Hannah's P.O.V
La villa di Mason sembrava essere immensa, qualcosa che una come me aveva potuto ammirare solo nei film, non ero mai stata in un posto che ostentasse così tanta ricchezza. Il giardino che la circondava era gigante e curato in ogni minimo dettaglio, solo i fili d'erba sembravano essere stati tagliati uno ad uno per essere tutti rigorosamente della stessa lunghezza. Perfezione. Più ci avvicinavamo alla villa, più il volume della musica sembrava aumentare, probabilmente se ci fossero state case nelle vicinanze a quest'ora sarebbero già arrivate le pattuglie alla porta, ma la casa rimaneva fuori città. C'erano altre abitazioni nei paraggi, nessuna eccessivamente vicina.
La macchina l'avevamo lasciata nella stradina fuori il cancello, assieme a tutte le altre ammassate lì attorno, ora stavamo percorrendo a piedi il viale che portava all'entrata maestosa e Noah mi teneva per mano.
Chissà se i genitori sapevano di questa festa.
Non dissi nulla quando ci imbattemmo nei primi studenti su di giri, notai le ragazze splendere in abitini di paillettes sgambati, dimenarsi, con make-up colmi di brillantini e colori. Mi sentii subito meno in imbarazzo fra loro, temevo di essere troppo appariscente con questo abitino celeste, dopotutto era il mio unico vestito, ma in fin dei conti ero la più sobria. Dentro, la casa, era un traboccare di adolescenti sballati, la musica era altissima, le luci intermittenti colmavano le stanze di mille toni differenti.
Non ero abituata a nulla di simile.
Seguii Noah fra quell'ammasso di ragazzi, ballavano e urlavano, seguivano la musica, nessuno di loro sembrava voler pensare a nulla che non riguardasse lo stordirsi. Giochi, scommesse, sfide e risa. Notai un tipo scolarsi una bottiglia di non so cosa tutta d'un sorso mentre un gruppo di amici lo incalzava a suon di applausi, la maggior parte di loro erano persi, sbronzi da chissà quanto. A me girava la testa solo a guardarli.
«Hannah, alla fine sei venuta!» non feci neppure in tempo a realizzare da dove provenisse quella voce squillante che venni assalita dal suo abbraccio, Dalila mi fece annegare nel suo buon profumo, stretta fra le sue braccia per poi ricomporsi.
«Sei uno schianto!» urlò guardandomi da testa a piedi, neanche a dirlo io mi imbarazzai.
«Anche tu sei molto bella» ammisi amando il suo abitino svolazzante e fece una giravolta su se stessa, le frange planarono, sulle palpebre le brillavano sfumature colorate e solo allora notai, alle sue spalle, il fidanzato fermo ad attenderla con due bicchieri colmi fra le mani.
«Sei venuta in buona compagnia eh» ammiccò dando una spallata a Noah che abbozzò subito un sorriso guardandola dall'alto, non si sorprese e dal rossore sulle guance di lei e il tono di voce con il quale stava parlando, capii dovesse aver bevuto un bel po'.
«Noi andiamo a ballare di là, se vi va di raggiungerci più tardi siamo in quella zona» urlò indicando la parte opposta a quella in cui stavamo proseguendo noi due, oltre le teste dei ragazzi e mi limitai ad annuire.
«Certo...stiamo andando prima a salutare Mason e gli altri» spiegai mentre mi sfiorava una spalla con la mano per salutarmi e mi fece un occhiolino complice, abbozzando una risata nel vedere quanto sembrassimo affiatati io e Noah.
Era completamente brilla.
«Fate i bravi mi raccomando» rise allontanandosi insieme a Caleb e pregai di non arrossire ancora, la confusione delle luci l'avrebbe nascosto, ma non da me.
Tornammo a farci strada fra la gente e quando raggiungemmo finalmente il suo gruppo, notai fossero tutti radunati in una zona della casa nella quale si era formato un gruppetto distinto e decisamente più calmo. Erano tutti comodi su un enorme sofà a ferro di cavallo, i soliti di sempre, ma c'erano anche delle ragazze lì con loro.
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My Hero
RomanceHannah è costretta a vivere nella prigionia che per lei rappresentava la sua stessa casa, succube di un padre che tutto le augura fuorché la felicità. Un suo compagno di classe, dopo anni passati all'oscuro della sua esistenza finisce per notarla, u...