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Ancora non riesco a crederci, lo guardo dalla mia finestra mentre monta il gazebo e litiga con le aste di metallo cercando di leggere le istruzioni e non ci credo. E' tornato ieri sera tardi da lavoro, ha giocato e vinto in Champions contro il Liverpool al San Paolo e stamattina alle nove era già in giardino a preparare tutto.
"Vuole una mano?" Chiedo raggiungendolo e prendendogli il libretto delle istruzioni dalle mani.
"Sì per piacere, tu mi detti e io monto i pezzi, ok?" E' serio, fin troppo. Ha preso la questione come se fosse un affare di stato per quanto impegno ci sta mettendo.
"Prenda il piede con la lettera A e lo incastri con la B"
"Mh" annuisce e lo fa, poi mi guarda. "Poi?" Chiede.
"Faccia lo stesso con i piedi C e D" spiego e lui fa come dico. "Okay ora montiamo la tenda superiore facendola entrare attraverso queste fessure" gli mostro l'immagine e annuisce ancora, ci mette qualche minuto ma alla fine il gazebo bianco è pronto per la mia festa.
"Perfetto. Tra poco porteranno dei tavolini con le sedie. Hai detto che siamo una trentina, giusto?" Mi domanda pulendosi le mani sfregandole su una tovaglia e asciugandosi poi il sudore dalla fronte.
"Sì, più o meno" annuisco senza staccargli un attimo gli occhi da dosso.

Dovresti smetterla, stai diventando molesta..
Vorrei ma non ci riesco, lo giuro.
Ti ricordo che è sposato, quindi smettila, ora.

Ah già, Niki. Mi ero quasi dimenticata di quella Venere che ha come moglie. Sbuffo al solo pensiero che esiste e mi rattristo.
"L'ha detto a Niki?" Gli chiedo quando si siede a bordo piscina col cellulare tra le mani.
"Mhmh" fa di sì con la testa senza aggiungere nient'altro.
Okay, non ne vuole parlare si è capito.
"E lei è d'accordo?" Insisto mordendomi quasi subito la lingua. Ma perché non mi sto un po' zitta?

Quando la terrai al suo posto non sarà mai troppo tardi.
So io quale sarebbe il posto perfetto per la mia lingua..
Grecia!
Sì scusa, ok, torno in me.

"Sì, tutto ok" dice solo. Stavolta sono io che annuisco e mi allontano. Torno in villa a preparare il pranzo, oggi insalata di tonno e uova sode.
Inizio a sminuzzare l'insalata e a condire il tonno quando torna anche lui dentro. Lo vedo con la coda dell'occhio che mi cammina intorno, sempre col cellulare in mano.
"Confermo, verranno Lorenzo, Dries e Kalidou con le mogli" mi dice improvvisamente raggiungendomi ai fornelli e sorridendomi.
"Va bene mi fa piacere" sorrido di rimando ma non riesco a non pensare al suo corpo così vicino al mio. Devo trattenermi per non mettergli una mano sul braccio e sentire la sua pelle sotto le mie dita.
L'altra mattina non ho resistito, ero andata in camera sua per vedere se dormiva ancora e quando mi sono avvicinata ho visto che il suo respiro non era tanto regolare e profondo e ho capito che stava per svegliarsi. Dovevo andare via ma il suo viso appoggiato sul cuscino che mi porgeva la guancia ricoperta di barba appena accennata mi ha attratta in trappola. Ho appoggiato un dito, giuro solo uno, sul suo viso e ho chiuso gli occhi godendomi le vibrazioni che ultimamente mi dà solo lui, anche se, mio malgrado, inconsapevolmente.
Ogni tanto ci penso, a noi intendo. Non esiste un noi e mai esisterà ma se non ci fosse stata Niki? Se si lasciassero? Gli piacerei? Perché lui a me piace da impazzire. Ci penso in continuazione, ormai è la mia piccola grande ossessione. La mattina quando mi sveglio il mio primo pensiero è pensare cosa preparargli per renderlo felice, come accontentarlo in tutto. E se me lo chiedesse, cosa che non accadrà mai, lo accontenterei in ogni campo, sempre.

"Allora?" Mi urta col gomito e mi fa tornare sulla terra.
"Cosa?"
"Ma a che pensi che sei così distratta?" Scuote la testa divertito e ripete il quesito. "Il tonno è fresco o in scatola?"
"Fresco, l'ho preso dal pescivendolo qui fuori" dico e lui mi fa segno che va bene.
Smetto di guardarlo e mi concentro su qualsiasi altra cosa che non sia lui.

...

Mancano poche ore alla festa, ho messo un vestitino nero con lo scollo a cuore e i tacchi. Ho sciolto i capelli e ho messo un rossetto viola chiaro, mascara in quantità industriali e un filo di illuminante. Esco dalla mia dependance e Kostas è già seduto in piscina su una poltroncina. E' tutto addobbato a festa, sotto il gazebo c'è una tavola rettangolare con cupcakes e muffin, confetti e dolci. Due palloncini enormi uno a forma di due e uno a forma di quattro ricordano a tutti e soprattutto a me che oggi compio ventiquattro anni.
Ci sono delle lucine aggrovigliate intorno ai lati del gazebo, delle piante e degli alberi in giardino. Più guardo più penso che sono la ragazza più fortunata del mondo, e che non mi manca nulla, se non l'amore di un uomo. Poi alzo lo sguardo e lo vedo di fronte a me. Il cuore inizia a fare i salti mortali e so che devo farlo smettere. Smettila, per piacere.

"Ehm.." Fingo un colpo di tosse e Kostas si gira verso di me, saltando in piedi. Mi guarda qualche secondo senza battere le palpebre, poi fa dei passi verso di me. Le sue mani mi cingono la vita e mi bacia le guance.
"Sei bellissima, auguri" mi sussurra in un orecchio facendomi praticamente sciogliere.
"Grazie" trovo la forza di rispondere nonostante le sue mani grandi siano ancora sul mio corpo e mi sento di morire. Vorrei che non si allontanasse mai, baratterei questa festa con le sue mani su di me per una notte, solo una notte.

"Stanno arrivando tutti, tra poco inizia" dice staccandosi e riportandomi alla realtà.
Annuisco e gli sorrido cercando di mostrare almeno la metà dell'entusiasmo che mostra lui.
Poco dopo iniziano ad arrivare i miei amici, poi i suoi e alle dieci siamo al completo.
Partiamo subito col buffet e scatenandoci con la musica, altrimenti che festa sarebbe?

Mancavi tu || Kostas ManolasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora