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La guardo da lontano e so che percepisce la mia presenza. Si guarda spesso le spalle, si affaccia fuori dal negozio, guarda nervosamente il cellulare.
Oggi è la quarta volta in una settimana che passo qui per vederla. E' diventata come una droga, non riesco a farne a meno. La guardo da lontano mentre parla coi clienti, sorride al ragazzo del bar di fronte che gli porta i caffè, spiega come vanno le cose a Michele, poi saluta si mette il cappotto ed esce. Viene verso di me e io indietreggio ma la tentazione di parlarle è troppo forte: non scapperò. Vedo la sua auto e la raggiungo appoggiandomi alla portiera del passeggero. Cammina ancora a passo svelto verso di me ma ha la testa calata sul display e non mi ha ancora visto. Ho l'ansia, ho paura che non voglia vedermi, che non voglia parlarmi, che si metta ad urlare e scappi via. Ma sono qui e non me ne andrò. Avrò quello che mi merito e non fuggirò.
Ha ancora la testa chinata e non si è accorta della mia presenza quando è a pochi passi da me. Poi d'un tratto, lo fa. Alza la testa e mi vede. I suoi occhi diventano improvvisamente più grandi, come due biglie nere. Si pietrifica come se l'avesse appena colpita un fulmine e non dice una parola, forse ho sbagliato, l'ho spaventata.
"Non voglio farti nulla" allungo le braccia verso di lei come a fermare le sue paure che sono abbastanza evidenti. "Voglio solo sapere come stai" concludo. La sento deglutire, annuisce e si mette le mani nelle tasche.
"Vado avanti" dice.
Ora sono io che non so che dire, vorrei solo fare qualche passo verso di lei e abbracciarla per cancellare l'ultimo ricordo che ha di me.
"Hai paura di me e non posso darti torto ma ti giuro che non avevo mai.."
"Kostas.." Le trema vistosamente la voce, abbassa lo sguardo e mi fa segno con la mano di smetterla. "Non mi va di parlarne. So che non l'hai mai fatto e mi hai già chiesto scusa. Devi dirmi altro?" Sposta lo sguardo dalla punta dei suoi piedi ai miei occhi.

Sta soffrendo ancora e si vede chiaramente. E io? Cosa sento? Cosa voglio? Perché sono qui stasera?

"Non lo so.." Farfuglio continuando a guardarla. E' bellissima, più di prima. Fernando ha ragione, è ingrassata un po' ma sta benissimo, ogni cosa addosso a lei sta bene, anche qualche chilo in più.
"Posso andare?" Inclina la testa e indica col mento la sua auto alle mie spalle.
"Certo" mi sposto e lei si avvicina sbloccando le sicure con la chiave elettronica. "Grecia io.." Allungo il braccio e prendo il suo prima che entri in auto. E sbaglio. Sbaglio perché vedo il terrore nei suoi occhi, il respiro accelerato, le braccia tremolanti. Tira via il suo braccio dalla mia mano e chiude la portiera.
"Devo andare" dice con un filo di voce.
"Mi dispiace Grecia, dimmi che non hai paura di me, ti prego dimmelo"
"Kostas me ne devo andare, per piacere" scuote la testa con gli occhi che stanno quasi per piangere, le sto facendo ancora del male.
"Possiamo riparlarne? Quando vuoi e dove vuoi, decidi tu"
"Di che dobbiamo parlare?"
"Non voglio che mi odi"
"Non ti odio ma devo andare avanti, lasciatemi stare" conclude poi accelera e va via lasciandomi in mezzo alla strada.

Sparisce dietro una curva che la porterà a casa sua, lontana da me. Mi sento svuotato, lo stomaco sottosopra, la testa in tilt.
Perché l'ho cercata? Continuo a ripetermelo anche quando sono a casa nel mio letto. Mi volto e Niki dorme tranquillamente mentre Tina è nella sua culla.
Penso e ripenso ai suoi occhi terrorizzati quando l'ho toccata, al modo in cui si è liberata della mia presa, al senso di ansia che deve averle procurato il mio tocco. Ha detto che non mi odia e questo mi fa stare più sereno ma non mi tranquillizza del tutto. Vuole che la lasciamo in pace, ha detto. Perché ha parlato al plurale, a chi si riferiva? Mi volto ancora verso mia moglie e collego il tutto.
Grecia lavora in una delle boutique più chic della città, boutique che mia moglie ama. Forse si sono incontrate? Niki le avrà sicuramente detto qualche stronzata.. Ah e poi Fernando. Forse pensa che l'ho mandato io, certo. Pensa che io la faccia seguire o che voglia controllare la sua vita ma non è così. Deve saperlo, devo dirglielo.
Guardo ancora una volta mia moglie che proprio nello stesso momento si sveglia e inizia a sbiascicare qualcosa a bassa voce.
"Shhh, la piccola dorme" sussurro mettendomi su di lei. Lei annuisce guardandomi negli occhi, io la bacio. La bacio e cerco di capire cosa sento, poco dopo le entro dentro con la stessa motivazione, faccio l'amore con lei con la stessa motivazione.
Alla fine ho ancora più domande nella testa, meno risposte e più confusione. Ma ora c'è una cosa che mi tormenta più di tutte le altre, una cosa che solo Niki può chiarirmi. Una situazione che dovevo risolvere prima ma che non ho mai avuto il coraggio di sistemare.
Mi volto verso di lei quando siamo ancora a letto e, finalmente, glielo chiedo.
"Mi hai tradito?"
Non ho paura della risposta, dentro di me la conosco già e aspetto solo che le parole escano dalla sua bocca.
Si volta di scatto verso di me, si tira su agitandosi e dopo un po' mi risponde chiarendomi una volta e per tutte la questione.

Mancavi tu || Kostas ManolasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora