28 || Parigi

8.4K 237 19
                                    

Hannah's P.O.V

Tenevo stretta nella mia la mano di Noah, con ancora gli occhi serrati fino a far male per la paura e l'ansia che sembravo provare al contempo, alla sola idea di volare. Un brivido quasi doloroso si propagò lungo la mia spina dorsale mentre mi spingevo da sola contro il sedile, al momento in cui percepii che l'aereo doveva essersi appena sollevato da terra. A fatica aprii gli occhi e quasi svenni nel vedere la pista allontanarsi a vista d'occhio sotto al mio sguardo terrorizzato. Ogni singolo muscolo del mio corpo sembrava essere così teso da far male.

Mi sentivo quasi una sardina in scatola, chiusa in un aereo passeggeri, schiacciata contro un sedile, immobile e con una cinta allacciata al corpo nell'attesa che quel dannato aggeggio volante si stabilizzasse nell'aria. Era il mio primo volo in assoluto, doveva essere normale avere tutta questa ansia..o perlomeno era quel che credevo.

«Vedi? Ci siamo staccati da terra e siamo ancora vivi» come unico gesto compiuto da ben dieci minuti a questa parte, diedi un pugno sul braccio del mio ragazzo quando terminò di pronunciare quella frase e tornai ad osservare le nuvole, per la prima volta sotto di me.

Sembravano una distesa di panna montata, non pensavo fosse così bello volare, paura a parte.

«Smettila di fare il simpaticone» borbottai con una smorfia indispettita e rise. Io non avevo molto da ridere, ma mano a mano che i minuti continuavano a passare sempre allo stesso modo, senza precipitare nel vuoto, iniziai a rilassarmi. E nonostante le battutine di Noah sulla mia paura, sapevo che era solo grazie alla sua presenza al mio fianco se non fossi ancora entrata nel panico più totale.

Ero una fifona, risaputo.

«Parigi ci aspetta!» urlò Luke dall'altra parte dei sedili alzando teatralmente le braccia all'aria e abbozzai un sorriso nervoso.

La professoressa seduta nella fila opposta sembrò spaventarsi, drizzò la schiena e quando si voltò di scatto le vidi in volto una faccia perplessa «Luke Smith, non faccia il demente sull'aereo!» tutti scoppiarono a ridere istintivamente, guadagnandosi le occhiatacce severe della professoressa e presi una boccata d'aria.

«Io non so come farò a passare tutto questo tempo intrappolato in questo aereo, siamo appena partiti e mi sono già stufato di aspettare l'arrivo» borbottò Austin, seduto nel posto accanto a Noah e deglutii.

Il mio ragazzo prese a dargli delle pacche sulla spalla, sospirando a sua volta «fai come me, dormi» alzai gli occhi al cielo. Possibile che riuscissero a dormire su questo aggeggio infernale?

«Vuoi dormire un'altra decina di ore di fila dopo esserti svegliato tre ore fa?» corrugai la fronte sconcertata cercando di parlare nonostante tutta la mia agitazione interiore.

Lui ridacchiò ovvio e scossi la testa rassegnata «è ciò che avevo in mente» puntualizzò.

«Io leggerò qualcosa, ascolterò delle canzoni e farò dei cruciverba» o perlomeno erano i passatempi che mi ero programmata prima di essere paralizzata dalla paura, ancorata ad un sedile.

«Dei cruciverba? Sei seria?» rise, scrutandomi divertito e lo guardai male.

«Certo, sviluppano la mente, che hai in contrario ai cruciverba?» domandai accigliata iniziando a distogliere l'attenzione dal luogo in cui ci trovassimo.

My HeroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora