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Infilo la chiave elettronica e sblocco la serratura, poi infilo la chiave nella toppa e apro la porta entrando. Non faccio nemmeno un passo in casa che mi blocco perché me lo ritrovo di fronte, in calzoncini e calzini alti. I miei occhi vengono catturati dal suo corpo. Spalle larghe, muscoli non troppo definiti ma perfettamente disegnati, calzoncini a vita bassa che cadono sui fianchi mostrando l'elastico dei boxer neri e la V che scende nel paradiso proibito..

Ma ti senti? Dio mio, sei impazzita.
Zitta che non ho terminato la mia descrizione dettagliata.

Mi imbambolo a seguire una goccia d'acqua che gli cade dai capelli ancora bagnati che prima gli scivola sul collo e poi sul petto. Viene frenata da qualche virile pelo che gli divide in due il torace e poi muore sull'elastico del pantaloncino, ormai umido. L'aria inizia a mancarmi, le labbra a seccarsi.
Sto sudando.

Non eri lesbica?
Cazzo, sì, devo tornare in me assolutamente!

Scuoto la testa affranta per non poter più seguire quelle gocce rincorrersi e lo guardo a malincuore negli occhi. Non so quanto questa scena sia durata ma dal suo sguardo presumo un bel po'.
"Buongiorno Grecia" gli sento dire, col suo solito vocione.

Che ti fa bagnare..
Ma non è vero e basta!

"Buongiorno signor Manolas, le preparo subito la colazione" dico addentrandomi verso la cucina.
"Ho già fatto colazione, non prepararmi nulla" prende una polo del Napoli e se la infila allungando le braccia verso l'alto e stirando i muscoli proprio davanti ai miei occhi.
"Come ha già fatto colazione? Volevo preparare i pancakes.." Volevo davvero farli, mi ero svegliata proprio con questa intenzione e ora sono veramente triste.
"Li prepari un'altra volta" mi liquida senza nemmeno guardarmi, si mette un borsello ridicolo nero a tracolla e prende il borsone degli allenamenti facendo qualche passo verso di me.
Oi oi, inizio a tremare.
"Io oggi ho doppi allenamenti e stasera ceno da un collega, non devi cucinarmi. Per me puoi anche prendertela di festa, non c'è bisogno che stai qui" dice pesando ogni parola, come se usarne una in più gli pesasse fisicamente.
"Ho da fare la lavatrice e devo sistemare, non posso non lavorare oggi" rispondo. Poi quando torna la moglie chi la sente altrimenti?
"Va bene, fai quello che devi fare e poi ritieniti libera. Ci vediamo lunedì" risponde annuendo e andando verso la porta.
"Ah signor Manolas.." Lo chiamo e lui si ferma sul ciglio della porta voltandosi verso di me.
"Posso portare un'amica a casa mia?" Chiedo, rendendomi subito conto di essere fraintendibile.
"Un'amica?" Ripete, poi annuisce. "È casa tua, portaci chi vuoi, basta che siano persone per bene" chiarisce passandosi una mano tra i capelli disordinati. Stavolta annuisco io e lui apre la porta per andarsene.
"Ciao Grecia, salutami la tua amica" dice con mezzo sorriso, rimarcando quell'ultima parola come a sottintendere qualcos'altro. In che cazzo di casino mi sono messa! Sbuffo appena chiude la porta, salgo di sopra e faccio per prima cosa il bucato, poi lo stendo e poi vado nella loro camera per cambiare le lenzuola. Quando entro, con mia sorpresa, trovo il letto già sistemato. Non me lo aspettavo, e bravo Manolas! Peccato che devo disfarlo per cambiare le lenzuola altrimenti era davvero un bel piacere che mi aveva fatto. Vabbè inutile stare qui a pensarci ora, cambio le lenzuola ed è fatta. Prima di andarmene mi guardo intorno: tutto in ordine, sembra la stanza di un maniaco della pulizia. Sul suo comodino c'è una foto di lui con la moglie, un crocifisso e poi una boccetta di profumo. La prendo e me la porto sotto al naso. Inspiro e mi sembra per un secondo di averlo qui. Non so che profumo è ma mi manda fuori di testa. È burbero, fresco, sensuale. È essenza di Manolas, fatto apposta per lui. Lascio che il profumo inebri ancora un po' la mia mente poi lo ripongo al suo posto. Chiudo la camera e scendo di sotto. Controllo che tutto sia apposto e chiudo a chiave andando nella mia dependance.

Chiamo subito Simona, la mia amica di sempre. Fa anche lei il mio lavoro ma a lei sono capitati Tony e Tina Colombo e non ne è per niente contenta. Mi racconta sempre delle loro manie di grandezza, del loro sperpero di denaro, del loro modo di fare spesso cafone. Ridiamo spesso sui suoi racconti e quando mi chiede di raccontare qualcosa dei Manolas non so mai che dire perché tutto sommato sono brave persone e non voglio lamentarmene.

"Quindi oggi Hitler non c'è?" Mi chiede mentre fissa il soffitto sdraiata sul mio letto.
"No, è con un suo collega" alzo le spalle e lei annuisce.
"Peccato, avrei voluto conoscerlo" rotola sul letto fino al bordo e poi si mette in piedi venendo verso di me.
"La prossima volta magari" sorrido e lei invece scoppia a ridere.
"Davvero gli hai detto che sei gay? Cioè, tu gay?" Ripete ridendo sguaiatamente.
Così come l'ha detto può sembrare che io sia un'assetata di pene ma non è così, ve lo assicuro.

Ah no? E quella volta che lasciasti il tuo numero a tutti i ragazzi di una festa sperando che qualcuno ti chiamasse per scopare come lo vogliamo chiamare?
Era solo uno stupido scherzo, va bene? Uno stupido scherzo.
Si come no..

"Si e ci ha creduto perché sono una persona seria, non sbavo o cose simili a lavoro" incrocio le braccia sotto al seno e lei ride ancora più forte.
"Lo dici ora perché non sei ancora in astinenza o, peggio ancora, in preciclo. Lì gli salti addosso, sono sicura" dice ancora facendomi spazientire.
"E invece no, poi vedrai"
"Sì vedremo" si butta di nuovo sul mio letto e inizia a raccontare altri aneddoti sulla coppia più trash di Napoli per cui lavora.
Nessuno si fida di me ma li sorprenderò tutti e dovranno chiedermi scusa, uno ad uno.

Mancavi tu || Kostas ManolasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora