37.Una cura a base di sesso e la finta innocenza di Jimin

1.2K 122 106
                                    

Le semifinali erano alle porte, tutti erano in fibrillazione, Yoongi ed il resto dello staff compreso. Namjoon era impegnato con le carte, i ragazzi negli allenamenti, e Jungkook era rimasto nei dormitori a causa di un'influenza improvvisa. Jimin aveva insistito per occuparsi di lui, ma era stato obbligato a frequentare regolarmente gli allenamenti. Forse i ragazzi pensavano che i due avrebbero scopato anche in momenti del genere, ma la povera fatina del campo voleva solamente aiutare il suo feto personale a stare meglio.
Certo, Jimin non avrebbe disdegnato un po' di sesso, magari scoprendo la cura del secolo per l'influenza, meglio della tachipirina e di qualunque altro medicinale.
Yoongi sapeva che il ragazzo dai capelli rosa non avrebbe tollerato più di tre giorni di astinenza, sembrava quasi la puttanella di Jungkook... una Jimignotta, per essere chiari. Scherzi a parte, lo amava davvero molto, e non aveva necessità di specificarlo, erano carinissimi insieme.
Mentre la signora Lee si occupava di Jungkook, gli altri erano impegnati con gli esercizi, mentre il biondino stava svolgendo egregiamente il suo lavoro di manager e supporto alla squadra, ormai era abituato.
Faceva caldo quel giorno, ed i ragazzi avrebbero bevuto più del solito.
Presto sarebbero tornati a Seoul, per giocare il match successivo, ed erano tutti molto carichi.

Yoongi stava sistemando le bottiglie d'acqua, quando improvvisamente sentì la testa girare.
Fu costretto a sedersi, fino al momento in cui gli passò, lasciandolo libero di continuare il suo lavoro al meglio.
"Hyung." Hoseok lo raggiunse, correndo. "Stai bene? Prima sembrava quasi che tu non riuscissi a stare in piedi."
Il biondino sorrise, ma tra sè e sè sapeva che qualcosa non andava per il verso giusto. "È tutto okay, Hobi. Piuttosto, tu, non dovresti allenarti?"
Il minore annuì. "È che mi sono preoccupato, tutto qui."
Yoongi lo abbracciò con dolcezza, sentendo il cuore quasi morire nel suo petto, per tutti i sentimenti che provava.
"Ti ho già detto che sto bene, Hoseok, tranquillo."

Finito l'allenamento, i ragazzi tornarono nelle loro stanze, tutti tranne Hoseok e Jimin, che volevano discutere di uno schema di attacco che era venuto in mente alla fatina del campo.
Dal canto suo; Yoongi venne chiamato dal mister.
"Yoongi, mi dispiace disturbarti ora che avete un po' di tempo libero. È arrivata una lettera per te, davvero importante. Mi sono permesso di leggerla..."
Quando gli spiegò il contenuto, il ragazzo impallidì.
"Sapevi benissimo anche tu che in questo periodo non andava tutto bene." Gli ricordò l'uomo, con un sospiro. "Ma non hai mai voluto parlarne con me."
Yoongi aveva le lacrime agli occhi. "Speravo fosse solo un malessere passeggero. Io..."
Il coach della squadra si alzò e lo abbracciò, confortandolo: il ragazzo non se lo aspettava, ma aveva bisogno di supporto in quel momento.
"Credo tu debba leggere con calma tutto quanto è scritto qui, poi, quando sarai pronto potrai parlarne con i ragazzi. Forse è meglio che tu rimanga in Corea, appena torneremo a casa."
Il biondino si oppose.
"Mister... io non voglio abbandonare questo team, ormai per me è come una seconda famiglia."
L'uomo scosse la testa. "Prendi la tua decisione, sei maggiorenne. Io lo dico per la tua salute, i ragazzi capiranno ciò che sta accadendo, sono intelligenti." Lo rassicurò.
"Grazie mille, coach Kim."

