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"Io sono pronto, tu a che stai?"
"Eccomi" prendo la borsetta e lo raggiungo all'uscita.
"Cos'è?" Si impala d'avanti alla porta e mi guarda da capo a piedi.
"Cosa?"
"Questa maglia che hai messo"
"E' un vestito"
"Non mi pare proprio" fa di no con la testa e mi fa voltare facendomi fare un giro su me stessa. "Non te lo guardo io il culo devono guardartelo gli altri?"
"Chi ti dice di non guardarmelo? E poi mica è tanto corto, dai.."
"Per me lo è, mi dà fastidio. Lo togli?"
"Va bene" torno in camera e metto una gonna a vita alta che arriva a metà coscia e una camicia di seta sopra. "Così vado bene?"
"Sì così sì. Scusami se a volte sono così, è che sono possessivo" si spiega mentre entriamo in auto.
"Scusami tu se ti ho infastidito, non volevo farlo"
"Tranquilla" mi mette una mano sul ginocchio e poi mette in moto.
Stasera andiamo a ballare, super novità. O almeno per lui e per noi due insieme.
"Nei locali ci sono sempre quei viscidi e non voglio che ti sbavino troppo dietro, voglio stare calmo"
"Va bene tesoro, lo capisco" mi accorgo troppo tardi di aver usato quel termine sdolcinato ma lui sembra non turbarsene.
Parcheggiamo nel parcheggio custodito riservato ai clienti della terrazza flegrea ed entriamo. Simona e Gianni, il suo ragazzo, sono già dentro ad aspettarci. Appena li vedo corro a salutarli e Kostas mi segue. Io e Simona ci buttiamo subito in pista mentre Kostas e Gianni restano sugli sgabelli del bar a bere un drink e a controllarci da lontano.
"Dai Kò, vieni a ballare con me" dopo un paio di balli lo raggiungo e gli prendo le mani grandi e ruvide.
"Non so ballare, sono un palo"
"Non fa niente, ti sciolgo io, dai per piacere"
"Però non ridere"
"Non rido, alzati, vieni" lo trascino con me in pista e gli faccio appoggiare le mani sui miei fianchi. Mi afferra subito e io inizio a ballare presa dal ritmo e aiutando anche lui a farlo. Si muove poco e male ma piano piano si scioglie sempre di più. Mi fa volteggiare, mi tira a lui, affonda col viso sul mio collo e tra i miei capelli. Balliamo per qualche ora, beviamo diversi drink ma rimaniamo lucidi e dopo diverse occhiatacce di Kostas a qualche ragazzo brillo che mi guardava insistentemente, ce ne andiamo.
"Devo portarti da una parte, assolutamente"
"Ora?" Guarda l'orologio e poi guarda me. "Alle quattro di mattina?"
"Sei proprio un vecchio Manolas!" Sbuffo e lui mi guarda male. "Sì, ora, ne ho la necessità" termino.
"Se la metti così, va bene. Dove andiamo?"
"Ce la fai a camminare per un bel po'?"
"Dio mio Grecia, ma che hai in mente?"
"Ce la fai si o no? Una decina di minuti di cammino"
"Certo che ce la faccio"
"Allora andiamo alla discesa Gaiola, poco lontano da casa nostra"
"Va bene" sospira ma mi accontenta. Dopo un quarto d'ora arriviamo fuori al sentiero e parcheggiamo lì. Poi gli prendo la mano e lo porto con me giù per la stradina che porta al paradiso.
"Non finiscono più queste scale?" Sbuffa, lamentoso come sempre.
"Siamo quasi arrivati" dico quando superiamo la piattaforma che di giorno in estate è piena di bagnanti. "Vieni" ci arrampichiamo su un muretto e finalmente ci siamo: la Gaiola. La luna piena si riflette nello specchio d'acqua calmo come una tavola, il caratteristico scoglio con un ponticello che lo congiunge ad un altro è proprio di fronte a noi.
"Wow, che spettacolo"
"Bello eh?" Mi siedo e lui mi segue. Resta imbambolato a guardare il mare che si perde nel cielo per un tempo interminabile, poi si volta verso di me, mi guarda negli occhi, appoggia la sua fronte alla mia, mi bacia il naso teneramente poi mi tira a lui e in una frazione di secondo mi bacia. Mi bacia davvero, appoggia la sua bocca alla mia senza esitare, senza ripensamenti.
Finalmente le mie labbra toccano le sue, prima timide, poi con più passione. Mi tiene le mani tra i capelli e mi tiene stretta a lui, ci baciamo lentamente come se fosse il primo e ultimo bacio che ci scambieremo. Ho desiderato questo momento talmente tante volte e per talmente tanto tempo che ora mi sembra impossibile che stia davvero accadendo. I nostri occhi restano chiusi, ci godiamo ogni sensazione che ci trasmettiamo a vicenda senza mai allontanarci. Sento il suo profumo così vicino che potrei morire affogandoci dentro. Le sue mani non stanno ferme, mi tira di più a lui, siamo seduti a cavallo del muretto e lui mi fa appoggiare le gambe alle sue, accarezzando le mie.
Nel mio stomaco nasce uno stormo di colibrì che svolazzano impazziti, sento il cuore implodere, le vene ribollire. Mi manca l'aria ma non voglio staccarmi dalle sue labbra. La sua barba appena rasata mi punge ma non mi interessa, mi piace. Mi piace che mi abbia baciata qui, mi piace che avrebbe potuto farlo in discoteca o a casa e invece l'ha fatto qui, con il paradiso alle nostre spalle. Mi piace il modo in cui mi bacia, mi piace il modo in cui poi mi guarda quando, senza fiato, ci stacchiamo.
Mi guarda con gli occhi più dolci possibili, mi guarda senza dire niente, le parole non servirebbero e mi piace che l'abbia capito anche lui. Mi fa appoggiare al suo petto stringendomi le mani dietro la schiena rendendo tutto assolutamente perfetto.

Tutto assolutamente perfetto.

Mancavi tu || Kostas ManolasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora