60 || Il Destino

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Noah's P.O.V

«È stato molto meglio di quel che avessi mai potuto immaginare» la sua voce era bassa, limitata ad un fievole sussurro appagato, quando mi sfiorò i timpani con il suono melodioso delle sue dolci parole.

Continuai ad accarezzarle soavemente i lunghi e lisci capelli castani, che erano così setosi e profumavano di aromi che variavano dal dolce miele al cocco, mentre tenevo il braccio disteso dietro la sua testa. Mentre osservavo il soffitto bianco steso accanto a lei, non potevo fare a meno di rivivere quei momenti vissuti poco fa insieme e sentire ancora vive in me, emozioni che da fin troppo tempo ormai non provavo sulla pelle.

«Vale lo stesso per me bambolina» e il solito nomignolo con cui la chiamavo un tempo, mi uscii di bocca così disinvoltamente, senza che neppure potessi rendermene conto, ma ero stato così bene con lei.

Più di come non fossi mai stato in passato, neanche prima dell'incidente, come se il periodo buio che mi aveva costretto a starle lontano perché non ricordava nulla di me, non avesse fatto altro che rafforzare i miei sentimenti nei suoi confronti.

Ora più che mai ero certo di amarla.

Si accovacciò ancora di più sul mio petto nudo, cercando forse di stare più comoda e tirai su il lenzuolo leggero, coprendola fino a metà schiena. «Sai una cosa?» tirò su il viso immergendo gli occhi nei miei mentre mi guardava dal basso e scossi la testa, notando con immenso piacere come i suoi occhi paressero essere tornati a guardarmi come mi guardavano un tempo.

«Cosa?» domandai notandola taciturna, ma sorridente come non mai.

«Sono tanto felice» ammise sorridendo ancora più di poco prima e mi si scaldò il cuore. Non immaginava neppure quanto rendesse felice me sapere che ero riuscito nel mio intento, che ero riuscito a renderla felice, a farla innamorare ancora una volta di me.

«Ne è valsa la pena di bagnarci sotto la pioggia per venire fin qui, non trovi?» sussurrai tenendo lo sguardo nel suo ed annuì semplicemente, facendo scorrere i polpastrelli sul mio petto, facendomi la pelle d'oca. Ma nella sua testa parevano star scorrendo mille domande in quel momento, non sapevo perché ma ne avevo la netta sensazione e la curiosità in me iniziava ad ardere come fuoco.

«A cosa pensi?» chiesi continuando a muovere le dita sulla sua schiena e notai con piacere la sua pelle rabbrividire sotto il mio tocco, proprio come aveva fatto la mia poco fa «perché me» disse d'improvviso, smettendo di pensare fra se e se e aggrottai l'espressione.

«In che senso?» mi accigliai «perché proprio me, perché ti sei innamorato di me all'improvviso».

All'improvviso.

Risi. Se solo sapesse quanto tempo abbiamo davvero trascorso insieme, se sapesse quanto era stato complicato cercare di avvicinarmi a lei, cercare di capirla e capire cosa realmente provassi io...per una ragazzata tanto complicata quanto mi appariva lei.

Se solo ricordasse tutti quei momenti, ricordasse la sua insistenza nel volermi tenere lontano dal suo mondo e la mia nel volerci a tutti i costi entrare, non direbbe così. Non si domanderebbe neppure per un istante perché mi sia innamorato di lei così all'improvviso, perché avevamo un mondo alle spalle.

«Non mi sono innamorato di te all'improvviso, credimi, è stato un sentimento coltivato piano piano, come quando proviamo ad addormentarci a fatica e poi finalmente, ci ritroviamo immersi nel mondo dei sogni e quel mondo è bellissimo» lei restò in silenzio, sembrava non saper che altro dire.

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