Il biondo andò in camera, e nella solitudine pensò a tutto quello che aveva passato assieme ai ragazzi.
Ogni momento stupido e divertente, era stato davvero prezioso per lui.
Le battute stupide di Seokjin-hyung, i disastri di Namjoon, la finta innocenza di Jimin, la fissa per Panda Express e Gucci di Taehyung. Gli sarebbe mancato anche quel feto ormai non più troppo innocente di Jungkook, ma soprattutto Hoseok.
L'unica persona che lo aveva sempre capito, aiutato, che gli aveva voluto bene sinceramente. Il rosso era come una costante nella sua vita, non poteva immaginare di separarsi da lui proprio in un momento difficile come quello.
Sarebbe stato da stronzi, andarsene?
I suoi genitori ancora non sapevano nulla, ed il ragazzo si sentì un cretino per non aver ancora comunicato loro il suo stato di salute.
Stava male, stava davvero male, aveva una paura folle.
"Hobi, perchè non sei qui?" Pensó, stringendo il foglio tra le mani, nervosamente.
"Cosa faresti ora? Mi abbracceresti dicendomi che sono stato stupido ad ignorare i segnali che avevano preannunciato questo casino?"
Con le mani che tremavano per l'agitazione, aprì la lettera.
Era da parte dell'ospedale cittadino, ma nonostante sapesse già quello che era scritto in essa, gli fece comunque paura iniziare a leggerla.

"Signor Min, abbiamo verificato le sue analisi anche questo mese. Purtroppo, è necessario che lei venga informata sul rapporto medico: è presente una massa tumorale di dimensioni medio-piccole all'interno dell'area destra del suo cervello.
È necessario quanto prima un ricovero nella struttura ospedaliera di Seoul, che come sa è specializzata in questo tipo di tumori.
Abbiamo predisposto un programma di cure per lei, sperando nella sua presenza e nella fiducia che potrà porre in noi una volta arrivato nella struttura. Il dottor Lee, direttore dell'ospedale, ha già avvisato i suoi genitori, ma essendo maggiorenne la scelta è solamente sua.
Aspettiamo sue notizie.

Con i migliori riguardi,
Lo staff medico del Seoul Hospital."

Il ragazzo rimase in silenzio per un attimo, per poi crollare a terra, in lacrime. I suoi genitori quindi sapevano, era ancora più confuso di prima, non riusciva a pensare lucidamente.
Ciò che aveva letto non poteva essere vero, no. Lui non era tornato.
Era solo un'illusione, un sogno, si sarebbe svegliato e tutto sarebbe stato okay.
Quello che prima era stato solo un pensiero, ora era davvero necessario: aveva fottutamente bisogno di Hoseok, ma non voleva allarmarlo; non voleva causare problemi a nessuno.
Cercò di calmarsi, respirando profondamente. La testa gli faceva male, non capiva molto di ciò che gli stava accadendo, tutto d'un tratto sentiva di star perdendo le forze.
Cercò di rialzarsi, con fatica.
Attorno a lui, la stanza girava, un'altra volta quel giorno stava perdendo l'equilibrio, era tutta colpa di colui che era tornato, ancora più pericoloso della volta precedente.
Ancora più grave, più cattivo: era un enorme casino.
Fece in tempo a nascondere la lettera nella propria valigia, prendere in mano il cellulare e digitare il numero di Hoseok: aveva necessità di dirgli che stava male, anche sapendo che lo avrebbe fatto soffrire.
Non fece in tempo.
Cadde privo di sensi sul pavimento, mentre la chiamata partiva.
Una sola voce.
La sua.
"Yoongi!"

>>Spazio autrice<<
Okay.
Ora mi ucciderete tutti/e, lo so.
Anygay, spero comunque vi sia piaciuto il capitolo (mi sento cattiva a dirvelo ahahaha)
Al prossimo capitolino genteh
~Ely❤

𝐓𝐡𝐞 𝐜𝐮𝐫𝐞-𝐘𝐨𝐨𝐧𝐬𝐞𝐨𝐤 ✔Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora