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Era partito ieri sera, verso le sette. Oggi alle tre ha giocato a Lecce in campionato e ora, che sono quasi le nove, mi ha mandato un messaggio per dirmi che sta per arrivare a casa.
Corro subito al piano di sopra e riempio la vasca da bagno. Socchiudo le persiane delle finestre e accendo solo delle piccole lampadine colorate, così da rendere l'atmosfera più rilassante.
Sento la porta aprirsi e scendo giù volando tra i gradini.

Il cuore mi batte come se stesse per implodere, ho l'ansia e mi tremano le mani.
"Signor Manolas, bentornato" gli sorrido andandogli in contro e prendendogli il borsone.
"Grazie Grecia" dice con aria stanca.
"Di sopra la aspetta un bel bagno caldo" dico guardando per un attimo verso le scale e poi tornando ai suoi occhi.
"Ah si?" Mi sorride, un sorriso ricco di gratitudine. "Mi ci vuole proprio, grazie" mi supera e mi volto perché devo ancora dirgli qualcosa.
"Per cena vuole qualcosa in particolare?" Domando mangiucchiandomi l'interno della guancia. Sono su di giri, averlo qui dopo una giornata in cui non l'ho proprio visto mi agita da morire.
"Sai fare la pizza?"
"Certo" annuisco decisa, è una delle mie specialità.
"Allora fai due belle pizze che le mangiamo in giardino che ho bisogno d'aria fresca"
"Va bene, a dopo" mi fa un cenno con la testa e sparisce sulla rampa di scale.

Vado in cucina e inizio a prendere gli ingredienti per le pizze. Farina, sale, lievito, pomodori, basilico e mozzarella. Fortunatamente c'è tutto e posso iniziare ad impastare.
Adoro fare le pizze, mi fa ricordare di quando ero piccola e lo facevo con mio padre. Lui mi diceva sempre che fare la pizza è un'arte che si impara da piccoli e per questo voleva che io imparassi. Sospiro a quel ricordo, mi manca il mio papà, appena posso devo andare a trovarlo.
Nel frattempo ho amalgamato per bene l'impasto e lo lascio crescere per un'oretta almeno.
Kostas scende in pantaloncino della Kappa e ciabatte, capelli disordinati e barba incolta.

Ok Grecia, torna alle pizze.

