IV

199 21 4
                                    

Un rumore infernale, come uno schianto di qualcosa di vetro contro una superficie dura, aveva strappato Axl dal sonno comatoso nel quale era scivolato quando mancavano ormai un paio d'ore all'alba.

Sollevò una palpebra e la richiuse immediatamente, lamentandosi della molesta luce del giorno che violentava senza tregua i suoi occhi ancora assonnati. Tastò con la mano destra la superficie liscia sulla quale era steso, ricordandosi in quel momento di essersi addormentato sul divano, dopo aver fatto, per la seconda volta, del buon sesso con Sandra, con la partecipazione attiva di un Matt più che favorevole alla condivisione e di uno Slash a reclamare qualche piccola attenzione, mentre Tory e Duff si erano rintanati al piano superiore senza più ripresentarsi.

Un altro schianto violento e il rumore di vetri che si infrangevano contro un piano solido accanto al suo orecchio lo fecero schizzare a sedere, frastornato e ancora mezzo rincoglionito di sonno. Non era il solo a essersi svegliato di soprassalto, in quel momento. Slash, seduto a terra con la schiena contro l'altro divano, quello sul quale fino a poco prima dormivano Matt e Sandra ancora nudi, se non per il plaid che nascondeva a malapena i loro corpi, si grattava il capo, cercando di districare il cespuglio che aveva al posto dei capelli.

- Lucy, ma sei fatta o cosa?- domandò Axl seguendo con lo sguardo la ragazza raccogliere le bottiglie da in terra, senza emettere un fiato ma con uno sguardo affilato come un rasoio.

Non gli rispose, gli si avvicinò seria e scaraventò la bottiglia di birra, che reggeva salda nella mano, nel cestino stretto nell'altra di mano, facendo cozzare i vetri tra loro in un frastuono infernale.

- Smettila! Mi stai uccidendo l'udito, sadica che non sei altro - si lamentò Slash tappandosi le orecchie con i palmi e distendendosi nuovamente sul tappeto.

Lucy non era incazzata, in quel momento; decisamente no! Incazzata non rendeva bene l'idea dello stato attuale della bionda fidanzata di Slash. Lucy era furiosa, un uragano di potenza nove pronto a scagliarsi in quella sala e far piazza pulita di tutto e tutti.

- Io taglio la corda- sentenziò Axl alzandosi dal divano e sistemando i pantaloni ancora per metà scesi. Sì, era il caso di togliere le tende e sparire il più in fretta possibile da quella casa prima che la ragazza facesse due più due, indagando su cosa fosse accaduto la notte appena trascorsa e tagliando a loro tutti l'uccello di netto con uno dei vetri a disposizione. In fondo qualcosa aveva pur visto al suo rientro, qualcosa di lontano anni luce dalla piega presa successivamente.

- Sandra, ti dò un passaggio?- chiese alla giovane ammutolita e con espressione colpevole stampata in volto.

- Devo andare anche io - disse Matt alzandosi nudo e recuperando la sua roba in terra che rinfilò in fretta e furia, barcollando sulle gambe instabili.

- A dir la verità, devo uscire anche io... ho dimenticato in sala prove la mia...-

- Tu non ti muovi di qua, Slash! Io e te dobbiamo parlare - tuonò Lucy, non nascondendo la sottile minaccia nella voce mentre con lo sguardo scannerizzava il suo corpo mezzo nudo.

Axl si alzò e fece cenno a Sandra di seguirlo, visibilmente a disagio sotto lo sguardo indagatore dell'amica. Le passò un braccio attorno alle spalle, cercando di attirare la sua attenzione verso di sé. - Stai calma, non dire nulla e non fare cazzate - le sussurrò prima di voltarsi lanciare un'ultima occhiata complice al suo chitarrista immerso nella merda fino alle orecchie.

Il viaggio verso casa di Sandra, la casa dei genitori di Sandra, fu tutt'altro che agiato. 
Nessuno dei due proferì parola, Axl perché non aveva nulla da dire, Sandra molto probabilmente perché sapeva di essere stata presa in fallo. Spense il motore di fronte alla villetta di due piani, situata in un bel quartiere residenziale e si voltò verso lei.

