Hannah's P.O.V
Mi svegliai disturbata dal suono del cinguettio continuo degli uccellini, che felici e spensierati accoglievano la nuova stagione svolazzando proprio fuori la finestra della mia camera da letto. Sollevai a fatica una palpebra e la richiusi subito colpita dai raggi del sole.
Afferrai il lembo del lenzuolo leggero e me lo tirai fin sopra la testa, sfuggendo al giorno ormai iniziato da un pezzo, ma non ci misi molto a restare senza fiato. Faceva troppo caldo lì sotto e quando tornai a scoprirmi il suono della mia dannata sveglia prese a riecheggiare rumorosamente non molto distante del mio orecchio. Di malavoglia mi trascinai sul materasso, allungando il braccio fino ad afferrarla e la spensi tornando a godermi il silenzio. Non molto tempo dopo mi sollevai e rimasi seduta a fissare il vuoto, passai ripetutamente le mani sul viso e sbadigliai pesantemente.
Mi stiracchiai a lungo sul letto prima di tirarmi su ed osservai la mia stanza. Tutta quella luce mi faceva venire una voglia immensa di essere già in estate, la mia prima estate da ragazza libera di viversela come meglio credeva. Magari tornerò anche al mare, come non facevo da quando ero poco più che una bambina.
A pensarci, ancora non ci credevo.
Mi tirai su dal materasso, infilando le mie pantofole e presi l'intimo pulito dalla cassettiera, prima di andare a chiudermi in bagno. Feci una doccia e pettinai i capelli già puliti, indossando dei leggins grigi e una maglietta a maniche corte per poi scendere a fare colazione prima di andare a scuola.
Solo che, quando varcai la soglia della cucina e vidi Noah seduto su uno degli sgabelli, non tardai a notare qualcosa di diverso in lui. Sembrava molto più spento del normale, il suo colorito non era dei migliori e aveva le guance terribilmente arrossate. A muso basso continuava a sorseggiare del latte fumante dalla sua tazza e appena si accorse di me, sollevò lo sguardo. Non vidi i suoi fratelli qui con lui e dedussi che fossero già usciti, quindi tenendo conto che Meredith usciva per andare a lavoro prima di noi, eravamo completamente soli.
«Noah» richiamai la sua attenzione avvicinandomi a lui «non stai bene?» domandai preoccupata.
«Non mi sento un gran che...» mormorò con la voce stanca.
«Ma.. hai la febbre?» chiesi retoricamente notando quanto fosse pallido in viso e gli posai una mano sulla fronte per vedere se scottasse. Non ero brava a regolarmi in quel modo, ma sentendola abbastanza rovente cercai un termometro per assicurarmi di non sbagliare.
«Probabilmente» tossì finendo di bere quel poco latte rimasto nella tazza e la poggiò sul bancone cercando di tenersi dritto con la schiena nonostante la spossatezza che sembrava risiedere in lui.
Finalmente trovai il dannato termometro all'intero di uno degli scaffali in cucina e dopo averlo acceso glielo porsi per far sì che potesse misurarsela da se. Poco dopo mi sporsi per guardarne il risultato e quasi sbiancai nel leggere quanto segnava.
«Trentanove e mezzo.. quasi quaranta!»
«Non voglio andare a scuola oggi..» mormorò come un bambino di cinque anni poggiando la testa sul mio petto quando fui abbastanza vicina da poterlo toccare e provai a non ridere, non mi pareva il momento adatto.
«Ovvio che non ci vai ed io resto qui con te, ora vieni in salotto così ti sdrai» sentenziai aiutandolo ad alzarsi e poggiò un braccio intorno alle mie spalle, per aiutarsi a camminare.
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My Hero
RomanceHannah è costretta a vivere nella prigionia che per lei rappresentava la sua stessa casa, succube di un padre che tutto le augura fuorché la felicità. Un suo compagno di classe, dopo anni passati all'oscuro della sua esistenza finisce per notarla, u...