❃ 6 || Lui era tornato

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Hannah's P.O.V

I sette giorni senza mio padre erano giunti al termine ed io non potevo credere che fosse già lunedì, il tempo vola quando lo passi bene e questa settimana ne era stata la prova cruciale per me. L'unica negli ultimi dieci anni ad essere durata un battito di ciglia, ma che mi aveva lasciato così tanti piccoli momenti impressi, come il più bello dei sogni.

Noah aveva passato ogni giorno con me, ignorando i mille sguardi che le ragazze gli incollavano addosso a scuola e i sorrisi delle sconosciute in giro. Era riuscito a rendere indelebile ogni singolo giorno... dalla pizza con il panorama mozzafiato, al cinema all'aperto sotto le stelle organizzato nel suo quartiere e la sua mano aveva stretto la mia per tutto il tempo quella notte. Il solo ricordo mi mandava su di giri il cuore, che in quel momento non aveva trovato via di smettere di palpitare per tutto il tempo.

Più avevo cercato di rimanere fredda, chiusa e misteriosa, più lui aveva avanzato, impigliandosi fra i miei sorrisi.

Ero a scuola ora ed era l'ora di pranzo, dopo aver messo qualcosa nel vassoio per togliermi quel lieve senso di fame mi guardai attorno. Non sapevo bene cosa volessi, infondo era come se lo stessi cercando ma non l'avrei ammesso. Non ero pronta a tornare alla mia triste realtà, quanto avrei voluto che il tempo smettesse di scorrere per fermarmi in quegli occhi verdi che tanto mi facevano vivere.

Di colpo lo vidi, era seduto al tavolo con i suoi amici e lui non tardò nel notarmi. Con un cenno della mano mi incitò a raggiungerlo, non avevo ancora mai conosciuto nessuno dei suoi amici e distrattamente riconobbi solo quello dai capelli castani con il quale era quel giorno in cortile.

«Ei ciao, siediti con noi» mi guardò ancora impalata alle sue spalle e quando mi infilai accanto a lui morendo dalla vergogna di dover presentarmi davanti tanti volti sconosciuti, mi lasciò un bacio sulla guancia per salutarmi. Il cuore strabuzzò d'improvviso quel breve istante in cui le sue labbra si erano poggiate su di me e tremai dentro.

«Non vorrei essere di troppo» mormorai piano riferendomi al suo gruppo, notando fossi letteralmente l'unica ragazza lì con loro e scosse la testa tranquillo. Non aveva neppure la minima idea di come mi avesse frastornata quel bacio.

«Le belle ragazze sono sempre gradite» si intromise uno che da quelle semplici parole guadagnò subito la mia antipatia e lo osservai silente. Era colmo di sé, con una chioma completamente nera e sbarazzina e dei tatuaggi che gli riempivano le braccia scoperte. Mi guardò come se volesse sventrarmi anche l'anima e mi sentii invasa come non mai sotto quegli occhi bui. Tutti mi notarono di colpo dopo il suo intervento e quando smisero di parlare rivolgendomi ogni sguardo, sprofondai all'ombra di Noah, che in quel momento era il mio punto fermo.

«Il tuo viso mi è familiare» constatò toccandosi il mento il ragazzo castano che distinguevo alla perfezione dagli altri e deglutii. Il ricordo di quanto mi era costato farmi vedere con lui e Noah da mio padre quel giorno mi riscosse nel peggiore dei modi.

«Ehm, ci siamo visti di sfuggita mentre parlavo con Noah fuori scuola» risposi a fatica, non mi sentivo affatto a mio agio ma il sorriso che si dipinse su quel ragazzo mi rassicurò in parte.

«Hai ragione!» esclamò illuminandosi di colpo e mi porse la mano oltre il tavolo «io sono Austin, uno dei migliori amici di Noah e il più simpatico di tutto il gruppo» disse divertito e abbozzai un sorriso, presentandomi a mia volta.

«Ogni volta che Noah ci presenta una ragazza nuova, è sempre più bella di quella precedente» tornò a parlare il primo ad avermi fatto quell'orribile impressione, dandomi la conferma di non essermi sbagliata. C'era un doppio fondo nel suo tono e il modo in cui continuava a guardarmi fece irrigidire il ragazzo al mio fianco.

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