Hannah's P.O.V
«Sei sicura che non raddoppieremo la strada passando di qua?» domandai senza più risorse di ossigeno nei polmoni e fui costretta a piegarmi in due per riprendere fiato, rincorrere Dalila per i corridoi del campus a quanto pare non era un mio forte.
«Tranquilla so orientarmi» la sentii dire quando tornai a seguirla, teneva ancora fra le mani la mappa dell'intero dormitorio femminile ma dubito stesse riuscendo a decifrarla visto che non eravamo ancora arrivate a destinazione.
«Staremo a vedere» sollevai gli occhi al cielo divertita senza smettere di trascinare il mio trolley lungo quei corridoi semi vuoti.
Solo di tanto in tanto incrociavamo qualche ragazza che come noi sembrava essere intenta a cercare la propria stanza, l'estate era ormai giunta al termine e come previsto, eravamo già arrivate al nostro primo giorno qui al college.
Però non potevo lamentarmi dell'estate passata, per quanto breve potesse essere sembrata era stata piena di eventi. Prima il diploma, la vacanza a San Francisco, la verità sul mio vero padre e poi il matrimonio fra John e Meredith. In assoluto uno dei giorni più commoventi della mia vita, avevano deciso di sposarsi fra pochi intimi. La festa non traboccava di invitati ma solo di tanto, davvero tanto, amore. Se chiudevo gli occhi mi sembrava di rivedere ancora adesso il meraviglioso sorriso che portava dipinto in viso Meredith quando accompagnata da Noah arrivò davanti a mio padre nel suo bellissimo abito bianco. Oppure la commozione negli occhi di mio padre, che dopo così tanti anni aveva finalmente ritrovato l'amore di una moglie e di una figlia che credeva perduta. Da quel giorno potevamo ritenerci davvero una delle più strambe famiglie che potessero esistere, nella quale la madre del mio ragazzo ha sposato il padre che non sapevo fosse mio e il mio fidanzato era diventato improvvisamente il mio fratellastro. Ma inutile dire che non lo avrei mai considerato tale, Noah era semplicemente il mio primo amore e per sempre resterà tale, il solo e l'unico.
Pensieri a parte però, camminare lungo questi vastissimi corridoi da un certo punto di vista mi metteva ansia. Non sapevo come sarebbe stato restare qui la maggior parte del mio tempo d'ora in poi, l'idea di non vivere più a casa di Noah e di non avere la sua stanza a pochi metri dalla mia mi faceva così strano. Sentivo già una sorta di nostalgia, pur sapendo che continuerò a vederlo praticamente tutti i giorni, ma con meno frequenza e dovevo solo abituarmi a questa nuova realtà.
«Ehm..penso che dovremo tornare indietro» Dalila mi guardò negli occhi risvegliandomi dai miei pensieri, con la tipica espressione che faceva quando si rendeva conto di aver sbagliato qualcosa. Avevamo solo triplicato il tragitto passando di qua.
«Ah si?» scherzai fingendomi sorpresa e feci dietro front con la mia valigia a seguito.
«Pensavo fosse una scorciatoia!» si lamentò seguendo me sta volta e mi lasciai passare la cartina. La guardai attentamente nel tentativo di capire dove dovessimo andare per raggiungere la nostra stanza e alla fine, dopo dieci minuti di camminata sommati ai primi dieci minuti di smarrimento, ci ritrovammo davanti quella che doveva essere la nostra camera.
La trecento due.
Tirai fuori le chiavi che c'erano state assegnate dalla tasca dei pantaloni e lanciai un'ultima occhiata a Dalila, prima di infilarle nella serratura e spalancarla. Un profumo femminile abbastanza forte fu la prima cosa ad attirare la mia attenzione, come se fossimo appena arrivate alle porte di una profumeria.
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My Hero
RomanceHannah è costretta a vivere nella prigionia che per lei rappresentava la sua stessa casa, succube di un padre che tutto le augura fuorché la felicità. Un suo compagno di classe, dopo anni passati all'oscuro della sua esistenza finisce per notarla, u...