(Preavviso che in questo capitolo
sono descritte scene abbastanza forti)Hannah's P.O.V
Tremo.
Ho paura...tanta paura, continuo a piangere e tremare senza tregua.
Sento le sue mani...la sua insistenza, è rude e violento, non mi lascia, non mi ascolta.
Sbarrai gli occhi ed ero nel mio letto, completamente madida di un sudore freddo, gelido, incollato sulla pelle, che mi faceva tremare forte, sentivo i capelli incrostati sulle guance bagnate dal pianto.
Era l'ennesimo incubo, lo stesso che continuava a tormentarmi da quella notte, lo stesso che non smetteva di farmi rivivere tutto come se si ripetesse all'infinito.
Era un tormento chiudere gli occhi e rivivere la notte in cui quel mostro mi aveva tolto ciò che di più celato avessi, la mia purezza. Senza pudore, senza rimorsi, senza esitazioni o pentimenti...lui che avrebbe dovuto amarmi più di chiunque altro mi aveva rovinato la vita.
Ricordavo ancora ogni dettaglio, ogni respiro sporco, ogni verso lurido che gli usciva di bocca, le sue mani e i suoi modi impressi addosso come la peggiore delle torture...
Un ricordo fin troppo vivido per essere dimenticato.
Era un tormento, una condanna.«Hai tre secondi per spiegarmi cos'è questo! Sei nei guai Hannah!» il fiato mi si era mozzato di colpo, con uno sbalzo di pressione talmente fulmineo da sentir vorticarmi la testa.
Ero paralizzata davanti la cucina, nemmeno un muscolo del mio corpo riusciva più a muoversi davanti quello sguardo furente, agghiacciante. A penzolare dalla sua mano c'era stretto con una rabbia che gli sbiancava le nocche il giacchetto di Noah, quello che si era tolto in salotto e che io ero stata così stupida da dimenticare lì. Sol guardando la collera con cui lo stritolava sapevo perfettamente sarebbe stato solo un assaggio di quel che avrebbe riservato a me.
«Sei rimasta senza parole Hannah?» il tono con cui aveva appena parlato metteva i brividi, lo vidi avanzare lento e i miei occhi guardarono ogni angolo della stanza nella vana ricerca di una via d'uscita che non trovai e che non avrei potuto mai intraprendere.
«Io..io» balbettai intimorita, la realtà era che non avevo più idea di cosa inventarmi. La taglia, l'odore, tutto in quel capo gridava l'appartenenza a un ragazzo e non a me.
«Ti avevo anche avvertita, sapevi che non avresti dovuto mai sgarrare e tu che fai!? Ti diverti con un ragazzo alle mie spalle e sotto il mio tetto!» scagliò un pugno sul tavolo, forte ed improvviso, sobbalzai spaventata cozzando contro la cucina. Era fuori di sé, con le pupille dilatate e iniettate di sangue che mi pietrificarono al suo cospetto.
«Non è successo ciò che pensi, era solo un mio compagno...mi ha portato degli appunti di scuola» avrei potuto dire la qualunque, sarebbe stato invano e lo sapevo.
«Ti stai arrampicando sugli specchi. Conosco quelle come te Hannah, sei come tua madre, quella dannata puttana!» la bocca mi si schiuse da sola, sconvolta lo guardai come si guarda ciò che più si ripudia al mondo. «Mia madre era una Donna con la "D" maiuscola, non osare mai più mancarle di rispetto davanti a me!» fu una frazione di secondo quella in cui vidi i suoi occhi sbarrarsi e la sua mano mi stampò uno schiaffo così forte in pieno viso da farmi girare la testa dalla parte opposta.
Un bruciore atroce mi infiammò il volto e tutte le lacrime che stavo trattenendo mi rigarono le guance da sole, non stavo piangendo ma scesero incontrollate riversando tutto il dolore che sentivo in me.
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My Hero
Любовные романыHannah è costretta a vivere nella prigionia che per lei rappresentava la sua stessa casa, succube di un padre che tutto le augura fuorché la felicità. Un suo compagno di classe, dopo anni passati all'oscuro della sua esistenza finisce per notarla, u...