43 || La verità

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Hannah's P.O.V

Il giorno seguente io e il mio ragazzo eravamo stati i primi a risvegliarci da quel coma profondo nel quale eravamo sprofondati tutti, appena rientrati quasi al sorgere del sole dalla festa al Temple. Nessuno degli altri sembrava accennare ad abbandonare il sonno, si erano ubriacati come spugne e puzzavano tutti d'alcol da far schifo. Così io e Noah avevamo deciso di cambiarci e uscire a fare colazione in una delle pasticceria del centro.

Entrammo in quella che dalla vetrina, sembrava essere la più invitante per una bella colazione fatta come si deve.

«Ti fa ancora male la testa» domandai sapendo che il suo risveglio non era stato tanto della quale, perché pur non essendosi condotto nello stato degli altri, aveva bevuto abbastanza.

«No, si è calmata» accennò un sorriso raggiungendo uno dei tavoli vuoti che affacciavano sull'incantevole giardino interno del locale e lo seguii accomodandomi sulla sedia in legno bianco. Quando si sedette di fronte a me rimasi a guardarlo, aveva ancora il viso assonnato e un po' gonfio dal sonno, ma era sempre bellissimo per me. Chissà se ricordava i baci di ieri notte, avrei pagato per non essere in quella stupida discoteca ma sola con lui in ogni dove.

«A che pensi?» chiese poggiando il mento sul dorso della mano e scossi la testa sentendomi arrossire lievemente, il giorno che riuscirò a non essere tradita dal rossore sulle guance stapperò una bottiglia giuro. Vidi un sorriso malizioso comparire d'improvviso sul suo volto e distolsi lo sguardo «pensavi a ieri notte» beccata.

«No» mentii non riuscendo a far a meno di sorridere e scosse la testa divertito «che prendi da mangiare?» chiese infine tirandosi su dal tavolo per andare ad ordinare e non ci pensai su troppo a lungo «un latte macchiato e un muffin al cioccolato» dissi sollevando lo sguardo nel suo ed annuì ovvio «il tuo preferito» constatò allontanandosi dal tavolo dopo avermi lasciato una carezza sulla guancia e rimasi sola.

Mi sistemai una ciocca di capelli dietro l'orecchio guardandomi attorno nell'attesa che tornasse, non c'erano molte persone nel locale e fortunatamente l'aria condizionata fresca, mi faceva scordare il caldo che si respirava fuori. Osservai la vetrina sotto al bancone dei dolci freschi, c'erano così tante torte e ciambelline glassate che avevano tanto l'aria di essere squisite.

Poi qualcosa punse la mia attenzione, fui come scottata dallo sguardo di qualcuno a me estraneo e mi voltai sulla sinistra, notando subito qualcosa. Era una donna, che su per giù poteva essere poco più grande di Meredith che pareva fosse così persa a studiarmi con lo sguardo da non rendersi conto che la stessi guardando. Era seduta in un tavolo singolo, con davanti una fetta di cheesecake alle fragole per metà ancora intera e d'improvviso si risvegliò da quello stato di trance. Così distolse lo sguardo e feci lo stesso, non riuscendo a rilassare la mia espressione ancora accigliata.

Cosa aveva da guardare quella donna? Non potevo smettere di chiedermelo ma mi sforzai di non pensarci e poco dopo Noah ignaro di tutto, tornò a sedersi di fronte a me.

«Che hai preso tu?» chiesi curiosa poggiando un gomito sul tavolo e il mento sulla mano chiusa a pugno e mi rivolse la sua attenzione «un cupcake alla banana, una fetta di torta al cioccolato e un cappuccino» disse ovvio giocherellando con le bustine di zucchero all'interno del contenitore al centro del tavolo.

«Non male i tuoi gusti» ammisi in un'espressione deliziata e lui inarcò un sopracciglio divertito guardandomi negli occhi con aria furba «ne dubitavi?» ma in quel momento la mia attenzione tornò a ricadere sulla signora di poco fa, che non mi stupii quando notai che stesse nuovamente guardandomi.

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