Amore?

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Rimasi impietrita. Mi ama?
Lo guardai scioccata mentre lui aveva un sorriso nervoso sulle labbra, e ora? Che dovevo rispondergli? Dovevo dirgli che..? No, era troppo imbarazzante da dire davanti a tutti.. ma io lo amavo? Era una cosa completamente nuova per me.. mi piaceva sicuramente ma non avevo ancora pensato all'amore vero e proprio, quello puro.

«È una follia..», commentò suo padre, attirando la nostra attenzione e interrompendo l'imbarazzo che si era creato, i miei erano molto più tranquilli dei suoi genitori, mi sembravano quasi felici, «andiamo», disse con fermezza. La madre si alzò ed andarono verso la porta, Ryan alzò gli occhi al cielo e poi li seguimmo con dietro i miei genitori, «Ryan avanti, prendi il cappotto», disse non guardandolo.

«No», rispose secco, a quel punto i suoi girarono lo sguardo vesto di lui.

«Come?», chiese suo padre alterandosi.

«Hai sentito bene. Non verrò con voi».

«E dove pensi di andare stanotte?», chiese sua madre con un tono misto tra arrabbiata e preoccupata, «non penserai di dormire sotto un ponte come i barboni. Avanti, metti il cappotto. Ne riparliamo domani mattina».

«Resterà qui», intervenne mio padre con nostra grande sorpresa mettendo una mano di conforto sulla spalla di Ryan. Lui, come tutti, lo guardò stupito, «abbiamo una stanza per gli ospiti, potrà dormire lì. Penserà alle sue scelte come voi ripenserete alle parole che avete usato questa sera. Non credo che risolviate molto costringendolo a venire con voi, lo porterete solo ad odiarvi. Tornerà quando sarà pronto», io spalancai gli occhi, non potevo credere che mio padre fosse andato contro al suo capo difendendo il figlio. Il signor Wieth rimase un attimo scioccato, forse non si aspettava tutto quel coraggio da parte di mio padre, per poi dire:

«Bene. Così sia», guardò Ryan per un istante e dopo uscì di casa con la signora Wieth.
Notai solo in quel momento, quando Ryan strinse la mia mano, che non l'aveva lasciata un secondo.
Ci girammo verso i miei genitori.

«Grazie signor Teller..», disse Ryan sorridendogli, mio padre guardò le nostre mani ancora intrecciate.

«Non scherzavo sulla camera per gli ospiti. Dormirai lì questa notte», disse non facendo trapelare emozioni ma sapevo che in fondo non era arrabbiato. Andò in cucina lasciandoci soli con mia madre.

«Ryan, è stato davvero coraggioso da parte tua affrontare i tuoi genitori. Sono fiera di te», spalanco le braccia e lo avvolse tra di esse, lo strinse prima di lasciarlo andare, «Megan, perché non gli mostri la stanza mentre io vado a prendere degli asciugamani puliti», disse sorridendomi, annuii e salii le scale seguita da Ryan. Entrammo nella stanza, iniziò a guardarsi intorno ed uscirono poche parole dalle nostre bocche, pensavo e ripensavo a quello che aveva detto poco prima.. mi amava. Ed io, come una cretina, non avevo spiccicato una parola.. non ero riuscita a dirgli nulla. Perché non ero riuscita a rispondergli a dirgli che..

«Non devi rispondermi per forza..», mi distolse dai miei pensieri, ero così intenta a cercare un pigiama per lui nei cassettoni vicino al letto, che non mi ero accorta fosse di fianco a me, appoggiato appoggiato su di esso, «non pretendo una risposta o che anche tu me lo dica. Volevo solo che tu lo sapessi», mi sorrise ed io contraccambiai imbarazza, ancora una volta non ero riuscita a parlare. Perché era così difficile per me?
Sentimmo bussare alla porta.

«Ecco, ti ho portato degli asciugamani per domani mattina», disse lasciandoglieli sul cassettone, io continuavo a guardarlo come lui continuava a guardare me senza dire nulla, mia madre si schiarì la voce, «tesoro, lasciamolo riposare, ha passato una serata.. intensa», mi sorrise, andai verso di lei ed uscimmo dalla stanza.
Tornai in camera dopo un abbraccio forte "della buonanotte" di mia madre, ero scombussolata, felice e triste allo stesso tempo. Dovevo dormirci su, dovevo smettere di pensare a quelle due parole che mi stavano ronzando in testa da quando erano uscite dalla sua bocca.
Due semplici parole che significavano davvero tanto, troppo, per me.

-

«Lui cosa?!», ero uscita presto, non avevo incrociato nessuno ed avevo chiesto ad Ashlee se potevamo fare colazione insieme, la quale mi maledì per l'orario, l'avevo chiamata alle sei del mattino.. ma mi raggiunse lo stesso quando le dissi che era una cosa veramente importante che riguardava Ryan, «oh mi odio, non ci posso credere! Pensavo che tu avresti ceduto prima», la guardai confusa ed alzai le sopracciglia, «che c'è? Non credevo fosse un ragazzo così profondo..», si corresse ma comunque stava sottintendendo che io ero l'anello debole della relazione, anche se molto probabilmente era vero.

«Non gli ho risposto», confessai, lei mi guardò incitandomi a continuare il discorso, «non gli ho detto nulla! Sono rimasta lì a fissarlo come una pera cotta e non ho detto niente! Eravamo di fronte ai nostri genitori, ero imbarazzata, cosa avrei dovuto dirgli? In che tono? Quali parole erano giuste? "Anche io"? Non avrebbe avuto significato dopo il suo discorso dove aveva detto tutte quelle cose carine su di me ai nostri genitori. Avrei dovuto anche io elencare i suoi pregi? Le cose belle su di lui? Sarebbe stato ripetitivo e banale..!», Ashlee mi fermò.

«Okay, okay, tranquillizzati. Non c'è un modo giusto per dirglielo, deve venirti dal cuore e basta, non c'è una intonazione o delle parole giuste. Lui ha voluto semplicemente aprirti il suo cuore, esprimere i suoi sentimenti, e l'ha detto con te, non con i vostri genitori. Se non sei pronta ad una relazione vera e propria, se tu non lo ami.. dovresti dirglielo», rimasi ancora più confusa di prima. Io lo amavo? Anche Ashlee aveva dei dubbi sul mio amore per lui. Era perché non gli avevo detto nulla? Forse tutte queste domande erano infondate ma il fatto che io non riuscissi a dirglielo sembrava proprio che non lo.. amassi. Forse ero soltanto infatuata del ragazzo più bello che avessi mai visto ed il fatto che lui volesse stare con me, una sfigata che nessuno aveva mai voluto, mi aveva fatto credere che fosse l'unico ragazzo sulla terra. Forse questo mi aveva fatto credere di amarlo.
Ma in realtà non era così..

Era un concetto estraneo per me l'amore, non pensavo di poterlo provare mai per qualcuno, non sapevo cosa significasse, come mi dovevo comportare, cosa avrei dovuto provare. Sapevo solo che quando ero con lui ero felice, serena, un senso di tranquillità e di leggerezza si impossessava di me.
Ogni volta che lo vedevo, un sorriso involontario appariva sul mio viso.
Rimanevo incantata dai suoi occhi, mi sentivo protetta fra le sue braccia.
Mi piaceva tutto di lui, il suo viso, il suo fisico, il suo carattere.. adoravo il modo in cui leggeva, o quando faceva finta per osservarmi e farmi diventare rossa, il modo in cui si spostava quel sul ciuffo ribelle dal viso..
Tutti questi pensieri, però, mi fecero rendere conto che non ero solo infatuata del ragazzo più bello che avessi mai visto, ne ero innamorata.

«Forse hai ragione..», dissi affranta, Ashlee si girò a guardarmi e mi prese la mano in segno di conforto, «dovrei dirglelo..», feci un pausa sembrando il più triste possibile, «dovrei dirgli che anche io lo amo», spalancò gli occhi e le spuntò un sorriso enorme sul viso come sul mio.

«'Fanculo! Mi hai fatto prendere un colpo!».

Fidati di me, mi disse (completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora