18*

576 34 37
                                    

Dire che sono incazzato nero è poco. Come si fa a perdere una partita così? Non me ne capacito. Non do la colpa a Kalidou, il suo è un errore che può capitare a chiunque. La colpa è di noi tutti perché per un'ora non abbiamo giocato e gli abbiamo fatto fare tutto quello che volevano. Sono incazzatissimo e quando torno a casa la situazione non fa che peggiorare.
Sono le tre e mezza e mia moglie a casa non c'è. Dove cazzo è? Dove cazzo va? La chiamo e risponde la segreteria, le mando messaggi su Whatsapp che non legge. Lancio il cellulare sul letto e mi spoglio. Mi affaccio per prendere un po' d'aria e cercare di calmarmi, quando torna avrà sicuramente una spiegazione, mi ripeto. Mi appoggio con le braccia al davanzale della finestra e i miei occhi sono subito attratti da qualcosa di strano a bordo piscina.
Corro subito al piano di sotto e raggiungo Grecia sdraiata con diverse birre vuote al suo fianco. Mi avvicino al suo naso con l'orecchio e sento che sta respirando tranquillamente, si è addormentata. Ha le gambe che le penzolano nell'acqua e i capelli sciolti che le incorniciano la testa come una criniera. Non riesco a resistere e glieli accarezzo giusto un attimo. Un brivido mi prende la spina dorsale e mi allontano subito.
Torna in te Kostas, fai la persona seria, su.
Sospiro e cerco il modo per raccoglierla dalla pavimentazione fredda del giardino. Ha un vestito corto che ha alzato ulteriormente per non bagnare nella piscina, niente reggiseno e il tanga che si intravede appena.

Basta, non devo più guardarla ma aiutarla. Aiutarla. Ti è chiaro o ti faccio un disegnino? Aiutarla.

"Anche tu eh, che cazzo mi combini?" Le metto un braccio dietro al collo e l'altro sotto le ginocchia. La prendo in braccio e mi incammino verso la dependance.
"Kostas, sei tu?" Domanda fiondandosi con la testa sul mio collo. "Il tuo profumo lo riconoscerei anche in punto di morte" sbiascica lasciandomi la saliva sul collo. Mi viene da ridere, le persone ubriache dicono cose che non dovrebbero dire e che spesso le mettono nei guai, e mi sa che questo è uno di quei casi.
"Ah si?" Chiedo di rimando, curioso di continuare a sentire le sue parole deliranti.
"Sì, decisamente. E' così buono.." Si aggrappa ancora più stretta a me e la sento inspirare profondamente.
"Grazie mille" dico mentre la appoggio sul suo letto sfatto. Mi guardo intorno e c'è abbastanza casino, non era sola.
"Se tu non fossi il mio capo e se non fossi sposato, caro Kostas, mi infilerei nel tuo letto ad ogni occasione buona" dice ancora mentre sistema la faccia sul cuscino.
Resto immobile a fissarla, ha le labbra che sembrano così morbide e calde, labbra che da quando ieri ho incrociato fuori casa mia, non faccio che pensare.
Scaccio quel pensiero e le accendo il condizionatore assicurandomi che stia bene.
"Purtroppo sono il tuo capo e sono sposato, mi dispiace" rispondo. "E poi vedo che ti diverti lo stesso, no?"

Perché le ho chiesto questa cosa? E' ubriaca e poi non dovrebbe interessarmi a prescindere.

"Solo sesso e nemmeno un granché, domani lo lascio, te lo prometto" allunga il braccio e mi punta l'indice come ad avvertirmi di qualcosa.
"Se non ti piace, fai bene" le sistemo il lenzuolo addosso e la saluto. "Ora vado che è tardi, buonanotte" dico. Giro le spalle e faccio qualche passo quando la sua voce mi fa bloccare.
"E' tornata Niki? E' stata via tutta la giornata e alle tre non era ancora tornata" dice con gli occhi già chiusi dal sonno.
Qualche secondo di silenzio per elaborare le sue parole, poi le rispondo nel modo più semplice.
"Sì è tornata" mento serrando le mascelle. "Buonanotte" dico ancora e stavolta vado via davvero.
E no, Niki non è ancora tornata. Me ne vado a letto e mi addormento costringendomi a smettere di pensare a tutto.

Non so che ore sono quando mi sento un peso addosso e soprattutto il cuore a mille. Apro gli occhi e mi ritrovo Niki seduta su di me, io dentro di lei e i suoi gemiti che mi fanno capire subito cosa sta succedendo. Le metto le mani sui fianchi, assecondo i suoi movimenti rilassandomi ma poi la ragione prende il sopravvento sulla passione e la allontano spostandola dal mio corpo.
"Cosa significherebbe questo?" Le chiedo.
"Volevo farmi perdonare, ieri ho perso il senso del tempo e mi sono addormentata, perdonami" dice nuda sotto i miei occhi.
"Ma dove cazzo eri? A che ora sei tornata?"
"Ero a da un'amica ho visto la partita da lei e poi abbiamo messo un film e ci siamo addormentate sul divano. Non ho fatto caso all'orario" spiega mentre io mi rimetto in ordine.
"Io torno dopo una giornata distruttiva, incazzato nero, con la voglia solo di stare con te e tu non ci sei" allargo le braccia, deluso.
"Lo so, scusami" mi avvicina "non succederà più" termina. Si alza e ancora nuda mi abbraccia. Mi abbraccia e io non le resisto, non so scacciarla. La stringo forte e le bacio i capelli.
"Ti amo" le dico appoggiando la mia fronte alla sua. Lei mi sorride e risponde nello stesso modo. Mi sento più tranquillo quando lei è tra le mie braccia, mi sento meglio, come se lei curasse la mia ansia e la mia inquietudine.
Ha i suoi difetti, sicuramente, così come io ho i miei. Ma questo non mi farà mai cambiare idea sull'amore che provo per lei. E' l'amore della mia vita, la mia ragione per andare avanti.
E no, non voglio farne a meno.

Mancavi tu || Kostas ManolasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora