Nick

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Scesi dal bus con Ryan che mi seguiva. Il mio quartiere era come me lo ricordavo, case basse a schiera con giardino di terra davanti e dietro. Strade sporche e cani che abbiadavano in quasi tutti i recinti.
La gente seduta nei propri vialetti ci fissava incuriosita ma anche con un po' di riguardo. Non sapevano chi fossimo e da quel che mi ricordavo non arrivavano molti stranieri da quelle parti. Era meglio evitare quella zona e non andarci in vacanza.

«Dov'è che abitano?», chiese Ryan avvicinandosi a me.

«Dovrebbe essere dietro l'angolo. Stammi vicino», mi scappò, lui mi guardò e mi prese la mano.

«Non ti preoccupare. Non ti lascio», lo guardai e mi sorrise tornando poi a guardare dritto di fronte a sé. Era rassicurante averlo al mio fianco, nelle ultime settimane eravamo diventati amici, ero ancora la sua tutor ed anche se quando eravamo in luoghi pubblici ci ignoravamo a parte un cenno del capo, avevamo fatto degli enormi progressi, lui si era aperto molto con me e stavo iniziando a conoscerlo davvero.

Arrivammo davanti casa, c'erano ancora i giochi di quando ero piccola fiorì nel giardino, lo scivolo di plastica impolverato ed una piccola altalena rotta di fianco. Feci un respiro profondo e strinsi la mano di Ryan prima di lasciargliela e poggiarla sul cancello di ferro ancora chiuso.

«Possiamo ancora andarcene se vuoi», mi disse .

«No, sono pronta», feci un passo ma poi mi venne in mente che dentro poteva esserci anche Ivan. Mia madre aveva detto che lo avevano cacciato ma non potevo saperlo per certo. E se fosse ancora lì? Se Ryan lo vedesse? Se uscisse fuori il discorso? Non volevo che Ryan scoprisse cosa mi fosse successo.. «è meglio che tu stai qui», dissi girandomi verso di lui e allontanandolo.

«Come? Sei sicura? Non sappiamo cosa aspettarci..», disse guardando dentro casa, guardai anche io ed una luce si accese proprio quella dell'ingresso.

«Si. Non ti preoccupare. Se succede qualcosa urlerò più forte che posso così mi sentirai, e se non hai mie notizie entro un ora puoi chiamare la polizia», dissi seria, lui si preoccupò ancora di più.

«Ciao Meggy..», sentimmo da dietro di me, mi girai e Tina era sul portico, appena uscita dalla porta, evidentemente ci aveva sentito parlare, «chi è il tuo amico?», chiese un po' nervosa.

«Nessuno.. mi aspetterà qui fuori», risposi ma lui mi superò entrando nella proprietà raggiungendo Tina. Le porse la mano che lei strinse.

«Ryan Wieth. Il ragazzo di Megan», appena disse quelle parole i miei occhi uscirono dalle orbite. Perché aveva detto di essere il mio ragazzo?

«Oh.. non mi avevi detto che ti avrebbe accompagnato..».

«Già, decisioni dell'ultimo momento..», disse lui un po' strafottente, non capivo perché si comportasse così, non la conosceva nemmeno e già sembrava avere pregiudizi su di lei. Si guardarono per qualche minuto e nessuno dei due disse nulla, li raggiunsi e mi schiarii la voce.

«Beh, entrate pure..», disse lei facendoci segno di accomodarci. Entrammo e mi meravigliai di vedere tutto esattamente come me lo ricordavo, i mobili erano sistemati nello stesso modo e l'unica cosa che era diversa era il fatto di non avere sporcizia in giro, sembrava come appena pulito, niente polvere, nessun piatto da lavare, nessuna siringa in giro per casa. Quasi non la riconoscevo, «Allora.. cosa ne pensi?», mi chiese Tina.

«È esattamente come me la ricordavo..», dissi mentre mi guardai in giro, andai in cucina e notai che sul frigo c'erano ancora i miei disegni di quando ero piccola.

«Non abbiamo mai smesso di pensare a te..», mi disse raggiungendomi, «volete del caffè o del tè?», io feci di no con la testa ed anche Ryan declinò l'offerta.

«Dov'è Nick? Vorrei vederlo», dissi sicura, lei sorrise e mi porto nella loro camera, passai davanti alla mia e notai dal corridoio che era esattamente uguale a come l'avevo lasciata. Entrammo nella stanza e vidi Nick su un letto da ospedale con gli occhi chiusi, era circondato da dei macchinari e dei tubi con gli aghi erano infilati nel suo corpo. Era magro, quasi scheletrico, aveva le occhiaie marroni misti verdi e la faccia scavata. Non lo riconoscevo quasi più..

«Nickolas, tesoro, guarda chi è venuto a trovarti?», disse Tina avvicinandosi a lui per svegliarlo. Aprii lentamente gli occhi e si stupì nel vedermi.

«Megan..», disse con un filo di voce. Mi si strinse il cuore, stava davvero male..

«Ciao Nick..», dissi, non volevo avvicinarmi, mi sembrava strano vederlo così, lui era sempre stata una persona forte, molto spesso lo vedevo picchiare Tina.. avevo paura di lui ed ora lo guardavo con pietà.

«Sei venuta a trovarmi.. volevo davvero vedere come fossi cresciuta. Sei diventata una bellissima donna», mi lusingò. Non sapevo come reagire e feci un sorriso sforzato, non ero abituata ai complimenti e mi veniva difficile accettarli. Iniziò a tossire e Tina aprii un cassetto prendendo delle pastiglie, prese il bicchiere d'acqua appoggiato sul comodino e glieli porse, lui li prese e tornò sdraiato.

«È meglio che andiamo di là, lui si deve riposare..», disse Tina, lo guardai un'ultima volta prima di uscire dalla stanza, era così fragile.. Andammo in sala e ci sedemmo sul divano, «sta così male.. senza la cura sperimentale morirà in poco tempo.. io non voglio perderlo..», disse Tina e mettendosi la testa fra le mani, iniziò a piangere.

«Su non faccia così.. vedrà che troverà una soluzione. Riuscirà a risparmiare e a far iniziare la cura al più presto», disse Ryan cercando di rassicurarla.

«Non riuscirò a mettere dei soldi da parte.. mi hanno licenziato visto che devo passare molto tempo a casa per badare a lui, non possiamo permetterci un infermiera o altro..», Ryan si zitti e anche io, non riuscivo a vederla in quello stato, lui stava morendo e lei era completamente distrutta. Erano pur sempre i miei genitori.. anche se in passato mi avevano fatto del male, ora sembravano cambiati, sembrava che ci tenessero a me, che volessero veramente conoscermi e stare in mia compagnia. Non potevo lasciarmi sfuggire questa opportunità.

«Quanto vi servirebbe?», dissi di punto in bianco, Tina alzò lo sguardo ed anche Ryan si girò verso di me.

«No.. non posso accettare i tuoi soldi..», disse lei.

«Quanto?», insistetti, sembro pensarci su ma poi mi rispose.

«Diecimila dollari», il suo sguardo era cambiato, era speranzoso. Presi la mia borsa e tirai fuori il libretto degli assegni, le chiesi una biro che mi diede immediatamente, ci scrissi sopra la cifra e firmai. In questi anni i miei genitori avevano messo da parte dei soldi per il college in un conto che avevano aperto per me dove potevo andare a prendere soldi per le emergenze, e questa era una emergenza.

«Prendili».

«Non sei obbligata.. troveremo un modo..».

«Insisto», lei ci guardò entrambi prima di strapparmi dalle mani il foglietto di carta. Quel rettangolo che poteva salvare la vita di Nick.

«Grazie! Ti saremo per sempre riconoscenti! Non so nemmeno cosa dire! Non ho parole! Vado a dare la notizia a tuo padre», era davvero entusiasta, mi abbracciò forte ed io notai il suo orologio al polso e lessi l'ora, erano già le cinque del pomeriggio, sarei dovuta tornare indietro sennò i miei si sarebbero insospettiti.

«Noi ora dobbiamo andare si è fatto tardi, i miei si staranno chiedendo dove siamo.. potrei passare domani a salutare Nick, vorrei passare un pomeriggio con voi se non è un problema..», dissi un po' timida.

«No figurati! Nessun problema. Allora daremo la grande notizia domani pomeriggio a Nick, tutte e due insieme. Ora andate pure a domani!», ci spinse praticamente fuori di casa e chiuse la porta velocemente. Rimasi un attimo a fissare la porta, ero contenta di essere riuscita a riallacciare i rapporti, ed anche di averli aiutati a far proseguire le cure di Nick. Ora poteva guarire. Poteva lottare per la sua vita.

Fidati di me, mi disse (completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora