Hannah's P.O.V
Non potevo credere di averlo fatto entrare, era così strano vedere qualcuno qui dentro. Accesi la luce del salotto, così calda da non illuminare poi molto e lo osservai in silenzio. Si guardava attorno senza proferire parola, come se volesse ambientarsi e mi domandai se potesse notare la freddezza di queste mura. Non c'erano quadri, non c'erano fiori, non c'era il benché minimo oggetto ornamentale. Era piccola e spoglia, a me sapeva di prigione.
«Finirò con il prendermi una polmonite al posto tuo» sussurrò sfregandosi le braccia e notai fosse più fradicio di quanto sembrasse. Sotto i vestiti bagnati tremava quasi più di me e sospirai.
«Non sono stata io a chiederti di scendere»
«Se tu fossi salita la prima volta che te l'ho chiesto, non sarei sceso» riuscì ad esibire un ghigno beffardo pur mentre stava palesemente congelando dal freddo e lo guardai male. Era così impertinente.
«Potevi evitarlo comunque»
«Sei così testarda» trasalì guardandomi e scossi la testa togliendomi di dosso la giacca che più si era impregnata d'acqua riparandomi. Tutti i miei appunti impregnati li avevo poggiati sul mobiletto in legno all'ingresso e guardai Noah interdetta.
Forse dovevo dargli modo di asciugarsi...
Decisi di fargli strada verso il bagno al piano terra, tirai fuori degli asciugamani puliti così che potesse sistemarsi come meglio credeva, mostrandogli anche dove trovare l'asciugacapelli. Riconoscendo che i suoi vestiti erano troppo zuppi gli lasciai una mia tuta grigia, era più che oversize, così grande che non avevo neppure mai indossato. Avevo sbagliato taglia al comprarla. Approfittai della sua assenza per salire in camera a cambiarmi e darmi un'asciugata anche io.
«Ti devo dire, mi piace» sorrise quando tornando giù mi mostrò come gli stesse addosso la tuta e scrollai la testa. In effetti non si notava fosse un capo da donna e gli stava sicuramente meglio di come sarebbe stata a me.
«Puoi tenerla» dissi piano avvicinandomi al salotto e mi seguì. Guardai oltre i vetri sperando avesse spiovuto, anche se l'avevo lasciato entrare non volevo che rimanesse troppo a lungo, l'idea di star disubbidendo tornò subito a farmi salire i brividi.
Forse non avrei dovuto...
«Non dovresti essere qui Noah» mormorai pentita, la mia mente era stremata, riusciva a terrorizzarmi anche la sua assenza. Era più forte di me.
«Perché sei sempre così tesa? Non dovresti esserlo» sussurrò lasciando da parte la voglia che aveva avuto di scherzare fino a poco fa, ora era serio e mi sfiorò le braccia con soavi carezze e le sue mani erano così... innocue, in confronto a quelle di mio padre.
Era stranamente piacevole quel suo tocco.
Nella stanza c'era una penombra fioca, non smorzava affatto l'atmosfera che si stava creando. Mi guardai attorno agitata, il corpo tornò a colmarsi di brividi ma sta volta non era per il freddo, né per la paura. Il respiro si fece pesante.
«Vai via ti prego» tentai ancora, ma la voce era instabile, non era ferma né decisa e quegli occhi mi stavano facendo smarrire. Le sensazioni che mi stavano colmando ogni brandello di corpo erano così strane, nuove, sembrava essersi sprigionata una chimica pericolosa fra di noi e ciò non mi era affatto d'aiuto.
«Mi preghi di andare via ma i tuoi occhi dicono tutt'altro» sussurrò sicuro di se e strinsi le dita nei pugni.
«Non importa ciò che dicono i miei occhi» mi resi conto delle mie parole solo quando le sentii risuonare fra di noi e me ne pentii atrocemente. Avrei dovuto dire altro.
STAI LEGGENDO
My Hero
RomanceHannah è costretta a vivere nella prigionia che per lei rappresentava la sua stessa casa, succube di un padre che tutto le augura fuorché la felicità. Un suo compagno di classe, dopo anni passati all'oscuro della sua esistenza finisce per notarla, u...