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Sento la porta sbattere e nascondo la testa sotto al cuscino. L'aria fresca del mare mi riempie le narici, il sole è già alto e mi annuncia che devo alzarmi dal letto. La voce di mia moglie che trapela dalla porta della nostra camera mi costringe ad aprire gli occhi, è un risveglio a dir poco traumatico visto che quando dico 'trapela' intendo dire 'irrompe', rompendomi i timpani.

"Kò allora tutto apposto, l'ho assunta la governante, da domani inizia le ho dato la depandance. Vivrà con noi e quando avremo bisogno sarà sempre a disposizione, tranne nei weekend che tanto noi non ci siamo mai quindi non ci serve. Le diamo duemila euro al mese più vitto e alloggio, mi serve solo che oggi vieni a firmare il contratto e stacchi l'assegno, va bene?"

Finalmente si ferma mentre io stringo più forte il cuscino sulla mia testa cercando di attutire la sua voce acuta che mi spappola il cervello. Non è mai riuscita ad imparare che di primo mattino non deve darmi a parlare, voglio il silenzio assoluto. E invece se ne esce con questi monologhi prolissi e inutili che termina poi con domande e si aspetta mie risposte quando vorrei solo aprire il balcone e farmi un tuffo nel mare che c'è sotto.

"Kò mi stai sentendo?" Mi mette una mano su un fianco e mi spinge, quando vede che non rispondo sbuffa e ricomincia a parlare. "Vabbè lo prendo come un sì, alle cinque andiamo a firmare, deciso" dice mentre io stringo di più gli occhi sperando che smetta al più presto di parlare. E così è, finalmente. Sento i suoi tacchi a spillo allontanarsi e ricomincio a respirare. La amo, certo, ma la mattina non deve disturbarmi o non rispondo di me.
Guardo l'orario, sono appena le otto. Ho gli allenamenti alle dieci e Lorenzo dopo la cena di ieri si è offerto di venirmi a prendere stamattina e andare con lui agli allenamenti. Sono costretto ad alzarmi, devo assolutamente fare una doccia e mangiare qualcosa. Scendo in cucina e svuoto il cartone di cereali nella tazza, sommergendoli poi col latte freddo. Mi siedo a tavola e inizio a mangiare riempiendo il cucchiaio a ripetizione. Solo ora riesco a guardarmi intorno nel silenzio totale. La villa che abbiamo scelto, o per meglio dire mia moglie ha scelto, è a Posillipo. Era già arredata in chiave moderna, i muri sono tutti tortora e i mobili in legno bianco. La cucina è a isola ed è infondo all'open space, il divano in pelle nero, l'unico tocco di colore, è di fronte la tv di 60 pollici che spadroneggia nell'aria relax. Tutto ciò con affaccio sul mare, ovviamente. Sì, tutto sommato mi piace. L'esterno poi, è ancora meglio: un bel giardino che circonda la villa, piscina, area solarium e una depandance di sessanta metri quadri per gli ospiti, che, da quello che ho capito, sarà occupata dalla governante.

Mah.

Io non capisco questa necessità di mia moglie di avere una sconosciuta in casa, io so badare a me stesso e poi, mal che vada posso sempre mangiare fuori. Troverò sicuramente qualche buon ristorante nei paraggi. E invece no, vuole affibbiarmi una babysitter, come se fossi un bambino e non posso nemmeno discuterne perché sarebbe inutile, se ha deciso così, così sarà. Scuoto la testa mentre ci penso e finisco di fare colazione. Metto la tazza nella lavastoviglie e vado di sopra andando diretto alla doccia. Mi tolgo i boxer e apro il getto d'acqua buttandomi subito sotto. L'acqua è ancora fredda e quando mi scorre lungo la schiena mi fa rabbrividire ma la preferisco così. A Napoli fa caldo, l'aria è afosa ma niente rispetto a Roma. Qui almeno c'è il mare che mitiga l'afa, lì invece non si respirava. Finisco ed esco dalla doccia mettendomi un asciugamano intorno alla vita e pettinandomi i capelli all'indietro, che tanto poi faranno quello che cazzo vogliono come al solito. Esco dal bagno e trovo mia moglie che scava in un cassetto. Quando mi sente uscire dal bagno si gira verso di me per un attimo e poi torna al cassetto.
"Ah ti sei alzato? Hai sentito quello che ti ho detto stamattina?" Mi chiede tirando fuori dal cassetto una maglia di Versace che evidentemente stava cercando. La raggiungo e la abbraccio da dietro, stringendo le mie mani sulla sua vita. Sprofondo con il viso nel suo collo e lei mi accarezza la barba ispida lasciandomi un bacio.
"Ho sentito tutto, buongiorno" sussurro al suo orecchio facendola voltare verso di me e baciandola. La prendo di peso e la faccio sedere sul comò, mi metto tra le sue gambe e le alzo il vestito nero di cotone che ha addosso. Mi slego l'asciugamano e mentre le bacio le labbra, le entro dentro. Lei stringe forte gli occhi e affonda con il viso sul mio collo, ansimando fino a che non la sento agitarsi e mugulare cose senza senso. Vado più forte, più veloce, le stringo il sedere tra le mani e la faccio sdraiare facendole appoggiare la schiena al muro per vederla meglio mentre la faccio mia. Sudiamo, fa caldo, dovrò rifare la doccia ma me ne frego.
Niente è meglio di fare l'amore con la donna che ami e che ti ama, forse farò tardi all'appuntamento con Lorenzo, ma a questo punto, chi se ne frega.

Mancavi tu || Kostas ManolasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora