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La casa nuova è bellissima, proprio come la volevamo. Abbiamo finito da poco lo sfratto e ora siamo sul divano a coccolarci. Sì lo so, è strano ma è proprio così. Da quella sera alla Gaiola, più di quindici giorni fa, tra me e Kostas le cose sono finalmente più chiare. Stiamo insieme e ora lo ammettiamo senza più nasconderci dietro un dito.
"Vieni qui, dove scappi.." Mi alzo per andare a preparare qualcosa da mangiare ma Kostas non me lo permette.
"Non hai fame?" Mi abbasso all'altezza delle sue labbra e gli lascio i baci a stampo.
"Sì ma devi stare qua mh"
"Mh? E le bruschette si preparano da sole?"
"Si mh, da sole, sono brave" mi tira e mi fa cadere su di lui prendendomi il viso con le mani e baciandomi a fondo. "Non te ne vai, ok?" Ripete ancora.
"E cosa mangi?"
"Non me ne frega niente, muoio di fame ma resti qua"
"Mi dispiace ma no, io mangio, non voglio morire di fame" riesco a divincolarmi e vado in cucina a preparare le famigerate bruschette coi pomodorini. In dieci minuti sono pronte e le porto in un vassoio sul tavolino vicino al divano.
"Sei stata via troppo tempo" appena lascio il vassoio mi tira e mi fa sedere sulle sue gambe, baciandomi ancora.
"Per una buona causa" rispondo e gli passo una bruschetta.
"Mhh si" ne mangia una e poi altre, una dopo l'altra. Ne mangio anche io e poi mi lecco le dita sporche d'olio d'oliva e pomodori. Lo ritrovo a fissarmi e mi viene da ridere.
"Che c'è?"
"Che c'è? Tu mi ammazzi così, vedi di fare la brava che la situazione è al limite" mi dice guardandosi per un attimo tra le gambe.
Mi copro la bocca con una mano e rido ancora.
"Sei tu che ti trattieni Ko, non è colpa mia"
"Sì ma tu fa la brava, ok?"
"Sicuro?"
Gli metto una mano in petto e lo faccio sdraiare, mettendomi poi su di lui e baciandolo. Mi struscio tra le sue gambe, la sua eccitazione è evidente e anche la mia. Mi stringe il sedere e mi bacia famelico. Faccio scivolare una mano sul suo petto e scendo sempre più giù fin ad arrivare sul cavallo del pantalone. Lo sfioro un attimo e mi basta per annebbiare la mia mente e desiderare di più. Poi ad un tratto mi prende per i fianchi e allontana il mio corpo dal suo. Mi mette seduta e lui si alza, abbassandosi la felpa per coprire l'erezione.
"Andiamo a dormire? Sono stanco" dice, spegnando la televisione. Annuisco e lo seguo in camera. Non aggiungiamo altro, ho paura di aver esagerato ma lui non sembra nervoso o scostante. Ci spogliamo mettendoci i pigiami e ci mettiamo a letto, addormentandoci quasi subito.

"Tesoro buongiorno" fatico ad aprire gli occhi e quando lo faccio me lo ritrovo davanti già lavato e vestito, coi capelli tirati indietro con la gelatina e la barba accorciata. Ha in mano una tazzina di caffè e mi sorride. Il buongiorno che preferisco.
"Buongiorno" mi tiro su e metto a fuoco che sta per andarsene. Oggi è sabato e domani alle 12:30 giocherà in trasferta a Verona quindi dobbiamo salutarci perché dopo gli allenamenti di stamattina partirà direttamente per la città di Giulietta.
"Mi raccomando, non restare qui da sola tutto il tempo e avvisami degli spostamenti che fai che altrimenti sto in pensiero" si raccomanda come ogni volta che va via e io butto giù il caffè per poi mettermi in ginocchio sul letto e aggrapparmi al suo collo. Lo bacio tenendolo stretto a me, gli passo una mano tra i capelli e lo faccio innervosire.
"I capelli no eh, no" si acciglia e si allontana di qualche centimetro. Gli rido sulle labbra e lui si riavvicina baciandomi ancora.
"Sei bellissimo coi capelli così"
"Sì?"
"Sì e il tuo profumo, mammamia.." Chiudo gli occhi e inspiro a piene narici quell'odore meraviglioso.
"Lo riconosceresti anche in punta di morte, no?" Spalanco gli occhi appena dice quelle parole, mi sembra di averle già sentite ma non so quando e dove.
"Sicuramente.." Rispondo e lui capisce che c'è qualcosa che mi ha stranita.
"Me l'hai detto quella sera che ti addormentasti in piscina ubriaca"
"Avevi detto che non avevo detto niente!"
"Qualcosina l'hai detta" mi fa la linguaccia e io mi alzo dal letto.
"Dimmi che ho detto Kostas! Dimmelo!"
"Poi te lo dico, ora devo andare"
"Dimmelo ora!"
"Non posso, faccio tardi devo andare"
"Dai!"
"No!"
"Cazzo quanto mi fai sangue quando fai così, non è giusto"
"Calmalo sto sangue, quando torno ne riparliamo mh" si stacca definitivamente ed esce dalla camera da letto. Lo seguo e lo aiuto a portarsi tutte le cose che gli servono e a non dimenticare nulla. Lo accompagno alla porta e ci salutiamo ancora, ci baciamo senza staccarci per una decina di minuti abbondanti.
Quando il clacson di Fernando, un suo collega, bussa ripetutamente deve per forza andarsene lasciandomi sola. Sono le dieci e mi organizzo mentalmente la giornata.
Faccio la doccia, mi vesto e vado da mio padre a pranzo. Resto con lui tutta la giornata e poi la sera vado da Simona che è influenzata e le faccio compagnia. Ordiniamo la pizza e la mangiamo sul divano guardando Maria De Filippi. Dormo da lei e poi la domenica mattina torno da papà. Prepariamo il pranzo e mangiamo guardando la partita. Urliamo, sbraitiamo, esultiamo. Alla fine vinciamo facile con un netto 0-3 e Kostas è tra i migliori in campo, come al solito. Lo seguo mentre si scambia la maglia con un avversario e poi va sotto il settore dei tifosi azzurri per salutarli e ringraziarli. Piove, piove a dirotto, ma lui e altri suoi compagni se ne fregano e non rinunciano all'abbraccio dei tifosi che hanno fatto sacrifici per andare fino lì.
Entrano nel tunnel degli spogliatoi e finisce la diretta. Io e mio padre ci rilassiamo e finiamo di pranzare in pace e più tranquilli.
Verso le cinque me ne torno a casa per preparare qualcosa per il rientro di Kostas che però mi avverte tramite whatsapp che farà ritardo. La pioggia ha bloccato sia i treni che i voli e sono stati costretti a rimandare la partenza. E' nervoso e mi dice che non vede l'ora di tornare a casa per stare con me. Sono le undici passate quando me ne vado nella camera da letto che dovrebbe essere mia, quella che uso quando lui non c'è, perché da sola nella nostra camera non voglio starci..

Mancavi tu || Kostas ManolasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora