XXII

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Se vi siete persi l'aggiornamento precedente ( Haley e Axl insieme) passate prima al capitolo 21!

- Da gattino bagnato a splendida pantera - le disse avvicinando il viso ancor più e sfiorandole le labbra con le sue, mentre quelle iridi chiari le sondavano l'anima riflessa nel suo sguardo tutt'altro che dolce. Era furiosa in quel momento Haley, e avrebbe potuto saltargli al collo come il felino che lui aveva appena menzionato, ma rimase ferma a sfidarlo senza abbassare la guardia e dargliela vinta.

- Hai finito di fare lo stronzo?- gli chiese, accigliandosi quando notò che sulle labbra compariva un accenno di sorriso. Sospirò e posò delicatamente le dita sulla sua guancia ispida- So che sei ancora tu, dietro tutta questa corazza che ti sei messo addosso so che c'è ancora il mio Bill. Lo so - sollevò il busto portandosi in ginocchio e gli prese il viso nei palmi delle mani, sondandogli lo sguardo privo di qualsiasi emozione con non fosse sarcasmo.

- Sono Axl. Mettitelo in testa, Haley. Il tuo Bill è scomparso tanto, tanto tempo fa...-

Scosse la testa e posò la fronte contro la sua. Le pesava aprire il suo scrigno dei segreti, in cui custodiva ricordi ed emozioni vissute e condividere con quel ragazzo quello che sentiva e provava in quel preciso momento, ma lo fece. Socchiuse le palpebre sospirò di nuovo, come a voler trovare la forza e lasciò uscire le parole che l'avrebbero riportato a sé o, al contrario, allontanato del tutto.

- Chi fa fatto l'amore con me, eh? Non è stato il ragazzo che tutti ora conoscono come frontman dei Guns N' Roses. Ho riconosciuto la tua dolcezza, il tuo calore nei baci e nelle carezze, Bill...-

- Smettila, cazzo, di chiamarmi in quel modo! Abbiamo scopato, cazzo! Si chiama scopare, Hal. Non c'è stato amore, non ci sono stati futtuti cuori e nuvolette candide a farci da cornice. Lo vuoi capire?- si scostò da lei che nel frattempo aveva lasciato cadere le mani lungo i fianchi, serrandole nei pugni. Si mosse indietro di un paio di passi e scostò i capelli dal volto. - Sei stata solo una scopata, per me. Bella, interessante ma già accantonata. Ora Ti lascio del tempo per rivestirti, poi sei pregata di andartene -

Haley rise e fu una reazione difensiva e spontanea a quell'aggressione verbale del giovane, che si stava infilando dei calzoni da ginnastica blu su di una felpa grigia con cappuccio.

- Sei stato l'errore più grande della mia vita, Axl. Mi hai umiliata, usata, tradita e mi hai fatto tradire e la cosa orribile è che neanche riesci a rendertene conto. O forse sei talmente orgoglioso da non voler ammettere lo stronzo che sei -

Axl si fermò a qualche passo dalla porta e si voltò verso di lei con sguardo spento. - Non ti ho costretta a venir con me, piccola Haley, anzi qualsiasi cosa questa notte ti ho proposto tu hai accettato di buon grado e senza riserve. Ora puoi tornate dal tuo Robert, ma ti consiglio di fare attenzione. Hai ancora addosso i segni che ti ho lasciato-


Uscì dalla stanza chiudendosi dietro la porta e le urla rabbiose della ragazza, che aveva probabilmente perso per sempre. Serrò le palpebre e si appoggiò contro la superficie del legno che lo divideva dallo spazio in cui l'aveva lasciata sola con i ricordi da affrontare e un turbinio di emozioni da gestire.

Cosa diavolo si era messa in testa, Haley, che scopando una volta diventassero amanti? Che gli avrebbe consegnato il suo cuore per sempre e in uno scrigno d'oro, e che sarebbe stato suo? Non era stupido, non lo era mai stato, Axl. Sapeva leggere dentro le persone e aveva visto come lo guardava, come le sue gote si tingevano di rosso quando intercettava il suo sguardo e come il suo corpo rispondeva in sua presenza. Forse avrebbe dovuto mollare i colpo quella volta e non andare più in là di un semplice ciao, ma l'alcol aveva metto in atto quello che nelle loro teste era apparso come un fottuto pozzo senza fondo pieno di problemi.

Un bicchiere tira l'altro, una parola segue l'altra, una carezza smuove l'altra e presto le loro bocche si erano cercate, le mani esplorate e i corpi allacciati. E non poteva darle torto. Aveva fatto l'amore con lei prima di lasciarsi andare come soleva fare; e gli era piaciuto, l'aveva trovato coinvolgente, passionale e perfetto. Quasi equiparato al tipo di sessualità che lui solitamente cercava.

La sua Haley?

Sì, cazzo, la sua Haley...

Dei singhiozzi catturarono la sua attenzione e si trovò e poggiare l'orecchio contro la porta, accanto ai palmi che pigiavano leggeri sulla superficie.

Stava piangendo?

Impossibile. Non poteva piangere per...

Ancora un altro singhiozzo e qualche parola che non riuscì a comprendere, perché impastata da un pianto smorzato. Portò la mano a stringere la maniglia e aprì la porta, trovandosi la ragazza ancora seduta sul letto, con il lenzuolo a coprire le nudità del corpo e il viso rigato dalle lacrime.

Cosa diavolo aveva fatto?

Si sentì andare in pezzi, tutti pensieri formulati nei minuti precedenti crollarono e il suo castello di vetro si infranse sotto i silenziosi colpi delle lacrime di Haley. Gli urlò contro di andarsene, di lasciarla sola. Gli vomitò addosso tutta la sua rabbia chiamandolo nei modi più svariati, ma ad Axl non importò. Poteva anche lanciargli contro un comodino, non si sarebbe fermato.

Le fu addosso e combatté contro la furia della ragazza cercando di calmarla, incapace di scegliere tra le due pulsioni che spingevano e si fronteggiavano per avere la meglio: bloccarla contro il suo petto e lasciarla sfogare, attutendo le sue urla e asciugando le sue lacrime o farla sua ancora, fare ancora l'amore con lei per cancellare quel momento che sarebbe stato indelebile.

- Ssshhh- le disse mentre la teneva stretta a se, le braccia bloccate contro il suo fianco e avvolta nel suo abbraccio. Le accarezzava i capelli e baciava la fronte. - Haley...-

- Sei un figlio di puttana, Axl- sussurrò lei contro la sua spalla mentre il pianto lasciava il posto a nuovi singhiozzi.

- Un figlio di puttana che merita solo di essere preso a calci in culo, lo so - le disse e le sollevò il mento, sorridendole prima di posare ancora le labbra contro la sua fronte.

La spinse contro il materasso e, abbraciandola, iniziò a cullarla, sussurrandole alle orecchie un motivo che la fece rilassare.

Don't Damn meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora