57*

563 45 17
                                    

Di solito il mio ciclo è preciso, al massimo ritarda di un giorno. Invece anche questo mese, più di una settimana di ritardo. Kostas è stato in farmacia a prendere un altro test e l'abbiamo fatto.
Di nuovo ansia, agitazione, aspettative. Di nuovo negativo, non sono incinta.
Kostas mi ha guardata un attimo, poi ha buttato il test nel cestino e mi ha abbracciata. Non ha detto niente e non so come interpretarlo. Si è chiuso nel suo mutismo selettivo guardando una replica di Roma - Barcellona del 2018, una delle partite a lui più care. Ha sorseggiato un paio di birre e non ha voluto cenare. L'ho chiamato per andare a dormire ma mi ha risposto che non aveva ancora sonno e che mi avrebbe raggiunta più tardi. E così è stato. E' venuto da me a letto verso le due e si è accoccolato sul mio seno.
"Mi dispiace, ci sono rimasto male"
"Tranquillo, anche io" gli bacio la testa e lui la alza baciandomi e prendendo posizione su di me.
Mi bacia ancora, dolcemente, per poi appoggiare la fronte alla mia.
"Ti amo" sussurra, facendomi rimbalzare il cuore nel petto.
"Ti amo" ripeto e si mette sdraiato al suo posto facendomi appoggiare al suo petto.
"Possiamo provarci ancora, possiamo provarci tutte le volte che vogliamo" mi dice, accarezzandomi il viso. Annuisco perché è la cosa che voglio più al mondo e voglio farlo solo con lui.
"Ora però sei stanca e non voglio stressarti più del dovuto. Ci riproviamo domani o quando vorrai, okay?"
"Per me possiamo provarci anche adesso, non ci sono problemi"
"Shh, riposiamo ora, è tardi. Buonanotte" mi bacia la fronte e mi rilasso con le sue dita tra i capelli.

La sera dopo ci riproviamo, e la sera dopo pure e le sere a seguire anche. Il mese dopo rifacciamo il test con la stessa angoscia dei mesi precedenti e l'esito, purtroppo è lo stesso.
Andiamo alle Maldive e ci proviamo ancora, torniamo e ci riproviamo. Niente.
Non riusciamo a capire cosa c'è che non va, non riusciamo a capire qual è il problema.
"Le analisi sono perfette per entrambi, non avete problemi ormonali, né all'apparato riproduttore. Dovete provarci ancora e vedrete che prima o poi avrete il vostro bambino" furono le parole dello specialista che consultammo.
Praticamente non c'è una motivazione, forse siamo incompatibili, forse semplicemente non è destino.

Per Kostas è iniziata la nuova stagione ed ora è concentrato al massimo su quello. Non so se mi sto impressionando ma mi sembra che non mi guardi con gli occhi di sempre. Come se il fatto, che al momento, non riesca a dargli un figlio mi faccia scadere ai suoi occhi.
Continua a trattarmi bene, a prendersi cura di me, a toccarmi come solo lui sa fare ma sento che qualcosa non va. Una donna lo sente se il suo uomo si sta allontanando. Lui mi dice di no, che non è così ma io lo percepisco.
"Stasera ci riproviamo, ti va?" Gli disegno dei cerchietti sul petto con le mie unghia rotonde, poi alzo lo sguardo cercando il suo.
"Sono stanco, domani?" Sospira e mi bacia la testa.
"Sì come vuoi" torno ad appoggiarmi al suo petto e cerco di addormentarmi ma non ci riesco almeno per le tre ore successive.

L'impossibilità di avere un figlio sta mettendo un muro tra di noi, è una barriera che si alza sempre più alta e spessa mese dopo mese, delusione dopo delusione. Gli vorrei dire che dobbiamo provarci sì, ma non farcene una malattia, che siamo giovani e dobbiamo vivere anche altre cose nella nostra vita senza cadere in depressione a trent'anni. Ma non ho il coraggio perché non so come la prenderebbe e onestamente ho troppa paura di perderlo. E' l'unica cosa bella della mia vita e non voglio farlo scappare.
La mattina dopo quando mi sveglio sono sola a letto, lui è già andato via senza lasciare tracce e mi sento sola e triste. Piango lacrime silenziose, lacrime che portavo chiuse dentro da troppo tempo e che mi stavano bruciando l'anima. Con lui non ho mai pianto, voglio mostrarmi forte ma so di non esserlo. Mi sento tanto fragile e debole, soprattutto quando lo sento freddo e distante. Resto tutta la mattina a letto e mi alzo solo mezz'ora prima che lui torni dagli allenamenti. Mi faccio una doccia, copro le occhiaie con chili di correttore, mi sistemo i capelli e sorrido. Sorrido quando torna a casa e gli bacio le labbra secche, sorrido quando siamo a tavola e parliamo di cose futili, sorrido ancora quando va a dormire lasciandomi in cucina a fare i piatti. Sorrido perché non voglio darglielo a capire ma dentro sto male, dentro sto lentamente morendo.

Mancavi tu || Kostas ManolasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora