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Quando la mattina dopo riapro gli occhi e mi accorgo di dove sono per poco non do un urlo. Non sono nel mio letto, nemmeno nella mia dépendance, non sono nemmeno in un altro letto o sull'erba sintetica che circonda la piscina. No. Quando capisco dove sono il mio cuore inizia a correre più veloce e ho quasi timore che faccia rumore e possa dare fastidio, come le lancette di quegli orologi a muro che nella notte squarciano il silenzio.
Muovo leggermente il viso verso l'alto, per assicurarmi che sia tutto vero. Non mi allontano, è lui a farlo per primo. Sposta la sua mano sinistra dal mio fianco, distendendola dopo una notte in una posizione scomoda. Scuote la testa e si passa una mano sul viso, poi parla.
"Grecia, è ora di alzarsi è tardi" alzo il mio viso dal suo petto di qualche centimetro e lui sfila via. Si sistema i capelli col solito movimento della mano mentre io sono ancora a terra.
"Ci vediamo tra mezz'ora per la colazione" dice solo. Mi guarda ancora un attimo prima di voltare le spalle e sparire nella sua villa immensa.
Lo guardo andare via ma non mi alzo ancora, devo mettere bene a fuoco ciò che è successo stanotte.
Abbiamo dormito insieme, abbracciati, la mia testa sul suo petto la mia gamba tra le sue, la sua mano sul mio fianco. Devo ancora ben realizzare, mi sembra surreale.
Mi passo le mani sulla faccia, mi alzo e finalmente me ne torno in casa.
Mi sento più felice, più leggera.
Avete presente quando tornavate da scuola, magari stressati, annoiati, magari dopo esservi inzuppati con la pioggia, o magari sudati dopo una giornata afosa, e a casa vostra madre (nel mio caso mio padre) vi faceva trovare il vostro cibo preferito pronto in tavola? Dopo come vi sentivate? Bella sensazione, no? Ecco io ora mi sento così, felice e appagata. Se chiudo gli occhi sento ancora il suo corpo sotto al mio, sento ancora la sua t-shirt bianca asciugarsi al vento sotto il mio viso, sento ancora le sue dita scorrermi sui fianchi. È strano come io ricordi tutto. Non ero ubriaca e nemmeno lui. Non l'abbiamo fatto apposta ma nemmeno l'abbiamo evitato. Abbiamo dormito insieme e per me è stato bellissimo.

Mi ripeto tutte queste cose mentre mi faccio la doccia, mentre lo shampoo mi schivola negli occhi facendomeli bruciare. È così che mi sento se tocco le parti del corpo che sono state in contatto con lui, brucianti.
Mi vesto velocemente con la divisa, lego i capelli ancora umidi e vado da lui. È ancora di sopra e ne approfitto per preparare i cereali e lo yogurt che la sua dieta prevede.
Poco dopo sento i suoi passi veloci, entra in cucina scalzo e coi capelli più bagnati dei miei.
"Aribuongiorno" mi dice sedendosi e dandomi le spalle.
"Buongiorno a lei" torno al lei di cortesia e lui non mi dice di non farlo.
"Tu non fai colazione?"
"Mangio una crostatina al volo, stamattina ho tanto da fare" dico e lui alza fulmineo gli occhi guardandomi.
"In giardini puliamo insieme, c'è troppo casino" mi punta l'indice contro e non posso che annuire.
"È lei il capo" mi metto sugli attenti facendolo ridere e poi sistemo un po' in cucina.
Nessuno dei due parla di stanotte, come se non avessimo mai dormito abbracciati per tutta la notte. Io non lo faccio perché ho paura di allontanarlo, lui forse perché è imbarazzato. Non lo so bene, ovviamente, ma mi sembra così.
Salgo in camera sua e sistemo il letto, poi faccio il bagno e una lavatrice coi suoi vestiti d'allenamento.
Scendo di sotto alle undici e lui non c'è. Mi affaccio e lo vedo in giardino che raccoglie i bicchieri di carta da terra, mettendoli in un bustone.
"Io tolgo i piatti" dico spuntando alle sue spalle.
"Togli solo le cose più grandi, oggi pomeriggio viene l'impresa di pulizia e sistemano per bene" mi dice.
"Mi dispiace che ha dovuto chiamare anche l'impresa di pulizie, non sapevo che.."
"Non devi dispiacerti di nulla" dice senza neanche spostare lo sguardo dal bicchiere che sta raccogliendo da terra.
"Mhmh" annuisco ma sono comunque mortificata. Per questa festa avrà speso diverse migliaia di euro e anche se so che li guadagna al minuto, non mi piace che li abbia spesi per me. Non ci sono abituata.
"Davvero Grecia, non pensarci più. L'importante è che la festa ti sia piaciuta" lascia cadere il bustone a terra e sposta i suoi occhi nei miei. "Dimmi solo che ti è piaciuta, che ti sei divertita e che sei stata bene e per me è perfetto"
Mi prendo un attimo di pausa, i suoi occhi mi seccano sempre la gola e mi fanno dimenticare anche l'alfabeto. Poi ripenso a ieri sera: ai miei amici, alle stronzate, alla musica, ai balli, agli sguardi, al tuffo in piscina. Ripenso a tutto e non posso non soffermarmi sul finale. Oh mi è piaciuta eccome la serata, mio caro Kostas.
"Sono stata benissimo" dico ma poi continuo subito dopo. "L'ho amata fino all'ultimo secondo" termino e posso vedere i suoi occhi entrare sempre più nei miei.
Annuisce ma non si stacca dai miei occhi. Ormai sono un tutt'uno, non vogliono lasciarsi anche se entrambi sappiamo che dovremmo farlo.
"Già, anche io" dice e poi torna a raccogliere bicchieri dal giardino.

Mancavi tu || Kostas ManolasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora