Segreto per segreto

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«Quindi ti ha minacciato dicendo di rivelare il tuo segreto?», mi chiese Ashlee mentre eravamo a mangiare a mensa.

«Già, io non svelo il loro e lei non svela il mio», diedi un morso alla mela mentre guardai Melanie con uno sguardo killer, era seduta di fronte a noi, due tavoli più avanti con il suo gruppetto, la sopportavo ancora meno di prima e sapere che lei sapeva.. era la cosa peggiore, «spero solo che non l'abbia detto a Ryan..», mi uscii di bocca.

«Perché ti interessa?», mi chiese Ash cambiando tono, scattai e la guardai aggrottando le sopracciglia.

«Cosa? No! Non è assolutamente così. Vorrei solo che non lo spifferassi a tutti».

«Tutti ma nello specifico Ryan».

«No! Basta dirlo! Sai che c'è? Ho deciso, non lo seguirò più. Immagini che imbarazzo? Se sapesse già qualcosa? Ma anche se non lo sapesse! Li ho visti ed è già parecchio imbarazzante quella scena nella mia mente», dissi dando un'altra morso alla mia mela, ah, mi ero dimentica di dirvi che ero a dieta. Consisteva in una settimana di sola frutta e verdure, ero sovrappeso, pesavo 76 chili, secondo mia madre non ero tanto grassa, diceva che nel suo lavoro ne vedeva di peggiori e che ai suoi occhi ero sempre la più bella, ma in confronto a tutte le ragazze stecco della mia scuola ero quasi la più bassa a parte "Grass-Emi", Emilia Stone, una del gruppo emarginati e ultima in classifica nel giornale delle ragazze. Non volevo essere cattiva, ero nella sua stessa situazione, io stavo cercando di cambiare mentre a lei non sembrava importare gran che della lista e la rispettavo per questo.
Chiusi gli occhi ma ogni volta che lo facevo le labbra di Melanie si schiantavano verso quelle di Ryan. Li riaprii velocemente ignara di quello che avrei visto. Proprio lui, il colpevole in questione, mano nella mano con indovinate chi? La migliore amica di Melanie. Stacy Mcdonovan. Ora mi era tutto più chiaro. Mi girai verso la mia amica con la bocca spalancata, gliela chiusi con un dito riportandola al mondo reale ma anche io ero sconvolta quanto lei. Quello stronzo di Ryan! Non che mi importasse ma era veramente uno stronzo nei confronti di "Stacy-tutta-tette-niente-cervello", l'avevano nominata così nel giornale, sì, mi ci stavo appassionando ormai.

«Oh mio Dio, ma hai visto??», mi chiese ancora sconvolta.

«No, avevo due prosciutti davanti agli occhi...certo che ho visto!», risposi alzando gli occhi al cielo, «e smettila di fissarli desterai sospetti, tu non dovresti nemmeno saperlo..», dissi guardando il mio vassoio.

«Si giusto.. beh, ora sappiamo perché non vogliono farlo sapere in giro», disse "capitan ovvio". Ryan era davvero un verme, alle lezioni sembrava un ragazzo normalissimo e invece se la faceva con Melanie alle spalle di Stacy. Schifo. Ecco cosa provavo per lui.
Suonò la campanella ed io non volevo alzarmi da quella sedia, la prossima ora sarebbe stata la mia ora buca e questo significava un'altra lezione con "il Verme", lo soprannominerò così d'ora in poi.
Ci alzammo ed andammo verso i corridoi, gli avrei detto che quella sarebbe stata la nostra ultima lezione, che si sarebbe dovuto trovare un altro tutor perché io con lui avevo chiuso, ma quando arrivai alla classe di chimica non mi uscii nemmeno una parola.

Mi sedetti al primo banco, distanze da lui che era già li ad aspettarmi. Chissà come mai a questa lezione era impaziente di essere puntale? Non lo guardavo nemmeno in faccia e lui ad ne accorse.

«Saranno così le nostre lezioni d'ora in poi? Non mi parlerai? Staremo ad un banco di distanza? E come farai a spiegarmi gli esercizi», mi chiese.

«Parlerò il minimo necessario e non ti dovrai preoccupare per le prossime lezioni. Non ce ne saranno», dissi con fermezza aprendo i libri.

«Come?», mi chiese alzando di qualche tono la voce.

«Già. Ho deciso che non ti seguirò più», lui si avvicinò di scatto al mio banco sedendosi nella sedia di fianco alla mia.

«Non puoi abbandonare le lezioni. Tu sei bravissima a spiegare so già che con un altro tutor non ci capirò nulla. Ti prego non andartene per una sciocchezza..», io lo guardai alzando le sopracciglia.

«Una sciocchezza dici?», chiesi poco convinta.

«Già.. quello che hai visto è stato un momento di debolezza. A me non piace Melanie. Lei mi aveva invitato in piscina per parlare e poi mi ha baciato. Non ho fatto resistenza, questo è vero,  però, signori della giuria, a mia discolpa posso dire che sono stato colto di sorpresa dalle labbra di Melanie Wallet, lo giuro vostro onore!», disse mettendosi in piedi con una mano sul cuore. Era completamente impazzito? Doveva aver preso qualche droga durante la pausa pranzo. M scappò un sorriso che lui notò, «quindi, vostro onore, chiedo gentilmente di essere stagionato da ogni accusa contro la mia persona, e di poter proseguire in tranquillità le lezioni con la mia tutor, Megan Teller», disse infine aspettando una mia risposta. Volevo davvero mettermi in mezzo? Sarebbe stato più facile rifiutare la sua offerta e finirla qui, in fondo io non avevo nessun impegno con lui e mi sarebbe stato più facile stare alla larga da tutta questa questione senza dover parlare con Ryan. Ma ovviamente io non amavo le imprese facili.

«Permesso accordato. La seduta è tolta», dissi sorridendo e battendo le nocche sul banco, lui alzò il pugno in aria dalla contentezza e si mise a ridere.

«Wow, me la sono davvero sudata ma sono riuscito a giocarmi bene le mie carte..», sorrise, scossi la testa.

«Dai torniamo sui libri che abbiamo già perso troppo tempo..», dissi aprendone uno.

«Sissignore!», si buttò sulla sedia di fianco a me ed aprii un quaderno, iniziammo a studiare ed io non riuscivo a non guardarlo. Era diverso quando non c'erano i suoi amici intorno a lui. Sicuramente questa scena del processo non l'avrebbe fatta in classe con altri occhi che lo guardavano. Era più sciolto, più libero in un certo senso, sembrava se stesso senza dover indossare la maschera del "duro-ribelle" che si era guadagnato in questa scuola. Già, era classificato così, al secondo posto, con, in aggiunta, l'aggettivo "affascinate" davanti a quelle due parole.
Ora che lo guardavo meglio in effetti aveva l'aria da "duro-ribelle". Aveva dei tatuaggi sul collo e sulle braccia, indossava sempre qualcosa di pelle, scarpe, pantaloni o giacca, perfino lo zaino a volte, come se fosse il tessuto preferito per questa categoria. Ovviamente di colore nero. Aveva anche rigorosamente qualcosa in argento, che sia la catenina al collo, un braccialetto, gli orecchini o la catena per tenere il portafoglio nella tasca.
Notai solo il quel momento che avevo un piercing nel sopracciglio sinistro, due palline argento, forse fatto da poco o semplicemente il mio senso di osservazione non era dei migliori.
Era particolare, lo ammettevo, ma con me era un ragazzo normale anche se per il resto del tempo indossava una maschera, come tutti in quella scuola, chi per essere più fico, chi per nascondersi. Chissà qual era il suo motivo per voler essere un'altra persona..

Fidati di me, mi disse (completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora