52 || Amnesia

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Noah's P.O.V

Ventuno ore, erano passate esattamente ventuno ore da quando avevano ricoverato Hannah e ancora non si era risvegliata. I nostri amici sotto intimazione di John erano tornai tutti al campus, ma io continuavo a rifiutarmi di andar via. Avevo riposato anche abbastanza, quelle due ore sulle sedie della sala d'attesa sarebbero bastate a farmi restare sveglio anche fino a domani.

«Noah» mi richiamò il compagno di mia madre sbucando da dietro l'angolo del corridoio «perché sei ancora qui?» chiese venendo a sedersi accanto a me e lo guardai.

«Non la lascio sola finché non sarò certo che sta bene» parlai deciso a non smuovermi di lì e scosse la testa osservando il pavimento «fa male anche a me vederla così, pensi che sia facile starmene con le mani in mano ad aspettare?» domandò passandosi le mani sui pantaloni e sospirai.

«Era accanto a me John, potevo finire io al suo posto ma non è successo...cos'ha fatto lei per meritarsi tutte queste sofferenze? Ha passato la maggior parte della sua vita a star male» davvero non me ne capacitavo.

«Tu non hai colpe e lo sai, nessuno poteva prevedere quell'incidente, non potevi fare nulla per salvarla in quel momento ma quando potevi l'hai fatto. So quel che hai fatto per lei prima che scoprissimo la verità, tu l'hai salvata da mio fratello, l'hai resa felice e l'hai protetta ogni volta che era in tuo potere farlo» le sue parole erano vere, ma allora perché continuavo a sentirmi così male?

«Signor Stewart» una fievole voce attirò la nostra attenzione prima che potessi rispondere qualsiasi cosa e sollevai gli occhi. Era una giovane infermiera che poteva avere su per giù la mia età, stringeva una cartella fra le mani in attesa che John la raggiungesse e appena si alzò in piedi aggiunse «può entrare a vedere sua figlia, può ricevere una piccola visita purché sia breve» lo informò gentilmente e abbassai lo sguardo sul pavimento.

Avrei tanto voluto vederla, ma a quanto pare non c'era spazio per due in quella stanza...

«Okay grazie mille» la ringraziò tornando a camminare verso di me, lo vidi pararsi davanti al mio corpo mentre tenevo ancora gli occhi sul pavimento e finalmente lo guardai «il tempo stringe Noah, vai da lei» i miei occhi si illuminarono nel sentirglielo dire.

Davvero stava dando a me l'opportunità di entrare a vederla per la prima volta dopo l'incidente? Mi tirai su grato di quella occasione e mi sorrise quasi emozionato, posando una mano sulla mia spalla «grazie John»

Seguii in silenzio l'infermiera che mi precedette arrivando fin davanti la porta della stanza nella quale tenevano Hannah e prima di lasciarmi entrare si raccomandò «non più di cinque minuti» disse seria ed io mi limitai ad annuire.

«Mi basteranno»

Posai la mano sulla maniglia gelida, abbassandola lentamente e quando con altrettanta lentezza la spalancai la vidi. Lì sdraiata su quel letto gelido, con la testa fasciata e la pelle bianca come la neve. Ricoperta di graffi e lividi ovunque, la flebo nel braccio e le labbra tutte screpolate.

Chiusi la porta alle mie spalle senza fare troppo rumore e feci qualche passo all'interno della stanza, fino a raggiungere il suo letto e posare la mano sulla sua. Era così gelida.

«Ciao bambolina mia» sussurrai al suo orecchio reprimendo le lacrime «come sei bella» mormorai a bassa voce accarezzandole una guancia con il dorso delle dita.

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