41*

603 41 18
                                    

Giocare la domenica alle tre in casa è sempre ciò che preferisco. Ora sono le sette e finalmente sto tornando a casa. La dependance di Grecia è al buio e la sua auto non c'è, chissà dove sarà. Odio starmene da solo in questa villa enorme e vuota, lo faccio solo se sono costretto. Da quando Niki mi ha detto che non tornerà se non con gli avvocati qui dentro non ci voglio stare, era casa nostra e ora non lo è più quindi non ci sto bene. Ho dormito in dependance nelle ultime sere, sul divano in salone. Grecia mi ha offerto più volte di dormire nel letto per evitare mal di schiena e cose simili ma ho rifiutato sempre, è casa sua e non è giusto che lei si faccia da parte per me.

Guardo un po' la Premier poi sento la Citrôen rientrare e balzo in piedi. Spengo la tv ed esco fuori. Ed eccola qui, finalmente.
Jeans grigio, camicetta sbottonata, stivaletti pitonati e sorriso smagliante proprio di fronte ai miei occhi.
"Dove sei stata?"
"Scusa Kostas, ero da Simona che mi fa perdere sempre tempo" sbuffa mettendo la chiave nella serratura e aprendo la porta della dependance.
"E' sempre la solita"
"Sei tornato da tanto? Vuoi che ti prepari qualcosa da mangiare?" Si siede sul divano e si sfila gli stivali rimanendo scalza. Si gira verso di me e aspetta una mia risposta.
"No per ora sto bene, grazie. Hai visto la partita?"
"Sì ovvio, con mio padre. Sei stato bravissimo" sorride ancora e mi dà degli schiaffetti sul braccio.
"Grazie. Mi hanno fatto incazzare un paio di volte ma tutto sommato è andata bene" racconto mentre lei mi porta una birra e si siede accanto a me sul divano.
"Tu sei sempre nervoso in campo, sembra sempre che vuoi sbranare qualcuno"
"Sempre, è vero" sorridiamo insieme, poi lei abbassa lo sguardo pensando chissà a cosa.
"Qua invece sei così rilassato, sembri un'altra persona" mi guarda con quegli occhi color petrolio e quelle ciglia lunghe inclinando la testa.
"Non sempre"
"Vabbè Kò, io parlo dei giorni normali non quando succedono cose che ti fanno incazzare"
"Ah sì, nei giorni tranquilli sono un agnellino. Purtroppo di giorni tranquilli ne sto vivendo pochi.."
"Dai non dire così, sta già andando meglio, no?" Mi accarezza per qualche secondo la barba, poi ritrae la mano.
"Sicuramente" annuisco, ha ragione.
"Bene. Vado a spogliarmi, torno subito" si alza ma la fermo per un braccio e la faccio voltare verso di me.
"Non ti va di uscire un po'?"
"Di domenica sera?"
"Perché è peccato?" Scuoto la testa, sembra esterrefatta.
"No certo che no, ma tu non ami uscire nei weekend, ci sarà gente ovunque"
"Eh vabeh, pazienza" alzo le spalle e mi alzo dal divano mettendomi di fronte a lei. "Così stai benissimo, con quegli stivali di prima. Non ti cambiare"
"Si infatti. Dove vuoi andare?"
"Non lo so"
"A mangiare? A fare una passeggiata? A bere?"
"Bere no, ho già bevuto una birra e per oggi basta. Passeggiata e poi mangiare?"
"Sushi?"
"Per piacere no eh, questa settimana l'abbiamo mangiato già tre volte. Basta"
"E va bene.. allora.. greco?" sgrano gli occhi e la guardo come se mi avesse appena dato la ricetta della vita eterna. La amo.
"C'è qualcuno che cucina greco?"
"Ovvio che sì! Allora è deciso, passeggiata al Vomero e poi da 'La Piteria di Mykonos' a via Morghen"
"Cioè esiste una cosa del genere e non me l'avevi mai detto?"
"Che ne so! Pensavo lo conoscessi"
"No, cazzo. Andiamo dai che ora mi sta venendo fame" annuisce, si infila gli stivali e poi usciamo.
Camminiamo per le strade del Vomero tra la gente, ho messo un cappellino per non farmi riconoscere e cerco di non guardare le persone in faccia ma so che qualcuno prima o poi mi vedrà. Me la cavo abbastanza bene, alla fine faccio solo qualche foto con dei ragazzini che però mantengono la promessa di non spargere la voce della mia presenza qui.
"Non ci eri mai venuto nemmeno qui?"
"No, c'è troppa gente"
"Allora perché ora sì?"
"Perché voglio godermi la vita" dico solo, facendole poi un sorriso e chiudendo il discorso.
"Ah beh, come vuole, signor Manolas" mi fa la linguaccia e poi mi prende la mano tirandomi in un viale. Va a passo veloce, quasi di corsa. Poi ad un tratto si ferma appoggiandosi con le spalle al muro e tirandomi di fronte a lei. Siamo distanti solo pochi centimetri e sarebbe la situazione perfetta per baciarla. Dovrei?
"Shhh, guarda quanta gente" si affaccia al di là del muro e capisco, siamo alle spalle del locale greco.
"E quindi restiamo qui tutta la serata?" Sussurro, come lei mi ha chiesto.
"Se vuoi.." Si sposta i capelli dietro le orecchie scoprendosi ancora di più in volto che ora è ancora più vicino al mio. Però no, non la bacerò. Non sarebbe rispettoso né per lei né per la mia situazione.
Non nego che ne ho voglia, non nego che questi giorni con lei sono stato bene e che mi sento ogni giorno più attratto da lei ma questo non mi farà sbagliare. Se accadrà, se la bacerò, se ci sarà altro, sarà perché ne siamo sicuri entrambi e non perché presi da un momento di passione passeggero.
Non lo meritiamo, non dopo tutto quello che abbiamo passato e che stiamo passando.
"Dai vieni" stavolta la tiro io per una mano per poi lasciargliela quando ci avviciniamo al ristorante.
"Ma tu sei Manolas!" Inizia ad alzarsi una sorta di coro col mio nome e tra applausi e grida varie riusciamo ad entrare quasi scortati dal proprietario.
"Signor Manolas, che piacere averla qui" ci fa sedere ad un tavolo e ci dà i menù per ordinare.
Ordiniamo e mangiamo, non stiamo in Grecia e si vede ma devo dire che mi è piaciuto tutto e la qualità è davvero ottima. Facciamo i complimenti al proprietario ed usciamo dal locale.
"Ah cazzo, piove!"
"E che saranno mai due gocce, dai su non piagnucolare!" Mi incoraggia ad iniziare a camminare sotto la pioggia e lo faccio, costretto. Corriamo sui marciapiedi bagnati sotto una pioggia incessante ma non fortissima. Mi guida in diverse stradine fino ad arrivare al parcheggio dove avevamo lasciato l'auto.
"Siamo bagnati ora si rovina l'auto Ko!" Dice e poi ride perché sa che le mie auto sono sacre.
"Vedi di fare meno danni possibili, mh? Mi hai capito?"
"Sì tranquillo" sale in auto e si siede sul pizzo del sediolino per non bagnarlo. E' in una posizione innaturale che non riesco di smettere di guardare.

Che culo, mammamia.

"Siediti bene, la porto a sistemare non fa niente" distolgo lo sguardo e metto in moto.
"Sicuro?"
"Sì" annuisco e lei si siede per bene.
Arriviamo a casa e lei corre dentro.
"Faccio prima io la doccia!" Urla scomparendo nel bagno.
"E dai oh, devo pisciare!"
"Fattela sotto, sono già nuda non puoi entrare!" La sento ridere a crepapelle e per poco non la faccio davvero a terra.
Dopo dieci minuti esce dal bagno e io mi ci fiondo. Quando esco la trovo in pigiama che mi aspetta. Struccata e coi capelli sciolti, proprio come la preferisco.
"Andiamo a dormire, Manolas?"
"Va bene" annuisco, lei mi avvicina e mi abbraccia lasciandomi un bacio sulla guancia che ricambio subito.
"Buonanotte"
"Notte" la lascio andare e mi metto comodo sul divano.
La pioggia è ancora scrosciante, c'è anche qualche tuono ogni tanto. Poco male, mi alzo la coperta fino al mento e chiudo gli occhi per dormire. Ci riesco quasi subito ma poi verso le tre, le urla di Grecia dalla sua camera mi fanno sobbalzare e corro da lei..

Mancavi tu || Kostas ManolasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora