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Non sono ancora le otto quando qualcuno bussa alla mia porta. Vado ad aprire e mi trovo l'oggetto dei miei sogni impossibili davanti: Kostas.
Ha i capelli rasati ai lati, più del solito, sarà passato da poco dal barbiere. Gli occhi scuri e irrequieti sono gli stessi di sempre e mi scrutano non appena apro la porta.
"Buongiorno signor Manolas" inclino leggermente la testa di lato, sorpresa di vederlo fuori la mia casa.
"Buongiorno Grecia" abbozza un sorriso che gli muore quasi immediatamente sulle labbra e poi continua il suo discorso. "Per cena mi prepari un'insalata di pomodori freschi? Io sto andando agli allenamenti e Niki tra poco va dal parrucchiere e poi mangerà fuori quindi in casa non c'è nessuno per pranzo" si volta verso la sua villa per un attimo e poi torna a guardarmi. "Tu fai le cose essenziali e poi puoi anche andare, okay?" Dice. Io mi limito ad annuire e lui fa un gesto di consenso con la testa. Penso che stia per andarsene ma non è così.
Allunga il braccio verso di me in modo da sfiorarmi con due dita. Resta sempre con gli occhi nei miei, poi si schiarisce la voce e parla.
"Per il resto tutto bene?" Domanda, alludendo chiaramente alla mia pazzia dell'altra notte. Annuisco ancora, è come se le parole non riuscissero ad uscirmi dalla gola, mi si bloccano nell'esofago e tornano indietro. Ho la salivazione azzerata e le gambe molli. Respiro a fatica anche se nella mia testa mi continuo a ripetere di stare calma e di sembrare il più normale possibile. Ovviamente con scarsi risultati.
"Per me non è cambiato nulla, sei sempre la mia governante preferita" dice e con le dita sale fino alla mia guancia sfiorandomi anche quella. Mi strappa un sorriso, ovvio che lo sono, sono la sua unica governante. Grazie al cazzo.
"E grazie" sorrido e lui sembra tranquillizzarsi.
"Chiarito questo, vado o Lorenzo mi tormenta se faccio tardi. Ciao buona giornata" mi saluta con un gesto della mano e si allontana.
"Ciao a dopo" chiudo la porta e mi siedo sul pavimento appoggiandoci le spalle.

Ogni volta che gli parlo dopo mi sento come svuotata, come se avessi combattuto una guerra, come se cento treni mi avessero messo sotto. Anche se mi dice solo sciocchezze, anche se la nostra conversazione dura pochi secondi, a me fa sempre lo stesso stupido effetto.

Faccio come mi dice e finisco di prepararmi prima di andare in villa. Niki è andata via poco prima che io entrassi, non l'ho incontrata. Da quando è tornata sta molto di più in casa rispetto a prima, questa è la prima volta che esce. Kostas, al contrario, è sempre più spesso fuori per lavoro. Gioca quasi sempre tre volte a settimana, domenica - mercoledì - domenica, e tra allenamenti e trasferte non c'è quasi mai. Domani giocherà di nuovo qui a Napoli contro il Cagliari, c'è il turno infrasettimanale. E' uno responsabile e si impegna molto nel suo lavoro, vuole sempre dare il meglio e se non ci riesce se ne fa una colpa enorme.
Sono da sola in questa enorme villa e ne approfitto per fare le pulizie generali. Metto la musica dalla smart tv in cucina e inizio ad alzare le sedie e a lavare i pavimenti. Ogni tanto rispondo ai messaggi sul cellulare e guardo Instagram giusto per vedere se il Napoli mette qualche storia con lui ma niente, oggi non sono fortunata. Salgo di sopra mentre rispondo su whatsapp lasciando asciugare il pavimento. Sistemo la loro camera e poi faccio i bagni. Faccio due lavatrici e piego e stiro i vestiti che erano già asciutti. Riscendo giù quando è mezzogiorno passato, metto a posto le sedie, chiudo i balconi e me ne vado.
Torno nella mia piccola oasi di pace e prima di prepararmi qualcosa da mangiare vado a farmi una doccia veloce, fa ancora caldo nonostante siamo a settembre inoltrato.
"Ah cazzo, il cellulare" maledico me stessa per la mia distrazione continua ma poi mi convinco a fare prima la doccia e a mangiare qualcosa prima di tornare in villa a prenderlo. Tanto non mi caga nessuno, non m'importa del cellulare. Del mio stomaco che brontola invece, m'importa eccome. Mi asciugo rapidamente con un'asciugamano e poi mi preparo un toast con tonno e pomodori. Mi metto comoda sul divano a guardare la tv mentre mangio e poi faccio anche il bis. Verso le tre mi metto una tuta e vado in villa a riprendere il cellulare. In giardino non c'è ancora l'auto di Niki, non è tornata ancora. Infatti dentro continua ad esserci il buio e il silenzio che avevo lasciato poche ore fa. Vado in cucina ma sul tavolino dove ricordavo di aver lasciato il cellulare non lo trovo. Ah giusto, che stupida! L'ho portato con me in lavanderia di sopra, mi tocca salire al piano superiore. Salgo le scale svogliatamente, non ricordavo di averlo lasciato lì.
Arrivo al secondo piano e subito la porta della camera degli ospiti aperta attira la mia attenzione. Aperta? E chi l'ha aperta che resta sempre chiusa? La luce è accesa e il cuore inizia a battermi più forte. Che sta succedendo? Mi avvicino lentamente, cercando di non fare rumore. Sento delle risatine, delle frasi sussurrate, dei gridolini.
Il cuore sta per uscirmi dal petto, ho paura di scoprire cosa si sta consumando in quella stanza da sempre inutilizzata. Mi avvicino ancora, la lavanderia è proprio di fronte a quella stanza e devo proprio passarci avanti. Trattengo il respiro e mi affaccio un attimo.
Un attimo mi basta per vedere quella scena vomitevole.
Indietreggio, il sangue mi pulsa nelle tempie, lo stomaco mi si rivolta completamente. Gli occhi mi si riempiono di lacrime, il cuore mi si spezza, posso sentire distintamente il rumore che fa quando si sbriciola.
Dimentico il motivo per cui sono qui, abbandono il mio cellulare alla lavanderia e scappo via. Lo verrò a prendere stasera quando preparerò la cena, non è urgente.
Ora devo solo allontanarmi il più possibile da qui e tornare a respirare.

Mancavi tu || Kostas ManolasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora