Respirare

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«..La stiamo perdendo..», sentivo delle voci che non conoscevo in lontananza, «..veloci!..», una luce ad intermittenza mi accecava la vista, «..non chiudere gli occhi Megan.. siamo quasi arrivati..», disse questa voce maschile ma io non resistetti ed il buio prese la meglio.

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«..Megan.. Megan, tesoro.. svegliati..», la voce di mia madre mi risuonò dolce nelle orecchie. Aprii lentamente gli occhi, non riuscivo ancora a mettere a fuoco la stanza ma pian piano notai le figure intorno a me. C'era mia madre alla mia sinistra e mio padre alla mia destra, lo guardai sorridendo.

«Dove siamo?», chiesi non riconoscendo la stanza. Loro si guardarono un po' preoccupati. L'ultima cosa che ricordo era che volevo farmi un bagno caldo.

«Siamo in ospedale», mi disse Shon.

«Che è successo? Sono svenuta?», chiesi, loro si guardarono di nuovo e nel volto di mia madre comparvero delle lacrime, si girò un secondo per asciugarsele mentre mio padre afferrò la mia mano. Proprio come la stretta, forte, che avevo sentito sul mio polso prima di svenire.

«Ti abbiamo trovato nella vasca. Era da un po' che non ti sentivamo e così sono venuto a controllare. Tu non respiravi..», appena me lo disse mi ricordai, ricordai il motivo per cui ero in quella vasca. Gli occhi mi si riempirono di lacrime. Avevo causato un altro dispiacere ai miei e non ero nemmeno riuscita a portarlo a termine. Mi abbracciarono iniziando a piangere anche loro.

«Perché l'hai fatto..», disse mia madre con un tono disperato, poteva immaginarmi il motivo ma non era l'unico..

«Lascatemi sola..», dissi poi quando si staccarono da me. Io mi guardarono, feriti, mentre io guardavo dritto di fronte a me per non intrecciare ulteriormente i loro sguardi. Uscirono dalla stanza mentre io mi accovacciai nel letto, mi girai su un fianco e mi accarezzai un braccio.
Faceva questo gesto Tina quando io correvo a piangere in camera loro, per tranquillizzarmi mi abbracciava e mi accarezzava dolcemente il braccio. Mi era rimasto questo vizio che non riuscivo a togliermi, forse il dolore era troppo grande per potermene liberare..

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Ero nel mio letto che guardavo il soffitto, mi ero svegliata da un po' ma non ero pronta ad affrontare quella giornata.
Sarei dovuta tornare a scuola dopo quindici giorni di convalescenza a casa. Ora, oltre ad essere la sfigata, emarginata, lurida, sgualdrina.., si aggiungeva "tentato suicidio" nella mia descrizione. Avrei potuto iniziare così la mia tesina per la domanda al college.
Mi preparai ed andai di sotto, la tavola della cucina era apparecchiata di tutte le mie colazioni preferite, la premura dei miei stava iniziando ad irritarmi.

«Siediti tesoro, oggi è il grande giorno. Devi partire bene la giornata con una buona colazione, scegli pure quella che preferisci», disse mia madre, le feci un sorriso sforzato e mi sedetti a tavola, scelsi un croissant salato con la nutella e del latte al cioccolato. Avevo bisogno di qualcosa di dolce.
Finito di mangiare uscii, ci fu una discussione sul fatto di chi mi avrebbe dovuto accompagnare a scuola, avevano insistito molto ma io preferivo andare da sola piuttosto che con i genitori o con l'autista. Avevo bisogno di una camminata, un po' di aria fresca prima di quella pesante che si sarebbe formata a scuola..

A metà tragitto però mi sentii chiamare da una voce molto familiare, «ehi Meg!», mi girai e vidi Ashlee che mi stava raggiungendo. La salutai un po' in imbarazzo con la mano ma lei mi abbracciò stringendomi forte, «come va? Volevo venirti a trovare ma i tuoi mi hanno detto che volevi stare da sola..», riprendemmo a camminare verso scuola, io guardavo in basso, la notizia era girata in fretta ed ero sicura che era ancora sulla bocca di tutti..

«Sei ancora arrabbiata con me?», chiesi, volevo chiederle scusa per quello che le avevo fatto, avevo bisogno di una amica ora più che mai.

«Ma no! Figurati! È stato un comportamento infantile.. dovevo venire a parlare con te per chiarirmi, noi non siamo quel tipo di ragazze che non si parlano più a vita.. stavo per perdere la mia migliore amica per..», quando si rese conto delle sue parole si corresse, «intendevo.. che non saremmo state più amiche per una stupidaggine..», chiuse gli occhi e quasi si mise a piangere, mi girai verso di lei e la abbracciai, «non fare mai più una cosa del genere mi hai sentito bene?», mi minacciò fra le lacrime, capii in quel momento che con quel mio gesto avevo reso tristi le persone più importanti della mia vita..

«Scusami..», la strinsi più forte a me, «..per tutto», continuai. Lei fece un respiro profondo, si staccò da me e si asciugò le lacrime, poi mi prese la mano e me la strinse.

«Oggi sarà una giornata impegnativa. Ma la affronteremo insieme. Nessuno si azzarderà a dire anche solo una parola cattiva contro la mia amica», mi guardò sorridendo ed io ricambiai, arrivammo davanti scuola e gli sguardi su di me non mancavano, sentivo i bisbigli e commenti. Iniziai a respirare velocemente ma Ashlee strinse la mia mano, «tranquilla ci sono io..», disse, la guardai e sorrisi, dovevo solo respirare.. non so come avrei fatto quel giorno senza di lei.

Entrammo a scuola e le foto erano ovviamente sparite, al loro posto però, c'erano dei manifesti contro il bullismo a scuola.

«E questi?», chiesi ad Ashlee indicandoli mentre andammo dai nostri armadietto, c'è n'era uno proprio di fianco al mio, casualmente.

«Li hanno appeso il giorno dopo che te ne sei andata, il preside ha fatto anche un discorso a tutta la scuola sul bullismo. Girano voci che sei stata tu a dirgli che la scuola era troppo permissiva. Credo che qualcuno ti abbia sentito urlare in presidenza..», alzai gli occhi al cielo, era incredibile come questa scuola avesse orecchie ovunque. Guardai Ashlee e dietro di lei in lontananza notai Ryan circondato dai suoi amici. Mi sentivo in colpa per come l'avevo trattato.. lei si girò a guardare chi stessi fissando.

«Ryan.. mi ha detto Bred che ci è rimasto un po' male per come l'hai trattato..», gli avevo mandato dei messaggi nei giorni successivi al mio sfogo verso di lui per chiedergli scusa ai quali lui non mi aveva mai risposto.. «comunque sappi che nessuno sa il vero motivo per cui sei stata a casa in questi giorni..», con questa frase Ashlee richiamò la mia attenzione, «Già, pensano che sia perché ti hanno sospesa per aver risposto a tono al preside. Sei diventata una specie di icona», alzai le sopracciglia, io una icona? Chi vorrebbe essere me? Mi guardai intorno e notai che gli sguardi su di me non erano come me li aspettavo, la gente mi salutava con un cenno del capo o con la mano, alcuni mi dicevano anche che ero una grande. Io li guardavo meravigliata, ero passata da sfigata a "popolare" in poco tempo, e tutto questo solo per aver sbottato contro il preside.. non riuscivo a comprendere la mentalità degli adolescenti..

Fidati di me, mi disse (completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora