L'orologio segna le 11.40 di una,l'ennesima,lunga mattinata.In questi giorni il tempo non vuole passare mai,sembra che quelle maledette lancette restino inchiodate al quadrante come se fossero incollate con l'Attack.Ma,anche se scorresse velocemente,non cambierebbe poi molto per me,che ne ho già perso la cognizione.D'altronde,sono giorni che sono chiusa dentro le mura di casa mia.Precisamente da quando io e Piero siamo tornati da Verona.Separatamente,perché lui non mi ha più voluto parlare ed è tornato qui per prendere qualche vestito,per poi proseguire in direzione Naro.Il nostro matrimonio questa volta sembra davvero finito e io,che non lo vorrei mai,non so cosa fare per impedirlo.Forse basterebbe che io facessi un passo indietro,ma, purtroppo,un altro figlio è una responsabilità ancora più grande di un matrimonio finito,ed è per questo che non me la sento.Avere questo bambino solo per tenere Piero legato a me,ma senza esserne davvero convinta,sarebbe egoista e meschino soprattutto verso questa creatura.Non sarebbe giusto nessuno di noi due.Ho staccato il telefono e pure il citofono e,se da un lato in questo appartamento mi guardo intorno e tutto mi dà una sensazione di soffocamento,dall'altro lato non ho nessuna intenzione di uscire,perchè al momento il mondo fuori mi fa estremamente paura.Paura di avere tutti gli occhi addosso,paura di sentirmi giudicata,paura di vedere donne incinte e felici e sentirmi di conseguenza un mostro.Paura di un mondo che continua a scorrere velocemente e che potrebbe urlarmi che è colpa mia,questa volta.Nei rari momenti in cui in casa passo davanti ad uno specchio noto che ho un aspetto orribile e ringrazio che il povero Edoardo,che è costretto a restare chiuso qui con me in queste condizioni ricevendo meno attenzioni di quelle che meriterebbe,non sappia ancora parlare bene.Altrimenti me lo direbbe anche lui che razza di madre sono...
A Verona Eleonora ha provato a sondare il terreno,a capire meglio le mie ragioni,ma so che dentro di sé mi aveva già biasimata,non me l'ha detto ma è stata la prima sensazione che ho avvertito guardandola negli occhi.E come darle torto,d'altronde? Nessuno potrebbe,neanch'io.Chiederei di non essere giudicata,però,solo questo.Ma pare che sia già una richiesta troppo pretenziosa,visto che,oltre alla freddezza di Piero,gli sguardi imbarazzati della sua famiglia e di tutti gli altri sono bastati per farmi sentire sbagliata più di mille parole.Dal canto mio,sicuramente non mi sento fiera della mia decisione, tutt'altro:se dovessi scegliere la persona peggiore sulla terra, probabilmente in questo momento indicherei me stessa.Però in questi giorni di solitudine ho avuto modo di riflettere molto e tante volte,provando a mettere da parte la razionalità,mi sono accarezzata il ventre alla ricerca di un segnale per cercare di instaurare un rapporto con questa piccola vita che mi cresce dentro.Ma non sono riuscita a sentire nulla.E non intendo la percezione dei suoi movimenti,ma qualcosa dentro il mio cuore che fosse diverso dalla paura o dalla tristezza.Eppure niente:non sento la gioia che mi ha pervasa fin dal primo momento in cui ho saputo di aspettare Edoardo e che mi ha fatta chiudere in una bolla rosa per i restanti nove mesi,non sento la curiosità di vederlo o l'ansia per il parto.Forse cercavo disperatamente un segnale forte che mi salvasse da me stessa,ma non è arrivato.E tutto ciò non può che confermarmi che, evidentemente,non sono pronta per questa gravidanza,che questo bimbo o bimba ha avuto la sfortuna di capitare nel periodo sbagliato per me e per Piero e per l'enorme amore reciproco che avrebbe potuto unirci per sempre.Ecco perché ieri ho preso l'appuntamento per la prossima settimana per procedere all'aborto,così perlomeno darò a tutti un motivo reale per condannarmi.Mentre faccio distrattamente zapping,con Edoardo che gioca sul tappeto di gomma ai miei piedi,sento all'improvviso bussare forte alla porta e sobbalzo.So di avere staccato citofono e campanello,ma non credevo che davvero qualcuno potesse venire a battere i pugni sulla porta.Mi alzo dal divano e,con molta riluttanza,vado ad aprire:la mia voglia di vedere esseri umani per ora è pari a zero.Mi trovo davanti mia madre,che,in un baleno e con un cipiglio non poco nervoso,entra e si chiude la porta alle spalle con forza.
"Ma-mamma,che ci fai tu qui?"
"E dove dovrei essere? Sono giorni che non rispondi al telefono,stavo per chiamare la polizia! Dopo la brutta esperienza avuta in passato,poi..."
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L'amore è un bimbo da rincorrere - Sequel Pronti a volare *Wattys2019*
FanfictionLavinia e Piero hanno un matrimonio, un figlio piccolo e due carriere ben avviate. Ma ben presto si accorgeranno che una quotidianità che agli occhi degli altri è perfetta non sempre è, invece, semplice da affrontare.