Hannah's P.O.V
C'era una luce splendente oggi in cielo, la bella stagione era arrivata ormai da un pezzo ed ogni giorno era illuminato dalla lucentezza infinita del sole, che accarezzava Seattle con i suoi caldi raggi estivi. Io come mio solito, ero appena arrivata in ospedale, pronta a fare visita al mio ragazzo..che da due lunghi mesi e dieci giorni ormai, riposava inerte su quel letto d'ospedale.
Uscii dall'ascensore che mi aveva portata direttamente al piano in cui si trovava la sua stanza e camminai a passi calmi lungo il corridoio semi deserto, illuminato dalla luce del giorno che penetrava brillante dalle vetrate. Non appena entrai nella sua stanza, vidi subito i fiori che chi veniva qui a fargli visita, lasciava sul tavolinetto dal ripiano azzurro accanto alla finestra ai piedi del suo letto.
Mi avvicinai alle tende come prima cosa, scostandole da davanti al vetro per lasciar entrare tutta la luce possibile e quando finalmente mi avvicinai a lui, venni avvolta da quel solito senso di nostalgia, che provavo ogni volta che gli stavo vicino e non potevo vedere il colore dei suoi occhi o sentire il suono della sua voce. Cauta e silenziosa mi avvicinai di più, chinandomi verso la sua testa per lasciargli un dolce bacio sulla fronte e sospirai, soffermandomi a guardare le sue labbra. Non erano più come un tempo, non erano più rosee e vellutate come al solito, erano secche. Spesso gliele bagnavo con dell'acqua, per farle tornare morbide visto quante volte al giorno di disidratassero, ma non ci mettevano molto a tornare biancastre.
«Quanto tempo ancora terrai gli occhi chiusi amore mio?» sussurrai al suo orecchio, afferrando la sua mano nella mia e provai a non piangere. Perché passavano i giorni, le settimane e i mesi, ma ogni volta che mi ritrovavo da sola con lui davanti, finivo per crollare.
«Ti stiamo aspettando tutti, devi svegliarti» aggiunsi accarezzandogli il viso con la mano libera «lo so che puoi farcela, tu sei forte Noah» la mia voce era instabile, tremolante direi, ma in quel momento qualcuno si ritrovò a bussare sulla porta.
«È permesso?» riconobbi subito la voce della mia migliore amica arrivare incerta dal fondo della stanza e mi voltai «certo, entra pure» mormorai osservandola entrare, con un contenitore trasparente fra le mani «tutto bene?» domandò più per circostanza che per altro, venendo ad abbracciarmi e mi strinsi nelle spalle.
«Sai, ti ho preparato dei muffin al cioccolato, i tuoi preferiti» aggiunse sollevando il coperchio blu del recipiente lasciando fuoriuscire il buonissimo odore di cioccolata ma non appena li guardai sentii come se lo stomaco avesse appena fatto una coprirla su se stesso e mi coprii subito la bocca con le mani, tornando a poggiarmi alla sedia per non cadere.
«Hannah, che succede!?» domandò preoccupata vedendomi probabilmente impallidire e mi sedetti, tenendo la testa bassa e lo sguardo rivolto al pavimento «sei pallida» constatò poco dopo, ma lì per lì non risposi, portandomi una mano sulla fronte e chiudendo gli occhi per stabilizzarmi.
«Non mi sento tanto bene» ammisi non riuscendo più a far finta di nulla e sentii le forze calare all'improvviso, nel momento in cui la porta tornò a far rumore «eccomi, non trovavo parcheggio» intervenì una voce maschile, facendomi drizzare la schiena e riconobbi Luke poco dopo.
Quando sollevai lo sguardo a fatica, non riuscendo a guardare un punto fisso, lui parve rendersi conto delle mie pessime condizioni e accorse subito da noi «che succede?» chiese a sua volta e sbuffai.
«Nulla, sto già meglio» mentii tornando ad afferrare la mano di Noah nella mia, ma la testa riprese a girarmi fortissimo.
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My Hero
RomanceHannah è costretta a vivere nella prigionia che per lei rappresentava la sua stessa casa, succube di un padre che tutto le augura fuorché la felicità. Un suo compagno di classe, dopo anni passati all'oscuro della sua esistenza finisce per notarla, u...