- Smettila di rimuginare. Non ha prove -

- E se Slash parla?-

- Non parlerà, ci tiene al suo culo-

Lei lo guardò sgranando gli occhi. Era terrorizzata, ma terrorizzata da cosa? Perdere l'amica o passare per la puttana del gruppo?

- Sì, ma se dovesse parlare?-

Sbuffò e passò la mano tra i capelli lisci. - Non avete scopato. Di cosa ti preoccupi?-

- No, ma...-

- Senti, Slash è in gamba a mentire, e poi non avete fatto nulla di così tanto deplorevole. Non fare la bambina - le disse e Sandra aprì lo sportello senza aggiungere altro. Axl le afferrò il braccio facendola voltare ancora una volta. -
Mi raccomando. Non fare cazzate con Lucy -

Axl la osservò allontanarsi fino a scomparire dietro la porta d'ingresso poi rimise in moto e, facendo inversione, tornò sui suoi passi senza una vera e propria meta da seguire se non il fiume di pensieri che iniziava a scorrere lento nella testa.

Cosa provava per Sandra?

Se lo era chiesto diverse volte e tutte le volte non riusciva a definirla più che una brava amica di letto, una di quelle che aveva superato il test del " avanti la prossima" finendo dritta nella sua top three delle migliori scopate. Era una ottima amante, una brava sottomessa, una ragazza simpatica; sempre presente quando si trattava di divertirsi e mai e poi mai noiosa.

Le tornò in quel momento in mente Erin, i suoi stupendi occhi azzurri, il corpo perfetto anche se minuto, i lunghi capelli castani, mossi e soffici e la dolcezza che la caratterizzava e di cui lui si era innamorato perdutamente. La stessa ragazza con cui aveva condiviso momenti di felicità, intima condivisione e dolore, la stessa ragazza a cui aveva raccontato tutto di sé e a cui aveva consegnato il suo cuore per la prima volta, lo stesso cuore che lei aveva ridotto a brandelli nell'esatto istante in cui gli aveva proibito di tornare da lei.

Erin...

La sua Erin...

La sua donna.

Sterzò e si immise nel traffico di quel miglio di Sunset che lo avrebbe portato da lei, come ogni volta negli ultimi tempi: un'ombra immobile al riparo da occhi indiscreti.

La Sunset Strip non dormiva mai, l'aveva lasciata pullulante di vita notturna e la trovava ancora viva e chiassosa anche nelle ore appena antecedenti il pranzo. Un via vai continuo si alternava nelle fasi che scandivano le giornate, mattina, pomeriggio, sera e notte. Non vi era mai stato momento del dì in cui quella strada fosse stata deserta. Quando i normali si ritiravano per la sera nelle proprie case, ecco che gli animali notturni, ai quali lui e gli altri facevano parte, iniziavano a calpestare le strade illuminate dalle insegne. Doveva tanto a quel quartiere, Axl. Doveva tanto a quella città.

Si fermò a un passaggio pedonale, osservando una ragazza attraversare la strada. Era avvolta in una giacca anonima, nera e lunga fino al ginocchio come anche anonimo era berretto dietro il quale si era barricata e anonimo il profilo. Si voltò a guardarlo e, sollevando una mano in segno di ringraziamento, accelerò il passo fino ad arrivare all'altro lato della strada. Axl la seguì con lo sguardo. Non era nulla di che, quella ragazza, ma qualcosa in lei gli aveva trasmesso uno strano senso di deja vu, o familiarità nell'esatto momento in cui aveva visto il viso, lo sguardo e quella miriade di lentiggini.

L'aveva già vista?

Possibile, magari durante qualche serata. Non era la prima volta che un viso gli risultava familiare finché, a mente sgombra, né associava il contesto. La osservò entrare nel negozio di dischi e liberarsi degli indumenti superflui, sfoggiando la divisa rossa da commessa. Scosse il capo, ingranò la marcia e ripartì spedito.

 Scosse il capo, ingranò la marcia e ripartì spedito

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
Don't Damn meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora