, «e poi ora la mia priorità è la famiglia, e se lui mi vuole accompagnare va bene, ma non interferirà in nulla. Non avrà l'ultima parola come poco fa», ero sempre più carica e in ansia per quel pomeriggio, andammo in classe ed ogni minuto che passava sentivo che mi stava avvicinando alla mia famiglia, alle mie origini.

-

Suonò l'ultima campanella, ad aspettarmi fuori dalla scuola c'era Ryan appoggiato ad una macchina nera.

«E questa che cavolo è?», chiesi io avvicinandomi.

«Non prenderò un altro autobus, con la macchina arriveremo prima. Dai salta su», mi guardai intorno un po' titubante, se Stacy mi avesse vista salire nella macchina di Ryan non so cosa avrebbe pensato, e non volevo altri guai al momento, «tranquilla le ho detto che avevi la diarrea e che ti accompagno a casa perché mi fai pena», disse serio, io lo guardai sconvolta, come poteva aver detto una cosa del genere?! Salimmo in macchina e gli diedi un pugno sul braccio.

«Gliel'hai detto sul serio?! Cretino!», gliene diedi un altro ancora più forte. Lui si mise a ridere.

«Scherzavo! Non gliel'ho detto.. si, si l'ho fatto», gliene diedi un altro e gli scappò un'altra risata, sorrisi anche io.

«Cretino..», dissi prima che partimmo ma poi rimanemmo in silenzio per tutto il viaggio, lui mise della musica che mi rilassò ma durò solo fino a quando ci fermammo davanti casa.
Feci un respiro profondo chiudendo gli occhi. "Ci siamo", pensai. Scesi dalla macchina e Ryan mi raggiunse. Mi prese la mano e la strinse.

«Pronta?», mi chiese guardandomi e sorridendo, gli sorrisi ed annuii. Aprii il cancello ed entrammo, percorremmo il giardino ed arrivammo davanti alla porta.
Non so perché fossi così nervosa, li avevo visti anche ieri ma oggi Nick avrebbe saputo che poteva continuare a vivere, o almeno provarci. Era un giorno importante per lui e tutto questo era grazie a sua figlia.. forse c'era veramente una possibilità per noi.
Suonai il campanello, aspettammo cinque minuti ma ancora niente, guardai di fronte al garage e non vidi la macchina di Tina, forse era uscita un attimo per andare a fare la spesa, sarebbe tornata presto.
Aspettammo ancora un po' e poi bussai ma appena toccai la porta notai che era aperta. Guardai Ryan, anche lui si insospettì e cambiò espressione.

«Tina..?», la chiamai aprendo con calma la porta, era sospetto che la porta fosse aperta, non c'era segno di infrazione ma potevano esserci dei ladri. Ryan vide un piede di porco e lo strinse fra le mani. Entrammo e la casa era stranamente silenziosa, mi guardai intorno, era tutto in disordine, c'erano cassetti aperti, vuoti, in cucina il frigo aperto.
Ryan mi disse di aspettare lì ed andò a controllare nelle stanze, li avevano davvero rapinati? E loro dov'erano finiti? Speravo solo che non gli avessero fatto nulla di grave.. potevano averli picchiati per prendere i soldi e Nick in quelle condizioni non avrebbe potuto reagire.

«Meg..», mi chiamò Ryan, la sua voce proveniva proprio dalla stanza di Nick. Corsi da lui, dovevo vedere, anche se potevano essere feriti o addirittura morti in quella stanza, dovevo andare a soccorrerli.
Ma quando arrivai nella stanza la sorpresa fu ancora più grande..
I macchinari erano spenti, il letto disfatto, i cassetti vuoti, e i tubi delle flebo sul letto con ancora i cerotti attaccati. Non capivo. Loro erano spariti, la casa era vuota dei loro oggetti personali.. se n'erano andati. Non gli era entrato in casa Nessuno loro mi avevano semplicemente.. abbandonato. Come avevano già fatto in passato.
Iniziai a tremare e le lacrime uscirono dai miei occhi, come avevano potuto farlo? Perché erano così crudeli da far credere alla propria figlia di avere qualche chance con loro quando invece si erano solamente preso i soldi ed erano scappati via.
Nick era veramente malato? O stava fingendo? Non era possibile.. avevano organizzato davvero un bel piano ed io ero cascata facilmente nella loro trappola.

«Stupida.. stupida, stupida!», dissi dandomi delle botte in testa, era veramente una stupida ad aver creduto che fossero cambiati.

«Meg no», Ryan fece cadere a terra il piede di porco e venne verso di me, mi abbracciò mentre io ero in lacrime, respiravo affannosamente, non riuscivo a pensare, era come se avessi un oso sopra al petto che mi stava schiacciando sempre di più. Iniziai a vedere tutto sfuocato e nero. Mi stava venendo un attaccato di panico. Era da tanto tempo che nn ne avevo uno, «..Megan..», sentii in lontananza, Ryan mi chiamò ma io sentivo solo il mio respiro sempre più forte nella mia testa. Lui era di fronte a me ma non lo vedevo, era sfuocato, riuscivo a mettere a fuoco solo delle parti di lui.
Poi ad un certo punto delle mani mi circondarono il viso e delle labbra si poggiarono sulle mie. Chiusi gli occhi, i respiri iniziarono a regolarsi ed il peso sul petto pian piano svanì, al suo posto, un cuore pulsante stava per esplodere dentro ad esso.

Fidati di me, mi disse (completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora