Hannah's P.O.V
«Si sto arrivando, tienimi il posto mi raccomando!» dissi prima di riattaccare la chiamata e riporre il cellulare nella cinta della mia gonna a quadri lilla, essendo sprovvista di tasche ed io di borsa. Ero arrivata a scuola da poco con la sorella del mio ragazzo, visto che lui e Dylan non erano proprio rientrati per allenarsi in vista della partita di fine anno, ma lei era già sugli spalti con gli altri ed io avevo fatto sosta in bagno. Erano passate già tre lunghe settimane dalla festa "mega galattica" a casa di Brian ma a discapito di ciò che temevo, gli incubi non erano tornati a tormentarmi ogni notte come mi successe quando mio padre abusò di me.
Nel corso di queste settimane tutto è andato avanti nella norma, il programma scolastico, la mia permanenza a casa di Noah dove dopo tante insistenze da parte di tutti loro avevo accettato di rimanere fino al college. Anche fra me e lui le cose sembravano essere andate avanti nel migliore dei modi, la nostra relazione pareva andare di bene in meglio ormai, più passava il tempo meglio stavamo insieme, a differenza di molti. Non litigavamo quasi mai anche se a differenza dei primi mesi qualche discussione di tanto in tanto sembrava insorgere, ma nulla di grave. Del resto, per quanto riguarda la denuncia fatta a mio padre mesi fa, la giustizia per una volta sembrava aver fatto il suo corso e appena una decina di giorni fa era stato arrestato e condannato a scontare quattordici anni di prigione. Per quanto riguarda il resto, Dalila per riprendersi dalla sua rottura con Caleb si era messa d'impegno con la scuola più che mai, la sua media scolastica si era ribaltata totalmente ed ora come me eccelleva in ogni singola materia e per tutto il tempo Luke non l'aveva mai lasciata sola, era proprio cotto della mia amica. Mason e Zoey invece non avevano ancora rivelato nulla a nessuno della loro storia, ma personalmente avevo deciso di tirarmi fuori. Non volevo intromettermi fra due amici e due fratelli, quindi dopo averli messi in guardia e dato il mio consiglio, avevo deciso di non fare altro.
«Cosa ci fa una bella ragazza da sola in corridoio a pochi minuti dalla partita?» quando udii quella voce mi voltai all'istante, ma non avevo la minima idea di chi avessi davanti. Era un ragazzo dai capelli ricci, castani non troppo lunghi e gli occhi di un marrone chiarissimo. Aveva un naso impeccabile e delle labbra appena asimmetriche con la parte destra superiore leggermente più calata ma non si notava troppo. Era indubbiamente un bellissimo ragazzo, ma dubitavo fosse della mia stessa scuola.
«Potrei domandare lo stesso» dissi con sufficienza facendo un passo indietro e sollevò l'angolo della bocca in un sorriso divertito, scuotendo leggermente la testa. Solo allora scorsi l'orecchino argentato che portava nell'orecchio sinistro, che gli dava quel tocco in più.
«Hai ragione non hai tutti i torti» rise mordendosi lievemente il labbro fra i denti e aggiunse subito dopo «sono venuto a prendere un po' d'aria prima della partita» e solo allora intuii che doveva essere per forza un allievo della High Oakland Mills, la scuola della squadra avversaria che avrebbero dovuto affrontare sta sera Noah e i suoi compagni. La Lakeside -la nostra scuola- e la sua, erano le uniche ad aver vinto tutti i tornei precedenti e per questo sta sera si sarebbero contestate il trofeo dei campioni, quello che a fine partita avrebbero assegnato alla squadra vincitrice. Ma il nome non rendeva molto, visto che osservandolo dalle foto esposte in corridoio degli scorsi anni, non era proprio il massimo delle bellezze quel trofeo.
«Sei nella squadra avversaria?» chiesi guardandolo negli occhi, era molto più alto di me, tanto quanto Noah e lui annuii ovvio «si sai, sono il quarterback» mi informò forse pensando di far bella figura ma non mi esaltai più di tanto.
«Capisco»
Lui mi guardò ancora, forse sperando fossi un po' più ben disposta nei suoi confronti, ma non era da me esserlo tantomeno con un perfetto sconosciuto «comunque non per fare il casca morto, ma hai davvero dei bellissimi occhi» disse infine complimentandosi con me e provai a non sentirmi arrossire, non ero in grado di restare impassibile davanti a dei complimenti, per il semplice fatto che mi imbarazzavano oltremodo. Mi scostai una ciocca di capelli dal viso riavviandola dietro un orecchio «ehm grazie, ma ora devo andare» sussurrai guardandomi intorno. C'eravamo davvero solo io e lui in quel corridoio e non mi pareva il caso di indugiare altro tempo, così lo salutai incamminandomi decisa verso il campo da football.
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My Hero
Roman d'amourHannah è costretta a vivere nella prigionia che per lei rappresentava la sua stessa casa, succube di un padre che tutto le augura fuorché la felicità. Un suo compagno di classe, dopo anni passati all'oscuro della sua esistenza finisce per notarla, u...