Hannah's P.O.V
Il cielo sembrava così grigio, pieno di nuvoloni che parevano volessero buttar giù quintali di acqua, eppure ancora non pioveva. Continuavo a guardare fuori, non avendo altro da fare in questo posto sempre così noioso e silenzioso.
Sollevai una mano verso le bende che tenevo ancora strette attorno alla testa e le toccai, sfiorandole con i polpastrelli. Eppure per quanto provassi a ricordare al momento in cui ero stata coinvolta in quell'incidente, non riusciva a tornarmi alla mente. È praticamente l'unica cosa che proprio non ricordo, come una voragine nella mia testa...eppure il medico sembrava così convinto che qualcosa in me non andasse come doveva andare. Avevo anche provato a convincerlo di star bene, ma niente, sembrava ostinato a credere che abbia avuto un'amnesia o qualcosa di simile.
Stupidaggini.
Chi perde la memoria scorda persino la sua famiglia o in casi estremi il suo nome, ma non era il mio caso. Ricordavo tutto.
Le mie uniche domande erano semplici... come ero finita fin qui e chi era quel ragazzo biondo che da quando mi sono risvegliata non smette di guardarmi come se gli fosse morto qualcuno. Non ci conoscevamo neppure, che motivo aveva di guardarmi in quel modo, solo perché evidentemente conosce bene mio padre. Per carità, mi dispiacerei anch'io se la figlia di un mio conoscente avesse un incidente, ma non in quel modo.
Ora sembrava essere finalmente tornato a casa sua, perché non lo vedevo da ben due ore aggirarsi fuori dalla mia stanza, ma gli farà sicuramente bene riposarsi. Non ha motivo di prendersi tutta quell'angoscia per qualcuno che non centrava direttamente nulla con la sua vita. Mio padre invece era uscito a parlare con i dottori, pare sia quasi giunto il momento di tornare a casa per me e non vedevo l'ora.
Ero stufa di starmene tutto il giorno su questo letto.
«È permesso?» sollevai subito gli occhi verso la porta socchiusa, udendo una voce maschile che non sentivo da giorni ed annuii puntando gli occhi in quelli che mi ero appena ritrovata davanti. «Come stai?» chiese avanzando a passi ovattati nella stanza e schiusi le labbra interdetta.
«Non dovevi venire fin qui» dissi provando a sistemare meglio la schiena sui due cuscini poggiati alla testiera che avevo dietro e si strinse nelle spalle prendendo subito posto nelle sedie qui accanto a me «l'ho saputo oggi, altrimenti sarei venuto prima» e lo osservai in silenzio.
Non avevo mai provato particolare simpatia per il ragazzo che ora se ne stava qui seduto a guardarmi, con quei corti riccioli castani a solleticargli la fronte e gli occhi affusolati dalle iridi scure quanto le mie, eppure mi faceva piacere sapere che fosse venuto fin qui per me.
Era un bel gesto da parte sua, no?
«Perché?» chiesi inclinando di poco la testa e sorrise imbarazzato «perché mi stai a cuore».
«Ma andiamo Asher, non siamo neppure amici» come potevo stargli a cuore se finora non gli avevo mai dato modo di avvicinarsi a me, anche se una parte di me si stava domandando come mai. Eppure lo avevo trovato un ragazzo molto attraente fin dal primo momento...
«Lo so che non siamo amici, ma non ti è mai piaciuto qualcuno con cui non avevi neppure mai parlato? Ecco, tu mi piaci dal primo momento in cui ti ho incrociata nel tuo liceo Hannah» okay questa non me la aspettavo.
«Non hai niente da dire?» domandò notando il mio silenzio improvviso e schiuse le labbra, era come se qualcosa mi spingesse a restarmene in silenzio. Perché doveva parermi tutto dannatamente strano da quando mi ero risvegliata? Sarà stato lo shock.
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My Hero
RomansHannah è costretta a vivere nella prigionia che per lei rappresentava la sua stessa casa, succube di un padre che tutto le augura fuorché la felicità. Un suo compagno di classe, dopo anni passati all'oscuro della sua esistenza finisce per notarla, u...