Mi riprendo dal mental breakdawn e vado in giardino ad apparecchiare. Lui mi segue sedendosi sull'altalena a divanetto che c'è sotto il portico.
Dopo un'ora stendo due pizze, le cospargo di pomodoro, mozzarella, olio EVO e basilico. Le inforno e aspetto un quarto d'ora.
Mi affaccio e lo vedo già seduto a tavola, col cellulare in una mano e la testa appoggiata sull'altra. Mi imbambolo a guardarlo, perché mi prende così? Perché non riesco a smettere di fissarlo? E' solo il timer del forno a svegliarmi dalla mia trance e a riportarmi alla realtà. Impiatto le pizze e le porto fuori. Appena mi vede sorride e si sfrega le mani.
"Ah finalmente, ho una fame da lupi" dice quando gli metto la sua, quella più grande, davanti.
"Buon appetito" dico e lui fa lo stesso un attimo prima di addentare una fetta di pizza. La taglia in quattro parti e poi la mangia con le mani, da perfetto napoletano. Niente forchetta e coltello, proprio no. La mangia in cinque minuti e continua a farmi complimenti.
"No davvero, com'è che sei una pizzaiola così brava?" Mi chiede, stupito.
"Il mio papà mi ha insegnato da bambina, le facevamo ogni sabato. Era il nostro momento preferito della settimana"
"Facevate tutto insieme?"
"Sì, tutto. Lui dal lunedì al venerdì lavorava e stavamo insieme solo la sera ma ogni sera si inventava qualcosa da fare insieme. Una volta la torta, una volta i biscotti, un'altra volta il caramello e cose così.. Poi il sabato e la domenica passava tutto il tempo con me e mi portava in giro per la città mentre la sera facevamo la pizza insieme" mentre lo racconto quasi mi commuovo, erano bei tempi e a volte vorrei tanto tornare indietro per riviverli, per essere così spensierata e genuina come una volta.
"Beh è stato un buon maestro, sei brava. Mi piace che sei così legata a lui, quando un giorno avrò dei figli voglio che parlino di me come tu parli di tuo padre, ti brillano gli occhi" inclina leggermente la testa scrutando bene la mia espressione.
"Lo amo da morire e sono sicura che anche lei sarà un buon papà, si vede che ha un buon cuore" dico, sincera. Inarca leggermente le labbra in un sorriso appena accennato e mi risponde.
"Si vede? Tutti dicono che sono freddo e burbero" dice a bassa voce.
"Un po' burbero sì, ma io la vedo così, per me è una brava persona e si vede"
"Grazie, purtroppo pochi lo capiscono, si fermano all'apparenza. Il mio più grande sogno sarebbe diventare papà, vorrei una femminuccia, ma mia moglie non se la sente ancora.." Alza le spalle e sospira, posso quasi vedere un velo di tristezza nei suoi occhi.
"Non tutti hanno gli stessi tempi, magari a lei ne serve un po' di più" dico. Lui annuisce e si avvicina.
"Lo so, resta comunque il mio più grande sogno" ripete, stavolta col sorriso.
Restiamo occhi negli occhi per un'infinità di tempo. Io dal mio lato del tavolino, lui dal suo. Ci bagniamo ognuno nelle pupille dell'altro, ogni tanto faccio un mezzo sorriso imbarazzato ma lui non distoglie lo sguardo, né lo faccio io. Mi sembra di fluttuare su una nuvola di zucchero filato per quanto mi sento leggera guardandolo negli occhi. Mai visto niente di così nero, cupo, buio, irrequieto ma nello stesso tempo lucente e tranquillizzante.
Mi stacco solo quando ormai la situazione è intollerabile, o smetto di guardarlo o gli salto addosso e la seconda opzione purtroppo è impossibile.
Mi alzo e metto i due piatti uno nell'altro, poi prendo anche i bicchieri e mi incammino verso la cucina. Lui mi cammina dietro con la bottiglia di vino rosso quasi finita e il resto delle cose che c'erano a tavola. Appoggia tutto sul marmo della cucina e si mette sul divano. Io faccio la lavastoviglie e sto per andarmene quando è lui a fermarmi.
"E' presto per andare, che ci fai da sola in casa? Resta qui" batte la mano sul divano per indicarmi dove sedere. Mi fermo un attimo e penso sul da farsi. Poi annuisco e mi siedo, c'era poco da pensare effettivamente.
Le luci sono spente e scegliamo un film da vedere su Netflix. Sono seduta sul lato destro del divano e lui è sdraiato con la testa sulle mie gambe. Mentre guardiamo il film nemmeno mi accorgo che le mie mani sono tra i suoi capelli da chissà quanto tempo e che le sue dita scivolano tra i miei. Non riesco a concentrarmi sul film, il suo respiro sulla mia coscia mi infiamma e ho la vista annebbiata.
"Scusa vado un attimo in bagno" gli sposto la testa e lui annuisce guardandomi andare via. Mi sciacquo il viso, cerco di riprendere il mio respiro regolare. Quando mi riprendo torno da lui decisa a salutarlo ed andare via ma il mio corpo fa il contrario, anzi, molto peggio.

Arrivo al divano e lo guardo che fissa la tv, poi si gira verso di me e si alza sui gomiti per ridarmi il mio posto. Io non mi muovo verso di lui, mi porto le mani sulle bretelle del vestito di cotone che ho addosso e le sposto verso l'esterno, facendolo cadere. La sua espressione non cambia, mi osserva, mi guarda centimetro per centimetro. La luce della televisione mi illumina la pelle ancora abbronzata e mi sento sempre più calda. Ho il respiro pesante ma non mi fermo: mi slego il reggiseno e lo lascio cadere sul vestito ai miei piedi. Sto per passare al tanga quando Kostas si alza e si mette in piedi di fronte a me. Mi mette le mani sulle braccia e mi tira a lui, gli arrivo al mento e gli basta abbassare leggermente il viso per lasciarmi un bacio in fronte. Quasi mi sciolgo a quel contatto tanto intimo quanto innocente. Poi allontana le sue labbra dalla mia fronte e mi fissa negli occhi. Deglutisce rumorosamente e lascia che le sue dita scivolino sulle mie braccia nude, preparandosi a dirmi chissà cosa che sono sicura mi farà impazzire..

Mancavi tu || Kostas ManolasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora