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Mi reputo una persona fortunata. Nella vita non mi è mai mancato nulla, ho una bella famiglia, un matrimonio all'apparenza sereno, una fantastica figlia e un lavoro che è sempre stato quello che sognavo. Poi però arriva la sera, mi metto a letto e penso, penso, penso. Non sono felice, non più da diverso tempo. Può sembrare che io abbia tutto ma io so, io so bene che mi manca qualcosa. La mia vita è incompleta, la mia felicità è parziale. Mi manca Grecia. Mi manca l'amore che ho provato quando stavo con lei, mi manca il suo sorriso, il suo amore, le nostre giornate. Mi manca lei, i suoi occhi innamorati, i suoi capelli, la sua semplicità, la nostra complicità.
"Io voglio tornare con Grecia"
"Come?" Mia moglie si sposta la mascherina dagli occhi e mi guarda sbigottita.
"Hai sentito bene"
"E noi?"
"Niki lo sai che questa è solo una situazione passeggera, tu non puoi stare qui"
"Se vado via io porto anche lei con me" indica nostra figlia che dorme nella sua culletta e poi torna a guardare me.
"Sei tu che mi hai tradito, i giudici la daranno a me ma se ti trovi una casa qui vicino la faccio stare con te, sei la mamma ed è giusto così"
"Non voglio andarmene" incrocia le braccia, mette un muro.
"Non voglio fare guerre Niki, per piacere"
"Per ora restiamo qui, Tina non ha nemmeno sei mesi e non voglio portarla via dalla sua casa e da suo padre"
"Io la amo e lo sai, non vorrei dividermi da lei ma a questo punto è necessario. Se non ora, tra poco"
"Tra poco? e io? Io poi che faccio?" Alza la voce e si agita ancora, poi continua "Lo sapevo che fare un figlio con te mi avrebbe rovinato la vita" sputa acida, uscendo dal letto. "Io non lo volevo sto figlio, ancora mi chiedo quando cazzo mi hai messa incinta, coglione"
"Calmati mh, ora stai esagerando"
"Non mi calmo, mi porto dentro certe cose da anni. Mi ero liberata di te con la storia di Grecia e nonostante tutte quelle cattiverie che le ho detto su di te, tu sei ancora qui. Ma che cazzo hai nel cervello?" Mi mette una mano sul petto e mi spinge via.
"Che cattiverie?" Inizio ad innervosirmi, ogni parola che aggiunge mi fa ribollire il sangue nelle vene.
"Non te l'ha detto?" Chiede e poi fa un sorriso cattivo scuotendo la testa.
"Cosa?"
"Il giorno che vi incolpai di avermi tradito le dissi che ero stanca di te e del tuo buonismo, della tua lealtà, del tuo carattere. Le dissi che avevo un altro da anni e che tu sei freddo dentro, gelido. Con te non avrei mai voluto figli, le dissi che avevo paura che prendessero da te e.." si gira verso la culla "..non mi sbagliavo. Hai solo i soldi e il cazzo, per il resto sei da buttare. Ho sperato che non fosse tuo, che fosse di chiunque altro ma non tuo, ho anche sperato fosse di quel deficiente di tuo fratello e invece no, è tua, non riesco proprio a liberarmi di te.." termina incrociando le braccia e guardandomi con aria di sfida.

Sento il pavimento venire meno sotto ai miei piedi, la cattiveria che ha negli occhi è indescrivibile a parole e mi ferisce profondamente. La cosa che più mi ferisce però, è che Grecia sapeva e aveva provato ad avvertirmi ma non le avevo creduto prendendomela con lei.

"Mio fratello?"
"Sì e non ti sei mai accorto di nulla. Fa il gradasso ma a letto è poco più che un principiante, ridicolo. Almeno in questo tu sei molto meglio. Non lo immaginavi eh?"
Mi prende anche in giro, mi fa sentire un cretino che non ha mai capito nulla della sua vita.
"Io ti ho sempre trattata bene e ti ho sempre amata, non capisco questo tuo odio verso di me.."
"Sei un coglione che crede a tutte le stronzate che gli raccontano e mi sono rotta del tuo perbenismo. Non ti ho mai sopportato" fa ancora una faccia schifata e cammina su e giù per la stanza, proprio davanti ai miei occhi.
"Devi andartene da questa casa, ora ne ho abbastanza" stringo i pugni e aspetto la sua risposta che non tarda ad arrivare.
"Vattene tu" sibila, socchiudendo gli occhi.
L'agitazione inizia a farsi più pesante, il nervosismo ora è pressante e non riesco più a ragionare. Chiudo gli occhi e cerco di farmi scivolare addosso l'odio che mi ha appena sputato contro. Sono stato sposato con una persona che non mi ha mai amato e mai apprezzato, ed è brutto da ammettere ma è così. Più ci penso più vorrei spaccare tutto e fargliela pagare. Ma stavolta non sbaglierò, non di nuovo. Annuisco alle sue parole ed esco di casa entrando in auto. Faccio qualche respiro profondo per calmarmi, poi metto in moto e vado dall'unica persona che in questo momento voglio vedere.
Busso al suo citofono e dopo un po' mi risponde.
"Posso salire?"
Pausa, sento solo il suo respiro indeciso.
"Solo un minuto"
"Grazie"
All'inizio l'ho sentita titubante ma avrà capito dalla mia voce che non sto bene e mi ha fatto salire. Entro in casa, la porta è aperta, lei è sul divano a guardare la tv.
"Che hai?"
La raggiungo e mi siedo prendendomi la testa tra le mani.
"Mi dispiace per tutto, non ti ho dato retta quando mi avvisasti e ora sta andando tutto a puttane, sono un disastro"
"Che è successo?"
Alzo la testa, la guardo negli occhi. È spaventata e si spaventa ancora di più guardandomi.
"Ti amo Grecia, ti prego perdonami" dico con gli occhi lucidi. "Per piacere torna con me" concludo. Lei mi sfiora la guancia ispida e mi sorride, poi si allontana e torna seria.
"La devi lasciare"
"L'ho già lasciata! Non stiamo insieme"
"Non mi sta bene così, devi divorziare"
"Le carte sono quasi pronte, dammi qualche giorno"
"Certo ma prima di allora non.."
"Shhhh" appoggio la mia testa alla sua e mi calmo un po' sentendo il suo respiro regolare mescolarsi al mio. Lentamente alzo le mani e le porto all'altezza del suo viso dove le appoggio.
"No" dice come se si fosse scottata e salta in piedi chiudendosi dentro al plaid che ha sulle spalle.
Questo è il colpo di grazia, è ancora terrorizzata da me. Mi alzo, siamo l'uno di fronte all'altra.
"Hai detto che mi hai perdonato, che mi hai capito.."
"L'ho fatto"
"Non mi sembra.. tu hai.. paura di me e ce l'avrai sempre" sussurro con gli occhi ormai bagnati. Lei scuote la testa ma onestamente non mi va di stare qui e vederla piangere di nuovo mentre nega una cosa evidente. Volto le spalle e vado verso la porta ma prima che possa uscire, mi ferma. Mi prende il viso con una mano, si alza sulle punte e mi bacia. Le nostre labbra si incontrano dopo mesi di lontananza, si cercano e si incastrano alla perfezione. Poi si stacca senza fiato e, occhi negli occhi, parla.
"Non ho paura di te, è solo che.." si interrompe e abbassa lo sguardo.
"Cosa? Qualsiasi cosa posso fare la farò, te lo giuro"
Annuisce, poi fa un timido sorriso e tira su col naso. Mi guarda e ricomincia a parlare.
"Una volta una persona mi ha detto che se sto con qualcuno e lo tocco, lo bacio, ci faccio l'amore.. ecco per me quel qualcuno diventa il mio uomo, il mio amore. Io il mio amore non voglio condividerlo con nessuno e visto che tu non sei ancora pronto a questo, io non voglio ancora rischiare.."
Mi commuove il fatto che mi citi, che ricordi ogni nostra conversazione, ogni nostra chiacchierata, ogni nostro momento.
"Sono pronto" le stringo le mani e lei stringe le mie.
"Firma quelle carte e lo sarai davvero Kostas, non posso rischiare di soffrire di nuovo come l'ultima volta, mi capisci?" ripete, spingendo la fronte contro la mia. Faccio di sì con la testa e sospiro.
"Vuole portarsi via Tina ma non glielo permetterò, nemmeno la vuole, vuole solo farmi un dispetto" digrigno i denti e lei mi accarezza il viso.
"Non devi permetterlo, tu ami tua figlia molto più di lei"
"Sì e la porterò con me se per te non è un problema"
"No assolutamente, viene prima lei poi tutto il resto" risponde dimostrandomi ancora una volta il suo spessore umano.
"Ti amo e ti prometto che presto saremo una famiglia, e niente ci potrà più separare" le bacio la fronte e lei annuisce commossa.

La saluto e torno a casa. Domani chiamerò gli avvocati per sollecitarli. Voglio che Tina stia con me e che Niki vada via da casa nostra al più presto. E soprattutto voglio che Grecia torni a far parte della mia vita.

Mancavi tu || Kostas ManolasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora