IX

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Rincasò quando la tinte cobalto del cielo aveva lasciato il posto a una notte buia, senza stelle e luna a illuminarne la volta; ma non si fermò troppo in casa, giusto il tempo di cambiarsi e di mettere qualcosa sotto i denti prima di uscire puntando dritto verso l'immenso garage. Quando sollevò l'avvolgibile si rese conto che non aveva più l'auto, o almeno non per il momento.

Giusto, aveva pensato portando le mani ai fianchi e sollevando la testa prendendo un profondo respiro, nell'istante in cui socchiudeva le palpebre.

- Giusto... piccola e dolce Haley - ridacchiò e richiuse la serranda con un colpo secco, incamminandosi lento in casa. Si era per un momento dimenticato che gli aveva sfasciato il lunotto posteriore e ammaccato la carrozzeria, e in quel momento non riuscì ad avercela con lei perché stentava ancora a credere che quella fosse la sua Haley.

Si chiuse il portone d'ingresso alle spalle e puntò verso il telefono. Aveva bisogno di uscire, bere qualcosa, camminare, andava bene anche litigare con qualcuno e nell'eventualità fare a cazzotti, ma doveva uscire da quella casa enorme e silenziosa che ultimamente gli dava un senso di innaturale claustrofobia.

Tornare da Slash era fuori questione, un'altra pazza non l'avrebbe retta; bussare alla porta di Stradlin sarebbe stato l'equivalente di passare una nottata a non far un cazzo di niente, mentre lui, in silenzio, suonava la sua stramaledetta chitarra.

No, grazie. Avrebbe preferito mille volte essere preso per Punchingball da... e la mente gli ripropose il volto e il sorriso di Haley mentre, in piedi nel bus, si allontanava da lui.

Guardò l'orologio, Axl, e si rese conto che forse, se si fosse dato una mossa, avrebbe trovato ancora qualcuno in quel negozio di musica.

Sollevò la cornetta del telefono e digitò quel numero che ormai conosceva bene, sperando di non incappare nei genitori di Sandra.

- Pronto?- perfetto, il padre della sua trombamica.

- Sì, potrei parlare con Sandra, per favore? Sono un suo amico-

- Chi la vuole?- domandò l'uomo dall'altra parte del ricevitore.

- Sono Axl- in quel momento gli venne in mente una strana associazione. Quel suo cervello gli tirava scherzi strani, negli ultimi tempi, e gli venne da sorridere. " She's pretty tied up hangin' up inside down, she's pretty tied up, and you can ride her. She's pretty tied up hangin'up inside down, I can't tell you she's the right one..."

- Axl?-

Si riscosse e rimosse l'immagine di Sandra appesa sottosopra, con il corpo coperto da nodi bondage. - Puoi uscire? Ora?-

- Sì. Vengo da te?- disse abbassando volutamente la voce, forse per non farsi sentire.

- No, mi devi portare in un posto. Ora. Non ho l'auto. Riesci a stare qua il prima possibile?- chiese guardando ancora l'ora che segnava le sei e cinque di sera.

- Dammi dieci minuti, un quarto al massimo-

Sandra parcheggiò l'auto al lato opposto del grande negozio di musica, che oltre a vendere album musicali e film in videocassette, vendeva anche strumenti. Qui si erano riforniti molti degli artisti di Los Angeles al loro esordio; persino Slash e Steven avevano acquistato chitarra e batteria quando ancora erano due semplici sconosciuti. E la raccolta di film porno del suo chitarrista solista proveniva proprio da quel negozio.

- Aspettami qua- le disse prima di uscire dall'auto, e si rese conto di non averle spiegato il perché fossero lì, in quel luogo e a quell'ora, ma non considerò importante metterla al corrente del motivo per il quale si trovassero al House of music.

Don't Damn meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora