❃ 26 || Un nuovo inizio

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Hannah's P.O.V

Quando la mattina seguente iniziai a riprendere conoscenza, mi sentivo stanchissima, come se non avessi mai dormito.

Le palpebre pesavano tremendamente, avevo la testa frastornata e tanta voglia di rimanere fra quelle morbide lenzuola per mille altre ore infinite. Sbadigliai sonoramente strofinando gli occhi, c'era pace e silenzio, quando riuscii a mettere a fuoco qualcosa attorno a me i miei occhi scivolarono su trofei, medaglie, foto affisse su una bacheca che mi sembrava di aver già visto.

Quell'odore che mi avvolgeva era indistinguibile, avevo dormito nella stanza di Noah ed ora non avrei voluto più alzarmi...

Mi mossi sconnessamente, afferrai le coperte per coprirmi interamente e mi rigirai dal lato opposto, annegando nel cuscino. Ricordavo perfettamente le sensazioni che mi ribollivano nel corpo fino a poche ore fa, la frenesia che avevo provato nel passare una notte così bella con i nostri amici.

Avevamo visto l'alba insieme.

Non avevo idea di che ore fossero adesso, ricordavo di essere tornata che fuori era di nuovo giorno e chiusi gli occhi riposando.

Si stava così bene lì.

Udii la serratura della porta, poi dei passi invasero la stanza fino a poco prima così silente e rasserenante.

Il materasso accanto a me affondò, doveva essersi seduto, tirai fuori un occhio da sotto le lenzuola. Lui sorrise.

«Ci siamo svegliate dal letargo?» chiese piano, osservandomi come se potessi apparire divertente ai suoi occhi e mi coprii più di prima. Avevo sonno e sicuramente non ero nelle condizioni migliori per essere guardata da lui.

Ma potevo sentire il suo profumo ovunque ormai.

Mi smosse e tornai a guardarlo completamente aggrovigliata nel suo letto, era così bello, il sole gli baciava il viso, i capelli dorati splendevano illuminandogli il volto, sentii il cuore accelerare sol guardandolo.

Chissà se mi sarei mai abituata a lui...

«Ho dormito tanto?» biascicai confusa e assonnata, stiracchiandomi per sgranchire un po' la schiena.

«Sono le tre del pomeriggio, giudica tu» rise osservandomi e sgranai gli occhi. Le tre?

Lo vidi accomodarsi meglio, ma io mi agitai.

«Oddio, non ho mai dormito fino a quest'ora! È impossibile...» mi sentivo quasi in colpa all'idea di aver poltrito tanto e mi guardò tranquillo «ti sei addormentata verso le otto di sta mattina, non preoccuparti» mi sfiorò le braccia, le sue carezze mi solleticarono da sopra le lenzuola e sospirai stanca.

Lui sembrava propenso a dirmi qualcosa, lo notai da come si soffermò a guardarmi, dalla sua bocca schiudersi, lo sguardo che pareva voler trovare parole e non dissi nulla nell'attesa che parlasse.

«Te la senti di tornare a casa tua oggi? Prendiamo tutte le tue cose, per portarle qui» disse cauto e mi sentii raggelare, all'idea di dover tornare dopo essere scappata, sfuggendo all'inevitabile.

Finora mi ero sentita in una bolla, fra i giorni allo chalet e il mio compleanno era come se fossi stata in pausa dalla mia vita, fuori dal mondo, non avevo ancora fatto i conti con tutto ciò. Non avevo neanche pensato a dove andare, avrei dovuto affittare una casa? Dopotutto avevo da parte tutti i soldi che mi aveva lasciato la mamma ma, allo stesso tempo, tanta paura.

«Non posso restare qui troppo a lungo» dissi a disagio, vergognandomi come non mai della mia stessa situazione ma scosse la testa, eppure io mi sentivo sbagliata.

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