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Per ventidue giorni non si è fatto più né sentire, né vedere. Poi un sabato sera freddo di inizio marzo mi arriva un suo messaggio. Messaggio che leggo più volte prima di capire appieno.

<< Non dovrei scriverti e lo so ma sono cambiate così tante cose dall'ultima volta che ci siamo visti, così tante cose che nemmeno immagini e che devo raccontarti. Non ti scriverò nulla qui perché voglio parlartene da vicino se me lo permetterai.
So che hai un cuore grande e che ti ho fatto stare malissimo, non sono nemmeno degno di rivolgerti la parola ma ti prego, dammi l'opportunità di parlarti faccia a faccia. Poi se non vorrai più saperne di me, giuro che sparirò dalla tua vita, non ti infastidirò più.
Per piacere, vediamoci.
K.>>

Lo leggo e lo rileggo, parole semplici, dirette, concise. Niente fronzoli, mi fa una richiesta e vuole una risposta. Lo faccio, gli rispondo. Gli do appuntamento per la sera dopo, al ristorante greco in cui andammo insieme l'anno scorso.
Mi sveglio la mattina dopo con l'ansia a mille, ho il giorno libero a lavoro e per tutto il giorno non faccio che prendere il cellulare e scrivere e cancellare un messaggio in cui gli dico che non vado più, di scusarmi e di lasciarmi vivere la mia vita. Ma poi non lo invio mai, la voglia di vederlo e di sentire cosa ha da dirmi è davvero troppa.
La sera arriva, metto un jeans con dei camperos bassi e una camicia a righe. Sciolgo i capelli e metto un po' di rossetto chiaro. Non voglio dargli a pensare che per me sia una sorta di appuntamento perché non è così.
Esco di casa alle otto e alle otto e dieci sono lì. Entro e mi siedo al tavolo che ho prenotato la sera prima. Abbiamo appuntamento alle otto e mezza ma lo vedo entrare dall'ingresso del ristorante alle otto e venti. Ha messo un maglione a collo alto bordeaux non troppo pesante e un pantalone nero con un giubbino nero. È elegante, ha i capelli tirati dietro con la gelatina e la barba curata. Appena mi vede mi fa un mezzo sorriso, io mi alzo e l'imbarazzo è tangibile. Non sappiamo come salutarci, se con la mano o con due baci sulle guance. Alla fine ci diciamo semplicemente 'Ciao' e ci sediamo ognuno al suo posto. Sospira e mi guarda finalmente negli occhi. È inquieto, ha qualcosa dentro che lo tormenta, qualcosa di importante.
"Cosa succede?" Esordisco, ha detto che deve raccontarmi tutto e sono qui per questo.
Mi fissa ancora un po', poi apre il menù e scorre con gli occhi tutte le pietanze.
"Ordiniamo? Tu che prendi?"
"Kostas tu pensi ad ordinare?"
Alza lo sguardo e lo ripunta su di me. Si passa una mano nei capelli in quel gesto che gli ho visto fare migliaia di volte e quasi mi viene da piangere.
"Ti dirò tutto ma mangiamo prima" dice. Faccio di sì con la testa e scelgo un insalata dal menù. Lui prende un'altra pietanza che non conosco e finché non arrivano non ci diciamo una parola. L'unica cosa che facciamo è guardarci, ci guardiamo intensamente per un'infinità di tempo. Mi fissa le labbra poi i capelli, quasi mi sembra che muova le mani verso di me per toccarli ma poi si ferma. Io cerco di paragonarlo a quello che era il mio Kostas, il mio uomo, e cerco di trovare qualche differenza con la persona che mi sta di fronte.
"Avevi ragione, Niki mi tradiva e continuava a farlo anche dopo che abbiamo avuto Konstantina" dice improvvisamente, distogliendomi dai miei pensieri.
Mi si scioglie il sangue nelle vene, mi rattristo ancora di più.
"Te l'ha detto lei o l'hai scoperto tu?"
"Ciò che mi dicesti quella sera.." Mi guarda e sa che è una serata che non voglio ricordare ma sa anche che non può essere cancellata. "Non l'ho mai dimenticato. All'inizio quando è tornata Niki le cose andavano bene, ma subito dopo la nascita di nostra figlia, è cambiata totalmente. È tornata quella di sempre, acida e scostante, anche con la bambina"
"Ko se mi hai fatta venire per raccontarmi dei tuoi problemi matrimoniali, vado via, veramente.." faccio per alzarmi ma mi ferma mettendo una mano sulla mia, sul tavolo.
"Fammi finire, per piacere" resta incollato ai miei occhi e mi convince subito.
"Va bene" mi risiedo e tiro via la mia mano. Il suo tocco mi fa agitare troppo e sono sicura di essere diventata rossa come un pomodoro.
"La sera che ti ho aspettato fuori dal negozio dove lavori, quando sono tornato a casa, le ho chiesto se mi tradiva e lei mi ha detto di sì. Da quella sera non stiamo più insieme"
Non finisce nemmeno la frase che il cuore mi arriva in gola, non riesco a respirare più bene e mi contorco nervosamente sulla sedia.
"Sei andato via di casa?"
Scuote la testa.
"La bambina è ancora troppo piccola, non me la sento"
Diventa più triste, come se la prospettiva di allontanarsi da sua figlia lo dilaniasse dentro.
"Quindi state ancora insieme?"
"No, non più da quella sera" avvicina il viso al mio e ripete quella frase lentamente.
"Ma vivete insieme"
"Solo per Tina"
"Era questo che dovevi dirmi?"
"Sì ma non solo. Volevo anche dirti che ti rivoglio nella mia vita"
"Di che parli?"
"Ti amo e voglio stare con te"
"No Kostas, due volte non mi freghi" scuoto la testa veementemente e lui mi prende entrambe le mani.
"Stavolta è diverso"
"Tu ami lei, l'hai sempre amata e io non posso rischiare che tu.."
"Non la amo, il nostro matrimonio è una bugia da almeno tre anni, da parte sue credo che non ci sia mai stato amore, quindi per lei è una bugia da sempre"
"Io non sono la sua sostituta, non entro dalla panchina per rimpiazzarla. Non di nuovo"
"Non è così e non lo è mai stato" lo vedo stringere i pugni e chiudere gli occhi respirando più volte profondamente.
"Non la ami più?"
"No, amo te"
"Allora divorzia"
"Lo farò"
"Come dovevi fare l'anno scorso? Avevi i documenti già pronti e non hai voluto firmare perché la volevi ancora"
"Ora non la voglio più, ora è diverso l'ho lasciata io"
"Allora firma e poi ne riparliamo"
"La bambina è ancora piccola, ora non po.."
"Kostas la tua amante non la faccio se è questo che mi stai chiedendo. Non la faccio"
"Non ti sto chiedendo questo, cazzo" alza leggermente la voce poi fa di nuovo dei respiri profondi e si calma.
"Stai andando dallo psicologo?"
"Sì, ogni settimana, mi sta aiutando molto"
"Lo vedo. Comunque ti ripeto, lasciala e poi ne riparliamo"
"Ma l'ho già lasciata, viviamo insieme solo per nostra figlia" ripete.
"Firma quelle carte Kostas, firmale" gli punto il dito contro, lui annuisce e io mi alzo andando via.

Mi rivuole, ma stavolta se mi vuole nella sua vita dovrà farlo per bene.
E spero che prenda la sua decisione al più presto perché vivere in questo limbo perenne è devastante per me.

Mancavi tu || Kostas ManolasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora