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Tutti e sette erano seduti attorno al grande tavolo della cucina. C'era chi non si vedeva da un paio di giorni: Taehyung e Jungkook. Chi non si parlava per ragioni amorose: Namjoon, Hoseok e Seokjin. E chi si evitava da ormai un mese: Yoongi e Jimin.

Il minore, nonostante l'importante missione di cui si stava discutendo, era continuamente distratto. E non è difficile comprenderne il motivo: Yoongi. O quello che ne era rimasto di lui. Pareva non si tagliasse la barba da qualche settimana. I vestiti del tutto stropicciati. Gli occhi spenti e circondati da profonde occhiaie.

Jimin non era stupido. Gli chi era voluto davvero poco per scoprire le sue intenzioni. E ci stese male. Malissimo per dirla tutta. Non si nascondeva nemmeno quando piangeva. Poi iniziò a reagire. Se lui non era indispensabile per Yoongi, allora perché starci male?

Tuttavia riusciva a scorgere le occhiate del maggiore. Non solo quella sera, ma anche i giorni prima. Perché, anche se non si parlavano, era capitato che si incrociassero. E quel lieve taglio sulla guancia di Jimin non passò inosservato al maggiore.

Chiese a Namjoon, ma nemmeno lui sapeva niente; e nemmeno gli importava. Aveva semplicemente detto "ha completato la missione con qualche intoppo".

Non fraintendete. Namjoon era preoccupato per Jimin. Ma, in quel momento, la sua mente era concentrata su altro. Seokjin era al primo posto. Era da tre settimane che non si parlavano. O meglio, Jin aveva iniziato ad evitare entrambi i fidanzati. Non condivideva più la camera con il leader. Spesso, infatti, il maggiore si ritrovava a dormire nello stesso letto di Jimin.

La riunione terminò e tutti si alzarono. Molti dei quali non avevano capito nulla. Il più piccolo del gruppetto non salutò nessuno, andando dritto a rifugiarsi nella sua cameretta. Cameretta che si era trasformata in un porcile. A terra vi era di tutto: vestiti, cartacce, cibo avanzato, oggetti smarriti. Si chiuse a chiave e si lanciò sul letto. L'unica cosa riconoscibile di quella stanza.

Non si accorse nemmeno degli occhi di Yoongi puntati su di lui. Del dolore che provava; uguale o addirittura più forte del suo. Del rimorso che provava. Tutta la nostalgia che lo stava lentamente divorando. Non percepì neppure i passi del maggiore, troppo lenti per raggiungerlo. Non lo vide lì, fermo davanti la sua porta di legno bianco. Con ancora la mano sulla maniglia della porta.

Non poteva entrare. Non più. Non dopo che la stanza fu chiusa a chiave. Le parole morirono nella gola del maggiore. Troppo dure da tirare fuori. Si odiava per quello che stava facendo ad entrambi. Per il dolore che stava procurando a Jimin.

Si odiava con tutto il cuore. Ma doveva trovare un rimedio. O per lo meno tentare. Non gli importava se poteva far tornare tutto come prima.

Ma doveva mettere tutto in chiaro.
























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