Con la testa sott'acqua..

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«Signorina Teller-Boone, lei sa chi può aver messo in giro le foto amatoriali che ritraggono lei ed un ragazzo in posizioni.. beh, insomma nell'atto.. sessuale, ecco», ero in presidenza, con il preside di fronte a me, la signorina Devòn, l'insegnante che mi aveva più a cuore e che aveva segnalato le foto, e i miei genitori.. avrei voluto sprofondare.

«No.. non ne ho idea..», non riuscivo a guardarli, guardavo la cattedra davanti a me. Non volevo ulteriori problemi così non dissi il suo nome, oltre che la fama di sgualdrina che mi avevano affibbiato in questi giorni, non volevo passare anche per spiona codarda.

«C'è qualcuno che la importuna, che la prende in giro o ha fatto qualcosa di male a qualche ragazza? Il ragazzo nella foto è per caso il fidanzato?», a quel punto lo guardai e mi ritrovai quasi offesa, voleva dare la colpa a me se avevano messo in giro quelle foto?? Ero stupita da quanti pregiudizi ci fossero in quella scuola. Era vero, avevo fatto arrabbiare una ragazza ma questo non volevo dire che lei aveva il permesso di mettere mie foto in giro..

«Anche se fosse, le da il diritto di attaccare foto mie in "atteggiamenti intimi" con un ragazzo?! Secondo lei se io fossi andata a letto con il ragazzo di qualcuno allora questa ipotetica ragazza aveva il permesso di farmi quello che voleva?», sbottai, il preside si meravigliò per la mia grinta, «e comunque non so chi possa avercela con me», mi alzai dalla sedia ed andai verso la porta, «è colpa di questa scuola! Insegnate a tutti gli studenti di essere i migliori, l'eccellenza, si credono i più intelligenti, il top! Pensano di poter fare tutto quello che vogliono, ma la cosa più importante, che non insegnate affatto, è il rispetto e l'umiltà!», i miei genitori mi guardarono sconvolti come il preside e la signorina Devòn.

«Megan-Teller-Boone..», iniziò mio padre ma io sbattei la porta dietro di me prima che potesse continuare ed uscii dalla scuola. Iniziai a respirare velocemente, avevo bisogno d'aria e di tranquillità ma gli sguardi degli studenti intorno a me non erano d'aiuto..
Vidi qualcuno avvicinarsi, pensai fosse un altro ragazzo che venisse a dirmi: "belle tette Megan", stavo già per incazzarmi ma mi bloccai quando vidi Ryan.

«Meg.. tutto bene?», mi chiese, come poteva andare bene? Alzai lo sguardo e notai che dietro di lui c'erano Melanie, Stacy, Ashlee e Brendon. Le prime due stavano ridendo sotto i baffi ed io non le sopportavo, qualcuno era riuscito a rovinarmi e loro stavano godendo delle mie disgrazie.

«Si. Alla grande. Non vedi come sono felice del fatto che tutti mi stanno guardando e giudicando? Sono contentissima!», ero esasperata, tutta la rabbia che avevo accumulato la stava scagliando ingiustamente contro Ryan..

«Meg..», tentò ma io lo bloccai.

«Senti Ryan, perché non mi lasci in pace e basta? Okay?», lo guardai, aggrottò le sopracciglia confuso mentre io mi allontanai, arrabbiata, non so perché me la presi con lui, probabilmente lo avrei fatto con chiunque mi si sarebbe posto davanti in quel momento e mi dispiaceva fosse stato lui.. notai lo sguardo confuso di Ashlee dietro di lui, anche lei probabilmente stava pensando che questo era il karma che mi stava punendo per essermi dimenticata del suo compleanno.. ed aveva ragione.
Tornai in presidenza ed aspettai fori dalla porta, non avevo il coraggio di entrare dopo quello che avevo detto al preside. Dopo pochi minuti uscirono i miei genitori che alla mia vista cambiarono espressione.

«Va subito dentro a scusarti con il preside Ghilmoore», disse mio padre severo, lo feci a testa bassa anche se pensavo tutte le cose che gli avevo urlato poco prima.

Tornammo a casa e per tutto il tragitto mio padre mi fece la ramanzina e mi disse di dirgli subito chi era la ragazza in questione così da poter prendere provvedimenti, ma io non lo feci, non volevo che si alzasse un altro polverone su di me. Volevo girare a testa bassa ed aspettare che questa notizia non fosse più sulla bocca di tutti.
Appena a casa me ne andai dritta in camera mia senza parlare con nessuno, l'unica cosa che volevo fare era piangere all'infinito.
Mi buttai sul letto ma mi apparve quella foto nella testa, ero riuscita a superare i miei demoni del passato ma me ne avevano fatto incontrare altri..

Andai in bagno e decisi di mettermi in ammollo nella vasca, dovevo rilassarmi e sperai che un bagno caldo mi avrebbe fatto bene.
Iniziai a riempire la vasca mentre mi spogliai. Perché dovevano succedermi queste cose? Perché la gente mi prendeva di mira? C'era qualcosa di sbagliato nella mia faccia, nel mio corpo.. mi misi in ammollo, l'acqua era calda e per un attimo, bruciava a contatto con la mia pelle. Mi immersi fino alla bocca. Era questo corpo.. il mio schifoso, grasso, corpo era sempre stato il problema. Non ero simpatica a nessuno, l'unica amica che avevo mi sopportava ma ero riuscita a rovinare anche quella amicizia.. Ero sola.

Avevo rovinato anche le cose con Ryan.. Dio, che imbarazzo.. chissà cosa avrà pensato quando aveva visto la foto.. con lui avevo avuto un attacco di panico ed ora aveva visto chiaramente che con un altro ero riuscita a fare sesso. Avrà pensato che il problema fosse lui ma non era colpa sua, era colpa mia.. non capivo perché il mio corpo avesse preferito un ragazzo qualsiasi piuttosto di quello di cui mi ero.. innamorata.. già, ed ora avevo perso qualsiasi possibilità con lui..

Ero così stanca dell'arrampicata che non riuscivo a godermi la vista. Era impossibile godersi un attimo di tranquillità. Una voce nella mia testa mi ricordava che si trattava di qualcosa di temporaneo. Stavo sempre ad aspettare che si presentasse il prossimo cazzo di problema.
A volte, ricordare un momento passato della tua vita, poteva farmi fisicamente male, perché mi ricordavo di quanto mi avesse ferita allora ma capivo anche quanto adesso fosse lontano. Ero solita a sedermi e a pensare ai miei genitori, a Ivan, concentrandomi su tutti i momenti che riuscivo a ricordare. Le torture, fisiche e mentali, a cui ero sottoposta ogni giorno.. Mi faceva piangere, ma mi faceva sentire ancora umana. Quella sensazione era sparita adesso. ora, ero semplicemente vuota. Non riuscivo a provare niente. E mi chiedevo: "perché continuare a vivere così?".

Immersi anche la testa, volevo smettere di pensare, smettere di immaginarmi di poter risolvere le cose, smettere di voler essere una persona che non ero, smettere di essere me, smettere di causare problemi ad ogni persona che incontravo, smettere di.. respirare. Tutte quelle voci nella testa che mi dicevano che non c'è l'avrei fatta, non ne avrei avuto il coraggio, eppure ero lì con la testa sott'acqua. Stavo affogando, iniziai a boccheggiare, ma rimasi calma sotto l'acqua, non mi importava più di nulla, causavo solo problemi e non volevo causarne più. Era quello che volevo.. iniziai a vedere sfuocato ed l'acqua nella vasca stava diventando sempre più scura..

Ma d'un tratto, mi sentii affrettare il braccio e qualcuno mi tirò con forza fuori da essa..

Fidati di me, mi disse (completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora