Tenere le distanze

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Stavo tremando.
Sudavo freddo.
Sentivo le sue mani viscide sul mio corpo.
Cercavo di liberarmi dalla sua presa ma era troppo forte.
Le sue labbra umide si poggiavano violentemente sul mio collo mentre io mi dinoccolavo.
Non avevo il controllo del mio corpo e questo mi rendeva debole, fragile.
Sentivo la sua mano infilarsi dentro le mie mutandine.
Piangevo.
Cercavo di urlare ma nessuno mi sentiva.
Non avevo voce.
Era come se fossi una bambola senza vita..

Mi svegliai di soprassalto, avevo il fiatone e il batticuore. Era da tanto che non facevo questi incubi ed ora erano riaffiorati nella mia mente.
Pensavo di essere riuscita a superare tutto il male che mi aveva fatto la mia famiglia biologica e invece in pochi giorni tutto il mio lavoro era andato in frantumi.
Mi alzai dal letto, andai in cucina e mi preparai un infuso di erbe rilassanti, di solito riusciva un po' a calmarmi. Guardai l'ora, le due di notte, non avevo per niente voglia di tornare a letto, ero sicura che avrei ripreso l'incubo da dove l'avevo lasciato.
Tornai in camera e sorseggiai l'infuso mentre guardai dei video su Facebook dei miei compagni di scuola, non l'avevo mai fatto, non mi importava molto delle vite degli altri studenti ma non avevo nulla da fare perciò..
Andai su un profilo a caso, già, quello di Ryan. Non l'avevo mai visto da quel punto di vista, faceva video con Brendon di loro che andavano in skate, non pensavo sapesse andarci. Avevano fatto anche surf e snowboard insieme, erano stati in molti paesi diversi ed avevano visto tante cose in così pochi anni. Io invece ero sempre stata a Chicago, non avevo mai viaggiato fuori dalla città se non per andare dai parenti di mia madre.
Mi resi conto che eravamo davvero diversi, lui aveva fatto molte esperienze mentre io no, lui aveva già un futuro, sapeva dove sarebbe andato a college, stava insieme ad una ragazza molto carina.. mentre io cosa avevo? Non sapevo che college avrei voluto frequentare, non sapevo se mai qualcuno mi avesse amato tanto da costruire una famiglia insieme. Non sapevo nulla.
*Tin-tin* mi arrivò un messaggio, presi il cellulare e lo aprii:

"Ehi ciao.. come stai?".

Era un numero sconosciuto, chi poteva essere, nel cuore della notte, che mi chiedeva come stavo?

"Chi sei..?".

"Ryan. Ashlee mi ha dato il tuo numero".

Buttai il telefono sul letto. Ashlee.. la volevo uccidere. Perché gli aveva dato il mio numero? Perché lui glielo aveva chiesto?

"Che ci fai sveglia a quest'ora?".

"Pensa la tua stessa cosa, non riuscivo a dormire".

"Non hai risposto alla mia domanda. Come stai?".

"Potrei stare meglio".

Non scrisse per un po', forse non sapeva cosa dire, il giorno prima aveva visto con chi avevo dovuto condividere la casa di quando ero piccola, aveva anche visto i miei genitori ed aveva ben chiaro che tipo di persone fossero. Degli approfittatori, ipocriti e ignoranti.
Aveva scoperto molte cose del mio passato in queste ultime settimane, cose che io non ero pronta a dirgli. Specialmente di Ivan. Non so che idea si fosse fatto di lui, non aveva detto quello che mi aveva fatto, forse aveva pensato che mio zio fosse innamorato di me ma che io lo avevo sempre respinto. Speravo fosse così.

Ad un certo punto sentii dei rumori dalla mia finestra, come se qualcosa di piccolo colpisse il vetro. Mi avvicinai e spostai la tenda guardando fuori, inizialmente non vidi nessuno ma poi scrutai una figura in mezzo si cespugli. Ryan. "Cosa ci fa qui?!", pensai impacciata, mi sorrise e mi fece segno di scendere, io lascai andare la tenda, non potevo scendere, che figura ci facevo? Ero in pigiama! Quello rosa con gli unicorni! No, non potevo scendere così. Mi cambiai velocemente e mi misi una tuta anonima, ci misi un cappotto sopra, infilai le scarpe da tennis e scesi.
Uscii fuori nel cortile sul retro e lui era seduto su una sdraio vicino alla mia piscina.

«Che ci fai qui?», chiesi subito senza salutarlo.

«Volevo vedere come stavi».

«Te l'ho scritto come sto».

«Appunto..», era nervoso, prese una sigaretta e se la accesse mentre io mi sedetti nella sdraio di fronte a lui. Restammo in silenzio, non capivo perché si fosse presentato in piena notte sotto casa mia solo per chiedermi come stavo, quella che aveva parecchie domande senza risposta ero io. In queste settimane avevo più dubbi che certezze con lui e mi ero stufata di questa situazione, «Megan io.. devo dirti una cosa..».

«No. Ho delle domande da porti alle quali gradirei una risposta», lui annuii ed io iniziai, «perché continui a dire che sei il mio ragazzo?», dissi di punto in bianco, lui sembro sorpreso da questa domanda e gli andò il fumo di traverso. Tossì un paio di volte, «l'hai detto con mia madre e poi con.. mio zio. Perché continui a dirlo?», lui si grattò la testa, forse imbarazzato, mentre io ero sicura di voler trovare delle risposte alle mie domande.

«Era solo per proteggerti..».

«Quindi non vorresti stare insieme a me?».

«Non ho detto questo..».

«E Stacy?».

«Lei è un'altra questione e tu lo sai..», forse si riferiva a suo padre e al grande piano dei suoi genitori.

«Perché sei qui?».

«Te l'ho detto, volevo vedere come stavi e dai tuoi messaggi non sembrava stessi bene..», si preoccupava per me? «ho io una domanda. Cosa è successo con tuo zio?», io mi bloccai e spalancai gli occhi, non sostenni il suo sguardo e lo abbassai guardandomi le scarpe.

«Non è successo nulla..», tentai.

«Non sembrava da come si comportava..».

«Non sono affari tuoi, okay?!», sbottai alzandomi i piedi e guardandolo. Tutta la mia rabbia si era scagliata contro di lui. Non doveva sapere niente di questa questione, era meglio per tutti e due non sapere. Non volevo mi giudicasse, non volevo che si allontanasse da me, che provasse pena per me. Non volevo essere compatita, era una cosa che non sopportavo. E prima che lui potesse dire qualcosa decisi che l'unica cosa da fare era allontanarmi dal suo mondo.. «credo che dovremmo smettere, qualsiasi cosa ci sia tra noi. Questa amicizia non sta andando da nessuna parte. Tu frequenti un'altra compagnia e non saremmo mai una "grande famiglia felice". È meglio per tutti che noi due non ci parliamo più», ma soprattutto per me..

Fidati di me, mi disse (completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora